Il Pastore conosce e dà la vita per le pecore
La parola chiave di questa settimana è pastore
La parola chiave di questa quarta domenica di Pasqua è pastore. Nel vangelo Giovanni presenta Gesù come il pastore bello che ha cura delle proprie pecore. Il termine pastore custodisce una radice etimologica che lo lega al campo semantico del nutrimento. Letteralmente il pastore è colui che nutre, alimenta e dà vita al proprio gregge. Le azioni compiute dal pastore sono vitali perché favoriscono il sostentamento. Il pastore dispiega la propria vita per gli altri: ogni suo pensiero, gesto e parola ha come fine la cura dell’altro. È interessante sapere che pastore e padre sono legati etimologicamente proprio da questa radice che rimanda all’idea di crescita e nutrimento. Gesù adoperando l’immagine del pastore consegna immediatamente ai suoi interlocutori l’essenza della sua missione. Al contempo, però, l’immagine è un messaggio chiaro per il suo gregge: Gesù vuole rassicurarci, egli è sempre per noi e di lui possiamo fidarci. Da ciò nasce la nostra vocazione a vivere nella docilità dell’ascolto della sua Parola, certi che nulla mai potrà rivelarsi contro di noi. Gesù agisce a favore di noi uomini e desidera nutrirci della bontà dei frutti della grazia. Questa immagine non parla solo di Gesù e della sua missione, non parla solo al suo gregge, ma parla anche a tutti coloro chiamati a divenire datori di vita: padri, madri, sacerdoti e consacrate. Tutti coloro che vivono la vocazione della custodia e della generatività, il carisma della guida e della promozione, trovano in Cristo buon pastore un modello cui spararsi. Nella pericope evangelica sono due le prerogativa del pastore messe in luce: dare la propria vita e conoscere le proprie pecore. La prima ci parla dello slancio di gratuità che deve caratterizzare il pastore. Se non si è pronti a pensare all’altro senza anteporre il proprio io, non si può essere pastori. Il secondo rimanda alla fatica del relazionarsi. Conoscere l’altro vuol dire investire del tempo per entrare veramente in una relazione autentica. Non basta conoscere il nome del proprio gregge, bisogna impastare la propria vita con quella dell’altro per essere pastori belli. Gesù compromette la propria vita per amore degli uomini. Ecco chi è il pastore: colui che non rimane indifferente al respiro del fratello. Cari amici, la Chiesa oggi prega per le vocazioni alla vita sacerdotale. Chiediamo allo Spirito la grazia di suscitare uomini pronti a cucire relazioni di vita nuova con ogni fratello, preghiamo anche per chi è chiamato alla leadership affinché l’altro sia persona da servire e non di cui servirsi.