La veglia con Papa Francesco nella spianata del campus misericordiae
La riflessione del papa si è aperta riprendendo le affermazioni di un ragazzo siriano, Rand, che ha partecipato alla GMG e ha chiesto di pregare per il suo paese. "Noi non vogliamo vincere l'odio con più odio,vincere la violenza con più violetta, vincere il terrore con più terrore. La nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, comunione, famiglia"
Cracovia – il momento più atteso della31ma giornata mondiale è arrivato; si aperta la veglia con Papa Francesco nella spianata del campus misericordiae. Almeno un milione di persone stanno partecipando alla preghiera. un milione di giovani che parla la lingua della fraternità e dell’amore. La riflessione del papa si è aperta riprendendo le affermazioni di un ragazzo siriano, Rand, che ha partecipato alla GMG e ha chiesto di pregare per il suo paese. “Siamo qui figli di nazioni che forse stanno discutendo per vari conflitti o che sono in guerra” solo i giovani, speranza della Chiesa, si incontrano senza farsi guerra. Lo testimonia il mare di bandiere di oltre 150 nazioni. “Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio,vincere la violenza con più violetta, vincere il terrore con più terrore. La nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, comunione, famiglia”. Dopo un momento di silenzio il santo Padre ha richiamato l’immagine dei discepoli impauriti prima della Pentecoste: “Il timore si era impadronito di loro. In quel contesto avvenne qualcosa di particolare, qualcosa di grandioso. Venne lo Spirito Santo… Un’avventura che non avrebbero mai sognato”. I discepoli vengono additati ai giovani nella loro paura, nei loro timori, ma anche le tentazioni della paura stessa. “Quando la paura si rintana nella chiusura, va sempre in compagnia della sua sorella gemella, la paralisi”. C’è la paralisi di chi perde il gusto della vita, di chi non ha speranza “c’è anche un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare – ha detto il Papa – che è quella di confonde la felicità con un divano”. rivolgendosi ai giovani presenti ha aggiunto: “non siamo venuti al mondo per vegetare… È triste passare nella vita senza lasciare una impronta”. CI sono tant’è drogheria che ci spogliamo della libertà, ha detto il Papa, facendo riferimento alla seconda testimonianza del giovane passato nella droga Francesco ha chiesto ai presenti di rischiare: “Gesù è il Signore del rischio, del sempre oltre”. Non è il signore del comfort, della sicurezza e della comodità. “Per seguire Gesù bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi e non cambiare il divano da un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mia sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio… Andare per le strade seguendo la “pazzia” del nostro Dio…”. La richiesta è quella di essere “attori” e animatori della società, ad essere protagonisti, nei diversi ambiti nei quali si vive portando la Buona notizia. “Dio si aspetta qualcosa da te, Dio aspetta te” ha chiosato il Papa è riprendendo l’immagine degli scarponcini calzati ha ribadito che questo tempo non ha bisogno di giovani-divano, non c’è posto per le riserve… Accetta solo giocatori titolari”. Protagonisti no nonostante debolezze e peccati, nonostante vite segnate da errori, paure e strade sbagliate… “Gesù ci invita ad avere coraggio, a costruire ponti e non ad innalzare muri”. Mentre scendeva il sole il Papa ha ricordato che la paura è il buio del cuore e che solo “Gesù è la via che ti chiama a lasciare la tua impronta nella storia. Lui che è la vita ti invita a riempire la tua… Lui che è la verità ti invita a lasciare le strade della separazione, della divisione, del non-senso”.