In Nepal tra i poveri colpiti dal terremoto

Il cosentino Marco Cavalcante coordina gli aiuti nel Paese del WFP. Le difficoltà e le emergenze che affronta una delle nazioni più povere del mondo sotto le macerie del sisma.

Oltre otto mila le vittime del terremoto che ha colpito qualche settimana fa il Nepal. Un Paese non solo devastato dalle macerie del sisma, ma anche da sempre dalla povertà. “Già prima del terremoto circa 5 milioni di persone risultavano sottonutrite e il 41 per cento dei bambini registrava un deficit nello sviluppo fisico. Qui una persona su quattro vive al di sotto della soglia di povertà nazionale, che è già molto bassa, appena 50 centesimi di dollari al giorno”. A parlare è il cosentino Marco Cavalcante, vice direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite in Nepal nella capitale di Kathmandu dal febbraio del 2012. È qui che vive con la moglie e le due figlie di 3 e 4 anni. È qui che coordina le operazioni del Programma Alimentare. “Prima del terremoto, eravamo presenti in Nepal con interventi nel settore della nutrizione, alimentazione scolastica, safety nets, in supporto alle strategie di sviluppo del Governo Nepalese”.

Come ha reagito e sta reagendo la popolazione al sisma?

La popolazione ha reagito con un grande spirito di collaborazione e di sopportazione nonostante l’enormità delle distruzioni. Molti hanno perso tutto e vivono da giorni in ripari di fortuna. Alcune aree sono di difficile accesso e il rischio frane, in conseguenza degli assestamenti post terremoto, rappresenta un’incognita anche nel nostro lavoro di operatori umanitari. Ma serve fare presto. Tra qualche settimana comincerà la stagione dei monsoni e le condizioni di vita della popolazione, se possibile, potrebbero  peggiorare ulteriormente.

Cosa significa per un Paese come il Nepal affrontare un’emergenza di questo tipo?

Il Nepal è una delle nazioni più povere al mondo. Ancor prima del sisma, quindi, molte famiglie avevano difficoltà ad alimentarsi. Noi del WFP siamo presenti nel Paese dagli anni Sessanta e uno dei nostri programmi, preesistenti al terremoto, era proprio garantire a mezzo milione di persone tra le più vulnerabili, bambini al di sotto dei 5 anni e donne incinte o in allattamento, il cibo necessario, oltre a garantire un pasto a scuola a 180.000 bambini in 2.115 scuole elementari. Questo quadro si complica enormemente con le distruzioni del 25 aprile.

Qual è la situazione attuale?

Sono in arrivo i monsoni. Il raccolto appena fatto, è andato in gran parte perso, e la semina, per molti contadini, è gravemente compromessa. Va ricordato che circa il 70 per cento della popolazione vive di agricoltura, settore che rappresenta circa un terzo dell’economia del paese. Molte tra le zone più colpite dal terremoto sono montagnose, dove i prezzi del cibo sono mediamente il doppio che in altre zone. Tutto questo ci dice che la fame, ora e forse più ancora nei prossimi mesi, rischia di rappresentare una vera e propria emergenza per molte famiglie.

Di cosa ha bisogno attualmente la popolazione?

Ha bisogno di tutto ma soprattutto di cibo, ripari, purificatori per l’acqua, vaccini e, in generale assistenza sanitaria. Noi del Programma Alimentare Mondiale contiamo di fornire assistenza alimentare a circa 1,4 milioni di persone nei prossimi tre mesi e continuiamo ad essere impegnati nel garantire a tutta la comunità umanitaria in Nepal i servizi di logistica e di telecomunicazioni.

Quali sono le difficoltà maggiori che si trova ad affrontare il WFP nel rispondere a questa emergenza?

Anche se la situazione migliora di giorno in giorno, la logistica è stata e rimane una delle sfide maggiori. Noi del Programma Alimentare Mondiale coordiniamo, per conto di tutta la comunità umanitaria, i servizi di logistica e di telecomunicazioni. Gestiamo una flotta di camion e degli elicotteri che fanno la spola per raggiungere le zone più impervie del paese dove, persino l’atterraggio, è una sfida soprattutto a causa delle piogge e della scarsa visibilità. Abbiamo un servizio vitale di trasporto aereo del personale umanitario. Il nostro Centro di raccolta umanitaria – un grande spazio accanto all’aeroporto di Katmandu dove ci sono beni per la risposta alle emergenze e grandi aree di stoccaggio e smistamento delle merci, inaugurato appena un mese fa – è risultato di vitale importanza. Il WFP sta concentrando i suoi sforzi di assistenza alimentare proprio nelle zone più isolate e di difficile accesso, e questa è una sfida nella sfida. Ma la stiamo affrontando portando biscotti ad alto contenuto energetico, riso e altri alimenti.

Come possiamo aiutare la popolazione locale?

In Italia è attiva una campagna di raccolta fondi congiunta con l’UNICEF tramite SMS al 45596, sino al 10 maggio. Altrimenti si può donare online al link it.wfp.orgNepal. I bisogni sono immensi e richiedono un grande impegno finanziario per un’agenzia come la nostra che vive esclusivamente di contributi volontari di governi, aziende e privati cittadini. Il WFP ha bisogno di oltre 150 milioni per i suoi interventi in Nepal che riguardano, essenzialmente cibo, logistica, telecomunicazioni e la gestione del Servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite.