Chiese di Calabria
Mons. Savino sveglia la Calabria
Il presule di Cassano a Castiglione cosentino ha risposto alle domande di uomini e donne della società civile in un incontro organizzato dall'associazione "Più di cento. Tana per la legalità".
Un botta e risposta tra i rappresentanti della società civile cosentina e monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio. È stato questo l’incontro che si è tenuto a Castiglione Cosentino (Cs) e organizzato dall’associazione “Più di cento. Tana per la legalità”. L’incontro è stato aperto proprio dal presidente dell’associazione, Salvatore Magarò, che ha evidenziato come nella Calabria non ci siano solamente brutte notizie, quanto diverse esperienze virtuose, che spesso vengono sottaciute. Per queste – come nel gioco del nascondino – bisogna fare tana per liberarle.
“Dobbiamo riscrivere una nuova grammatica e una nuova sintassi della verità che dobbiamo sempre più impegnarci a realizzare” – ha premesso mons. Savino in riferimento ai valori che rilevano all’interno delle diverse realtà sociali. Dal mondo delle imprese a quello dei mass media, dalla disabilità ai fenomeni mafiosi, diverse le domande poste al vescovo di Cassano. “Una grande cosa manca al Sud, anche nei piccoli paesi, ed è la comunità. Se vivessimo in un contesto in cui la comunità fosse il noi, sarebbe proprio la comunità un cordone di sicurezza rispetto alla legalità” – la certezza di mons. Savino rispondendo alla domanda posta da un giovane imprenditore. Un tema ampio, che il presule ha voluto estendere anche all’intera società. “Il problema è che prevale l’individualismo, manca il noi, la capacità di prendersi cura dell’altro al di là della famiglia, della parentela. Oggi siamo diventati un insieme di gruppi in cui ognuno difende se stesso, eppure dovrebbe essere la comunità la protezione di chi si mette in gioco, specie a livello di impresa”. Il dibattito si sposta sulla situazione nella regione calabrese.
“Per capire la Calabria – le parole di mons. Savino – dobbiamo utilizzare la figura del triangolo isoscele: due lati uguali, che sono la ‘ndrangheta e la massoneria, e la cui base è la politica. Ma come mai la Calabria, la culla della magna Graecia – la domanda del presule – è arrivata alla ‘ndrangheta?”. Mons. Savino ha constato come “la massoneria decide di utilizzare tutti gli interstizi della società” e ha messo in guardia dalla politica che opera “in base al criterio della convenienza e dell’utilitarismo”. “Ricreiamo la comunità, iniziamo a dire a qualche no serio – la ricetta del vescovo cassanese – è la legalità del noi. Diciamo di no alla sudditanza, non andiamo più col cappello in mano a chiedere niente a nessuno”. Mons. Savino ha voluto richiamare il magistero di papa Francesco, in riferimento al “popolo come categoria centrale” e dall’ “inclusione”. Due temi che necessitano di ripartire “dall’emergenza culturale”, che oggi impone di “coltivare l’esercizio dell’intelligenza e del cuore e di studiare di più”. Una cultura – la risposta a una giornalista – che non passa “soltanto nel mezzo dell’informazione, quanto nella capacità di formare la persona”. A partire dai giovani: “pedagogia vincente è stare accanto ai ragazzi”.