A Cracovia 150 giovasni bosniaci per respirare con il mondo
Sono 150 gli under30 della Bosnia-Erzegovina che si stanno preparando per partecipare alla Giornata mondiale che si terrà in Polonia a fine luglio. Questa sera veglia di preghiera con il cardinale Vinko Puljić e sabato la "Giornata dei giovani" al santuario mariano di Komušina, dove si trova una delle Porte sante della misericordia dell’arcidiocesi di Sarajevo.
A 25 anni da Czestochowa (1991) – la prima Giornata mondiale della gioventù celebrata nell’est Europa dopo la caduta del Muro di Berlino che vide accorrere migliaia di giovani provenienti dai Paesi dell’ex blocco sovietico – ecco Cracovia. Questa volta sarà la prima Gmg nell’est Europa dopo la fine delle guerre balcaniche degli anni ’90 che hanno segnato la dissoluzione della Jugoslavia. Il conflitto più sanguinoso avvenuto nel Vecchio continente dopo la fine del secondo conflitto mondiale. A ricordare le ferite ancora aperte della guerra nei Balcani, il prossimo luglio in Polonia ci saranno anche 150 ragazzi provenienti dalla Bosnia-Erzegovina, col loro carico di sofferenze per un conflitto mai conclusosi completamente.
“Ravvivare la fede”. L’elemento bellico fa parte ormai del patrimonio di fede di questi ragazzi in un Paese ancora segnato da forti contrasti tra le diverse etnie che lo compongono e dove la comunità cattolica risulta minoritaria. In Bosnia-Erzegovina la disoccupazione giovanile sfiora il 60% e, sfiancati da un assetto politico e istituzionale che ne limita le possibilità di scelta, i giovani bosniaci tendono a emigrare. “I nostri ragazzi – racconta monsignor Marko Semren, vescovo ausiliare di Banja Luka e incaricato per la Pastorale giovanile – vivono una situazione difficile in patria. Il problema della fuga all’estero è uno di quelli più sentiti e di cui dibattiamo spesso all’interno della nostra Conferenza episcopale così come quello del rapporto con i giovani appartenenti ad altre religioni”.
“La partecipazione alla Gmg di Cracovia li aiuterà a ravvivare la loro fede e a far sì che, una volta rientrati a casa, possano vivere la loro quotidianità con uno slancio nuovo”.
Mons. Semren accompagnerà il gruppo bosniaco che in Polonia si unirà a quello proveniente dalla Croazia (più di 2mila iscritti) guidato da monsignor Mijo Gorski. I due presuli saranno responsabili delle catechesi in serbocroato, lingua che accomuna i due Paesi. “La loro partecipazione – continua – è una sfida. Quella di condividere la propria fede con gli altri ma anche quella di essere testimoni nel dialogo ecumenico e interreligioso, della convivenza con i giovani appartenenti ad altre etnie e culture. In questo grande mosaico che è l’incontro mondiale con Papa Francesco i giovani di Bosnia-Erzegovina possono essere pietre vive capaci di arricchirlo perché quando si scambia quello che si è con gli altri è un’esperienza sempre buona”.
Cicatrici ancora vive. I giovani bosniaci che parteciperanno alla Gmg di Cracovia non hanno vissuto direttamente la guerra ma ne portano addosso le cicatrici: “che la Gmg possa servire loro per curare le ferite più profonde. È necessario non portare odio, ma accettare l’uomo così com’è in tutta la sua debolezza. La Gmg può avere una valenza importante: insegnare a non odiare, a non portare rancori, a non avere pregiudizi verso gli altri. E questo aiuta tanto la fede. Senza fede non è possibile purificarsi, perdonare e pacificarsi”. “Siete fiori di primavera che vogliono andare avanti e non tornare alla distruzione – era stata l’esortazione di Papa Francesco nel giugno scorso a Sarajevo quando aveva incontrato i giovani del Centro arcidiocesano giovanile Giovanni Paolo II nel corso della sua visita pastorale –; avete una grande vocazione: mai costruire muri, soltanto ponti. E questa è la gioia che trovo in voi!”. I 150 ragazzi che partiranno per Cracovia andranno anche per continuare il mandato affidato loro dal Santo Padre in quell’occasione. Ne è convinto don Šimo Maršic, responsabile del Centro giovanile e che si è occupato anche degli aspetti organizzativi della spedizione bosniaca in Polonia.“Quello affidato da Papa Francesco è un compito importante per i nostri ragazzi. La Gmg potrà rinvigorirlo, infondendo loro speranza ed entusiasmo nuovi”.In Bosnia-Erzegovina “i giovani faticano perché crescono in regioni etnicamente ‘pulite’. Non incontrano coetanei di altre religioni, non ne fanno esperienza e questo complica tutto. I canti, le preghiere, l’entusiasmo che si respirerà a Cracovia infonderà loro uno spirito positivo che potranno far fruttare anche nel nostro Paese, nelle loro parrocchie e nei rapporti con i loro coetanei musulmani e ortodossi”.
Verso Cracovia. Sessanta dei 150 iscritti parteciperanno anche alla settimana nelle diocesi: insieme ai pari età croati verranno accolti nell’arcidiocesi di Katowice. Per il gruppo al completo è prevista una tappa al campo di concentramento di Auschwitz. Continua intanto il cammino di preparazione all’appuntamento polacco. È fissata per sabato 28 maggio la “Giornata dei giovani” in Bosnia-Erzegovina sul tema della Gmg, “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.Sono attese circa 5mila persone da tutto il Paese e guiderà la riflessione l’arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljić, presente sin dalla veglia di preghiera di questa sera. Il luogo prescelto è il santuario mariano di Komušina, nella Bosnia centrale, che è anche sede di una delle Porte sante della misericordia dell’arcidiocesi di Sarajevo. “Un luogo significativo perché durante la guerra i suoi abitanti sono stati cacciati. Ma per quest’occasione – spiega don Maršic – sarà ripopolato da giovani provenienti da tutto il Paese”.