Beato Alberione patrono dei media

La missione del religioso è stata quella di portare a chiunque Cristo facendolo conoscere come Via, Verità e Vita

La Chiesa cattolica celebra il 26 novembre la memoria liturgica del Beato Giacomo Alberione, l’“apostolo dei mass media” che ha fatto uso delle moderne tecnologie dell’informazione per diffondere la Parola di Dio. Per tutta la vita ha creduto fortemente nel valore della comunicazione sociale a servizio della pastorale, tanto da essere definito ”Patrono di Internet e delle Comunicazioni” insieme a San Luigi Gonzaga, a San Francesco d’Assisi e al Beato Carlo Acutis (che diventerà santo nel 2025). Giacomo nasce il 4 aprile 1884 a San Lorenzo di Fossano in provincia di Cuneo da una famiglia di contadini, tanto laboriosi quanto profondamente cattolici. Quarto di sei figli, sin da piccolo esprime la sua volontà di voler intraprendere la carriera sacerdotale. Entra nel seminario di Bra ma, dopo quattro anni, abbandona gli studi per una crisi personale. Nell’autunno del 1900 torna ad essere seminarista ed entra nel Collegio di Alba, dove incontra colui che sarà per lui padre, guida, amico e consigliere: il canonico e venerabile Francesco Chiesa. A sedici anni, mentre prega davanti all’eucarestia nella Cattedrale di Alba, vive un’intensa esperienza spirituale. “Una particolare luce proveniente dall’ostia” – come riferisce lo stesso Giacomo – gli spalanca gli occhi e gli fa intravedere quella che sarà la sua missione: “diffondere nel mondo la Parola di Dio che è “Via, Verità e Vita” mediante gli strumenti comunicativi che la società mette a disposizione, come frutto del progresso scientifico”. L’allora seminarista si sente “profondamente obbligato a far qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo”, “obbligato a servire la Chiesa” con i mezzi creati dall’uomo moderno (giornali, libri, radio, televisione e cinema). Coglie nella comunicazione sociale una forza generatrice, capace di convertire i cuori e di migliorare le relazioni, se proposta nella maniera giusta. Prosegue i suoi studi filosofici e teologici, venendo ordinato presbitero il 29 giugno 1907. Alla sua attività pastorale e spirituale presso la parrocchia di San Bernardo a Narzole (Cuneo) e, in seguito, presso il Seminario di Alba, alterna un instancabile studio sui bisogni della società del tempo, cercando di capire in che direzione stia andando l’umanità. Chiamato dal Signore a predicare il Vangelo con mezzi e strutture nuove, Don Alberione intraprende le prime significative esperienze che incrementano, un po’ per volta, la sua missione: apre la piccola tipografia ad Alba, pubblica la rivista “Vita Pastorale”, lancia il “Giornalino per i ragazzi” e divulga il foglio “La domenica” nelle chiese. Una data molto importante è il 20 agosto 1914 quando ad Alba fonda la “Società San Paolo”, in seguito rinominata “Famiglia Paolina”, una bellissima testimonianza di fede che trae origine dall’adorazione eucaristica. Nel Luglio del 1923 Don Giacomo si ammala e i consulti medici danno responsi tutt’altro che incoraggianti. Riesce tuttavia a guarire per mezzo dell’intercessione – secondo lui – di Paolo di Tarso, il santo a cui resterà legato per tutta la vita. L’apostolo delle genti è il primo che porta il messaggio di Gesù in tutto il mondo, ricorrendo alla scrittura delle lettere. Seguire il suo esempio convince Don Giacomo a dedicargli le due nuove case editrici: le Paoline e la San Paolo. Il sacerdote intuisce anche il valore che i periodici possono avere nel processo di cristianizzazione. Nel 1931 vede la luce il settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” ad alta tiratura nazionale e, a seguire, nascono le riviste “La Madre di Dio” (1933) e “Pastor bonus” (1937). Negli anni del secondo conflitto mondiale, approfondendo la sua esperienza contemplativa, elabora alcuni scritti tra cui “Via humanitatis” (1947), incentrato sulla bellezza di Maria che illumina il cammino dell’uomo, e un’incompiuta enciclopedia di Gesù (1959). Nel 1945, finita la guerra, riprende i suoi viaggi per il mondo, spendendosi per far crescere sempre di più la Famiglia Paolina con nuove vocazioni, edizioni e fondazioni. Oggi conta ben dieci istituzioni presenti in ogni continente: cinque congregazioni cattoliche (la Società San Paolo, le Figlie di San Paolo (1915), le Pie discepole del Divin Maestro per l’apostolato eucaristico, sacerdotale e liturgico (1924), le Suore di Gesù Buon Pastore (1938), le Suore della Regina degli Apostoli per le vocazioni (1959)), quattro istituzioni (le Annunziatine, i Gabriellini, Gesù Sacerdote, la Santa Famiglia) e un’associazione di Cooperatori. Il Maestro fondatore è consapevole che il messaggio evangelico dev’essere diffuso, non solo con il sostegno dei fratelli ma anche delle sorelle. La donna svolge, secondo lui, un ruolo decisivo nel “fare il bene” a gloria di Dio. Negli anni tra il 1962 e il 1965 il Primo Maestro partecipa attivamente alle sessioni del Concilio Vaticano II, ed esulta per l’emanazione del Decreto conciliare “Inter Mirifica” sui mezzi di comunicazione sociale per l’evangelizzazione. Paolo VI, nell’udienza concessa a Don Giacomo il 28 giugno 1969, lo descrive come: “umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, il nostro Don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi“. A distanza di 25 anni dalla sua morte, avvenuta il 26 novembre 1971, Giovanni Paolo II firma il 25 giugno 1996 il decreto con cui riconosce a Don Alberione le virtù eroiche, proclamandolo venerabile. Lo stesso pontefice lo proclamerà beato il 27 aprile 2003. Don Domenico Soliman, attuale Superiore generale della Società San Paolo, in occasione della memoria liturgica del Beato Alberione di quest’anno, ha rilasciato un video messaggio nel quale ha sottolineato che la vita e l’operato del suo fondatore “sono segni di speranza per questa nostra umanità, ancora oggi divisa, fragile e spesso confusa. La Speranza è veramente necessaria, Speranza che è Cristo che mai delude. La Chiesa stessa desidera testimoniarla con forza durante l’anno giubilare del 2025. Infatti ci ricorda proprio Papa Francesco: “Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la Speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé”. Dove trovare questa speranza? La Parola di Dio è sicuramente il luogo dove tutti incontriamo il Signore”.