La fede di San Giovanni Theristis
Testimone della Calabria cristiana del medioevo vissuto per lungo tempo a Bivongi
Molte sono le fonti e le leggende sulla vita e le opere di questa singolare figura di santo carismatico, mendicante e taumaturgo. Egli fa parte di quella schiera di monaci scampati tra il secolo X e XI alle invasioni arabe di Sicilia e che si rifugiarono in Calabria, come S. Elia di Enna, S. Luca di Corleone, S. Nilo. Secondo la tradizione Giovanni Theristis nasce a Palermo nel 995. Alcune fonti affermano che fosse figlio di un nobile arconte. Durante un’incursione saracena sulle coste della Calabria, suo padre venne ucciso e la madre, incinta di lui, condotta come schiava a Palermostretto di Messina in una barca senza remi, per poi giungere sino a Stilo. Nel racconto agiografico Giovanni nel viaggio fu avvistato da una galera saracena, ma la barca improvvisamente sarebbe affondata per riemergere miracolosamente fuori dalla vista dei saraceni e approdare a Monasterace. Gli abitanti, vedendolo vestito da moro, lo condussero presso il vescovo Giovanni, che lo interrogò per sapere di dove fosse e cosa cercasse.Il ragazzo rispose che chiedeva il battesimo, ma il vescovo lo sottopose a dure prove prima di conferirglielo. Una volta cresciuto, sentì sempre più forte l’attrazione per la vita dei monaci che vivevano nelle grotte nei dintorni di Stilo, affascinato dall’esempio di due asceti basiliani, Ambrogio e Nicola. Dopo molte insistenze, nonostante la sua giovane età, fu ammesso nella comunità e si distinse per virtù, tanto da essere poi eletto abate. Ritrovato un tesoro appartenuto alla sua famiglia, seguendo la regola di San Basilio lo distribuì ai poveri. Volendo visitare presso Monasterace un cavaliere che aveva provveduto al vitto del monastero, nel mese di giugno, al tempo della mietitura, prese con sé un fiaschetto di vino e una ciambella. Giunto presso due fondi, chiamati Marone e Maturavolo, offrì ai contadini il pane e il vino. Un furioso temporale si abbatté su quei campi, rischiando di distruggere il raccolto, ma la preghiera intensa di Giovanni fece sì che il grano fosse mietuto e raccolto in covoni. Questo e altri episodi testimonianti l’aiuto soccorrevole ai contadini, gli valsero l’appellativo di Therìstis, cioè mietitore. Il padrone dei campi, colpito dall’accaduto, li donò al monastero. Giovanni morì nel 1054 e venne sepolto nel monastero della Madonna del Maestro, detto di San Giovanni Teresti vecchio o del Bosco. Un codice greco manoscritto, molto antico, che si conserva nel Monastero di Grottaferrata, contiene la vita del santo a cui sembrano aver attinto tutte le biografie posteriori. La vita di questo Santo, presa da questo codice fu tradotta dal greco in latino dal un dotto frate stilese, Stefano Bardaro nel 1624; la traduzione in italiano ce la fornisce lo storico Luigi Cunsolo nel 1965. Il 21 marzo 2001 il monastero di San Giovanni situato nel comune di Bivongi fu visitato dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, che vi riportò una reliquia del santo dall’omonima chiesa di Stilo. Nel 2008 il Consiglio comunale di Bivongi, ha concesso l’uso del Monastero per 99 anni alla Chiesa ortodossa rumena in Italia in seguito alla mancata custodia da parte dei Greci. In molti luoghi di culto riservati ad eremiti, asceti, anacoreti sono sempre esistite delle grotte adiacenti per la contemplazione e la preghiera dei religiosi.
Così è anche per il monastero di Bivongi in cui ha trascorso gran parte della sua vita San Giovanni Theristi. La grotta è a circa trecento metri dal monastero in fondo ad una depressione del terreno che si prolunga fino a fondo valle. In tale cavità si distaccava il santo per intense e prolungate preghiere. Nell’annuale ricorrenza liturgica di San Giovanni in tanti vi si recano. Stilo lo ha dichiarato suo patrono e protettore e gli riserva il 23 febbraio di ogni anno una festa solenne.