La fede è afferrare Cristo con le proprie mani
La parola chiave di questa tredicesima domenica del tempo ordinario è toccare.
La parola chiave di questa tredicesima domenica del tempo ordinario è toccare. Letteralmente vuol dire porre la mano su un oggetto per averne la sensazione. Mediante questo gesto si entra in relazione con qualcosa o qualcuno diverso da noi, se ne fa esperienza diretta. Toccare implica compromettersi con l’esterno, uscire da sé per andare incontro ad una realtà diversa dalla propria. È un atto di coraggio, perché postula l’abbandono di una posizione di vantaggio e custodia, e al contempo di fiducia, perché si entra a fare parte di una dimensione ignota, di cui non sempre si conoscono le conseguenze ad esse legate. Si pensi a quanta pregnanza abbia ora questo verbo, in un tempo di pandemia, in cui il contatto con l’esterno è gravido di timore e incertezza. L’uomo è costitutivamente fatto per toccare e sperimentare. È per natura incline alla scoperta di realtà nuove mediante un coinvolgimento diretto. Il vangelo di Marco, che ci offre la liturgia odierna, lega in maniera evidente il gesto del toccare con la fede in Cristo Gesù. Ancora una volta ci viene ricordato che la fede non passa dall’evanescenza di alcuni spiritualismi, che non parlano affatto alla concretezza della nostra vita. Al contrario! La fede è afferrare Cristo con le proprie mani, per farne esperienza con la propria vita. Solo mediante questo tocco la donna emorroissa sarà salvata, così come la figlia del rabbino Giairo. La domanda fondamentale a cui ci spinge il vangelo è: come toccare oggi Cristo nella mia vita? Sappiamo bene che i Sacramenti ci offrono questa tangibilità. Anche il servizio ai fratelli costituisce occasione per toccare con mano Gesù. Eppure Marco ci suggerisce tre elementi attraverso i quali scoprire come toccare ulteriormente Gesù: la strada, il sangue e la mano. La strada indica il dinamismo dell’esistenza che ci porta ad entrare in relazione con il mondo. Il sangue è il principio proprio della vita, ciò che ci rende vivi. La mano si collega alla dimensione del fare e della creatività, rimanda a tutto ciò che è possibile realizzare. Gesù si fa toccare nel contesto delle nostre relazioni, in mezzo ad esse e non lontano da ciò che più ci caratterizza. Ci dà appuntamento in quei punti cruciali della nostra vita, belli o brutti che siano. Infine, Gesù desidera lasciarsi incontrare nel pieno della realizzazione della nostra vita. Quando l’uomo non prende sul serio la propria vita, difficilmente potrà incontrare Gesù in maniera autentica. Cari amici, la fede passa dalla concretezza della nostra vita. Che cosa ne stiamo facendo? L’abbiamo afferrata veramente o stiamo lasciando che lentamente questa nostra vita stia scivolando, perdendo così anche l’occasione di incontrare Gesù? Prendi in mano la tua vita e avrai Gesù sempre accanto a te.