Cultura
Le due Anime di Bernini esposte in Vaticano
I Musei Vaticani e l’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede hanno realizzato il progetto espositivo congiunto Le Anime del Bernini, in mostra nella Pinacoteca Vaticana fino al 31 gennaio. È uno degli appuntamenti imperdibili del calendario degli eventi di grazia previsti per l’inizio del giubileo. Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, è la curatrice insieme a Helena Pérez Gallardo dell’Università Complutense di Madrid e a S.E. l’Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, Maria Isabel Celaá. La rassegna riguarda due sculture giovanili create da Gian Lorenzo Bernini nel 1619: l’Anima Beata e l’Anima Dannata, di proprietà dell’Opera Pia-Stabilimenti Spagnoli in Italia e custodite nell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. Le sculture furono commissionate a Bernini dal cardinale sivigliano Pedro de Foix Montoya, chierico letterato dell’Arciconfraternita della Santissima Resurrezione di Cristo Redentore, con sede nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. La scelta di mettere in mostra questi preziosi busti in marmo, difficilmente accessibili al pubblico, è stata dettata dalla volontà di esaltare Bernini, il “gran Michelangelo del suo secolo”, come lo definì Paolo V, che ha incarnato in maniera eccelsa lo spirito e il gusto barocchi, di cui intrise la cultura romana e internazionale a partire dai tardi anni venti del seicento. Il genio-architetto di San Pietro, artefice del Baldacchino e della Cattedra recentemente restaurati, seppe rispondere alle esigenze del suo tempo e alle richieste avanzategli dagli otto papi che servì, in particolare Paolo V, Urbano VIII e Alessandro VII Chigi, e da vari committenti privati tra cui Scipione Borghese. Concentrò la sua esperienza creativa specialmente presso la città di Roma, raccogliendo la ricca eredità dell’arte rinascimentale che gli tornò utile, per approfondire la tradizione del disegno e per risolvere i problemi inerenti la rappresentazione delle figure. Studiò con interesse i marmi antichi delle raccolte vaticane, indagò lo stile di diversi autori moderni, come Annibale Carracci e Caravaggio, e guardò con ammirazione alla statuaria greca, in particolare alle opere della tarda antichità ellenistica: Il Laocoonte, il Torso del Belvedere e l’Antinoo del Belvedere. Questi ultimi furono per lui i principali modelli di ispirazione nel periodo giovanile, durante il quale lavorò con successo anche come restauratore. Ed è proprio a questa fase della sua vita che risalgono “le due Anime”, che videro la luce nel pieno fervore religioso e rivoluzionario della Controriforma. In questa temperie culturale a forte intensità emotiva, l’arte barocca rispose presentando agli occhi del pubblico meraviglia e spavento. La mano di Bernini scolpì le due statue in contrapposizione l’una con l’altra, conferendogli dei particolari virtuosismi capaci di esprimere un misto di emozioni, che vanno dal terrore all’angoscia, dal grido allo smarrimento quando ci si trova al cospetto del Signore. Sono le facce della stessa medaglia, due condizioni che descrivono l’uomo. L’Anima Dannata presenta le rughe, i capelli in disordine, gli occhi sbarrati, le sopracciglia alte e la bocca aperta e deformata in un urlo straziante e pieno di tormento, che esce dopo aver preso visione dell’inferno che sta in basso. L’Anima Beata, invece, esemplifica il volto di una donna che guarda verso il cielo, cioè verso il paradiso. Come ebbe a dire il pittore Joshua Reynolds, la scultura “ha tutta la dolcezza e la felicità perfetta, manifeste nella sua espressione, che si possano immaginare”. “Si racconta che lo scultore si ponesse di fronte ad uno specchio lasciandosi bruciare dal fuoco di una candela: l’espressione dell’Anima Dannata è quella sperimentata dallo stesso Bernini”, ha spiegato Gallardo a Vatican News. Le due teste marmoree portano il credente a interrogarsi sulla forza della sua fede in Dio e su temi religiosi come la morte, la salvezza, il giudizio finale, l’inferno e il paradiso, ma anche sull’opposizione tra beatitudine e dannazione, tra perdizione e speranza. In vista del giubileo la loro visione deve indurre il pellegrino a guardare in alto, verso Dio che dona pace, perdono e redenzione, e ad abbandonare qualsiasi proposito che possa portarlo in basso, verso la terra e le brutture dell’orgoglio e del male. La dimensione spirituale e quella umana si fondono e l’arte si fa promotrice dei valori di solidarietà e speranza. Il messaggio che l’artista manda al pubblico è che se non si agisce nel timore di Dio allora si è destinati alla perdizione eterna. Le sculture “raccontano della “profondità filosofica” del Bernini”, ha riferito Isabel Celaá alla presentazione del progetto lo scorso 19 novembre. Nel suo intervento Barbara Jatta ha spiegato che Bernini “è stato il grande regista del Barocco” e che “non c’è dubbio che il Vaticano non sarebbe lo stesso” senza le sue geniali imprese”. Questi reperti racchiudono in sé il senso stesso di questo tempo misericordioso che la Chiesa sta per vivere. Gli introiti che saranno raccolti da questa mostra saranno destinati alle vittime delle inondazioni di Valencia.