Essere cristiani vuol dire amare concretamente
La parola chiave di questa settimana è comandamento
La parola chiave di questa sesta domenica di Pasqua è comandamento. Esso è legato al verbo comandare, che letteralmente significa dare a mano, quindi affidare o trasmettere. La nostra parola, pertanto, più che rievocare una regola o un ordine impartito, rimanda all’idea di un qualcosa consegnato quasi in eredità. Effettivamente, il contesto nel quale viene pronunciato questo discorso di Gesù è appropriato alla nostra interpretazione. Infatti, ci troviamo in quella sezione del vangelo di Giovanni a cui viene dato il nome di “discorsi d’addio”. Gesù è alle porte della sua passione e desidera consegnare ai suoi discepoli gli ultimi preziosi insegnamenti. I tre anni di predicazione vengono quasi condensati in questo lungo discorso pronunciato da Gesù nel corso dell’ultima cena. Il vangelo affida nelle mani del credente l’eredità di Gesù: il comandamento dell’amore. Nell’amore del fratello si cristallizza tutto il Vangelo e si rende riconoscibile e tangibile il nostro battesimo. Si è cristiani quando dalle nostre mani passa concretamente l’amore per ogni uomo. Gesù non ci consegna una serie minuziosa di regole o princìpi teorici, la sua predicazione è essenziale ed è contemplabile nell’amore incondizionato per l’altro. L’amore di Gesù è condivisione dell’amore del Padre, origine di ogni bene. L’amore di Gesù è fondamento della nostra sequela, che identifica il discepolo come colui che ama Cristo. L’amore di Gesù è la forma della nostra relazione con lui, che rende ogni battezzato suo amico. Dalla custodia di quest’amore e dalla sua trasmissione dipende, infine, la nostra gioia. Il comandamento affidatoci, quindi, non solo costituisce il marchio proprio di ogni cristiano, ma è eredità che giunge a noi per le mani di Gesù direttamente da Dio Padre, ed ha come meta ogni uomo raggiunto da noi. L’amore origina una virtuosa staffetta che dalle mani del Padre, attraverso Cristo, con le nostre mani, guidate dallo Spirito, si spinge fino ai confini estremi della terra. Cari amici, fin dal giorno del battesimo è affidato alle nostre mani l’amore di Dio che siamo chiamati a trasmettere agli altri. Proviamo a domandarci: di quanto amore sono intrise le nostre mani? Chi sono i principali destinatari dei nostri gesti d’amore? Riusciamo a coinvolgere anche chi abitualmente non fa parte della nostra vita? Quale forma diamo all’amore che Dio ci ha affidato? Chiediamo allo Spirito di vivere nella creatività dell’amore per trasmettere da mano in mano il comandamento di Gesù.