Chiese di Calabria
I dati delle povertà secondo la Caritas di Lamezia
Presentato il rapporto 2016 sui centri di ascolto.
Presentato a Lamezia Terme il rapporto sulla povertà 2016 secondo l’attività dei Centri di ascolto diocesani. Sono quattro le realtà diocesane che nella città calabrese incontrano e affrontano il tema dei “nuovi poveri”: il Centro di ascolto diocesano, la mensa Caritas, il Centro interculturale Insieme, che si occupa di integrazione, inclusione e lavoro, la casa di accoglienza Le Querce di Mamre, che offre ospitalità a persone senza fissa dimora. Nel 2016 si sono rivolte al Centro di ascolto 304 persone, di cui 186 donne: 149 erano persone nuove, che non avevano mai utilizzato prima il servizio, e in tutto 115 erano di cittadinanza italiana. Chi accede cerca soprattutto un lavoro, sussidi per il pagamento delle bollette, avvio di pratiche per prestito della speranza, emporio Caritas, Sia (Sistema di inclusione attiva). Nel 2016 sono stati eseguiti, in questo senso, 316 interventi. La mensa ha invece accolto una media di 73 persone al giorno, per un totale di 26.448 pasti erogati: “Per lo più chi accede si trova in condizioni di povertà estrema”, dice il Rapporto. A essere in crescita non sono gli immigrati ma gli italiani. Così come avviene paradossalmente al Centro interculturale Insieme, dove sono state accolte 1.475 persone – 482 nuove – provenienti da 50 Paesi diversi, fra i quali l’Italia è al terzo posto dopo Marocco e Ucraina. Alla casa di accoglienza le Querce di Mamre, dove in un anno si sono verificati 256 accessi per 38 nazionalità diverse, l’Italia è invece al sesto posto, e non ci sono etnie prevalenti. “Tre dei Paesi che la precedono nel grafico – Iraq, Somalia, Nigeria – sono in guerra”, ha sottolineato padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas diocesana. Padre Di Trapani, nel corso della conferenza, ha fatto riferimento al rogo del 17 ottobre scorso, che vide la distruzione di 5 container al villaggio della Carità, del quale rimangono ancora impuniti i colpevoli: “Vorremmo una città che ponga al centro non la bontà ma la giustizia: è meglio mettersi insieme che annullarsi a vicenda”.