Mons. Satriano: “il mondo attende annunci di liberazione e di gioia”

Il messaggio pasquale dell'Arcivescovo di Rossano - Cariati-

“Vi scrivo con il vivo desiderio di esservi accanto con una parola semplice, per augurarvi una Pasqua che sia opportunità di rinascita, personale e comunitaria”. Inizia con queste parole il messaggio per la Pasqua dell’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Giuseppe Satriano, che questa sera celebra con il clero la Messa del Crisma e domani mattina visita la locale casa circondariale. Per il presule calabrese la Pasqua “ritorna con la sua forza e il suo messaggio di speranza. Il Risorto, nella concretezza dei gesti e dei segni posti verso i discepoli (li accompagna spiegando le scritture, spezza il pane, li invita a mangiare), manifesta la sua reale presenza in mezzo a loro. Il Risorto desidera ravvivare una fede che si va spegnendo, mentre il mondo attende annunci di liberazione e di gioia”. “Oggi come ieri – scrive mons. Satriano – anche la nostra fede assume le sembianze di una candela che va spegnendosi. Come i discepoli, anche noi siamo invitati a fare esperienza di Lui, non attraverso gesti stanchi e ripetitivi, ormai privi di profezia, ma mediante sincere e coraggiose aperture alla vita”. “Annientando la morte con la risurrezione, Gesù ci invita a lasciar passare la forza del suo amore, tornando ad innamorarci del quotidiano, degli ideali, delle persone, della vita vera”, spiega il presule sottolineando che la “vita attende di esplodere… nei cuori, per le strade delle nostre città, nei processi sociali troppo invischiati di morte, nei percorsi educativi spesso rassegnati e consegnati alla mediocrità del ‘così fan tutti’; che “desidera esplodere” per “aprire nuovi varchi di speranza, rompendo gli argini delle nostre difese fatte di perbenismo e di ipocrisia; per consegnare frutti maturi e gustosi” e che la “vita esplode… se ci lasciamo afferrare da Cristo, seguendolo per le vie impervie e luminose dell’amore vero, mediante scelte ricche di apertura e donazione. Non possiamo più proclamare parole retoriche e scontate, vuote di trasalimento, povere di stupore, di segni trasfiguranti la realtà. Troppo il dolore causato dall’ignavia di molti, dalle omissioni di tanti, dalle ingiustizie calcolate e volute”. La Pasqua “desidera generare la rivolta della vita su ogni forma di morte e attende noi per attuarla. Sì proprio noi! Noi che ci reputiamo spesso inadeguati a tutto, poveri di ogni mezzo”.