Mons. Oliva: cari fratelli immigrati…

Il messaggio ai migranti del vescovo di Locri: l'invito a costruire insieme un mondo di pace. 

“Caro fratello immigrato, cara sorella immigrata, mi aspetto una reazione spontanea, forse anche infastidita, a questa mia lettera”. E’ l’incipit del messaggio ai migranti di monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri – Gerace, a margine della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.  “Vedo ancora nei tuoi occhi le lacrime di dolore per la perdita di amici, bambini, uomini e donne, annegati nelle fredde acque del Mediterraneo. Ora dopo tante prove, sei al sicuro. In questo luogo di accoglienza. Qui sei arrivato senza sapere come e perché”- scrive il presule. “Forse sognavi una terra più ricca. Ma qui hai trovato volti amici pronti a sorriderti, mani aperte”. Mons. Oliva descrive “l’inutile infondata paura dello straniero”, e constata come “man mano passano i giorni” e “un arcobaleno di colori oggi illumina le nostre piazze. Sono i colori di un mondo multiculturale e multirazziale” Scrivendo agli immigrati, mons. Oliva sottolinea come “anche le istituzioni, che avrebbero dovuto gestire il fenomeno, ammettono che qualcosa non ha funzionato, che l’immigrazione è stata malgestita, al punto che ciò che doveva essere un atto di speranza, s’è trasformato in disperazione”. Infatti, “la paura ha generato chiusure, i gretti egoismi hanno innalzato muri e steccati. Quante barriere di fronte ad una umanità debole e povera, che implorava solo aiuto! Perdonaci, fratello immigrato”. La certezza che il vescovo locrese dà agli immigrati è che “insieme possiamo costruire un mondo di pace. Se ognuno sa rispettare la cultura, il pensiero e la fede dell’altro. Se insieme sappiamo pregare lo stesso Dio. Se insieme sappiamo rendere questo mondo più bello ed accogliente”. “Sogniamo con te per tutti la fine di ogni illegalità ed abuso” – prosegue mons. Oliva. “Insieme possiamo abitare questo nostro tempo come una grande opportunità di crescita e di arricchimento reciproco, di incontro, di culture diverse”. Infine, “chiediamo perdono, fratello e sorella immigrata, per chi ha infranto i tuoi sogni. Noi non abbiamo paura della diversità. Tu non sei diverso: sei nostro fratello!”.