Migranti. L’accoglienza richiede tanta creatività. Mai slegata dalla realtà

Il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, non ha certo timore di andare controcorrente. Nell'incontro dei direttori per la pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali d'Europa, promosso dal Ccee a Vilnius, fa risuonare le parole di Papa Francesco: "Una Chiesa senza confini, madre di tutti, diffonde nel mondo la cultura dell'accoglienza e della solidarietà"

“Credo che la parola che meglio inquadra la missione della Chiesa in tanti suoi ambiti d’azione, e specialmente nella sua missione evangelizzatrice e pastorale con i migranti, sia il termine accoglienza”. Il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, non ha certo timore di andare controcorrente. In un’Europa che si sente sotto assedio per i crescenti flussi migratori, il porporato rilancia l’impegno ad aprire le porte – e i cuori – a chi fugge dalla miseria, dalla guerra, da Paesi in cui sembrano essere negati i diritti fondamentali. Non solo: pone in relazione la mano tesa ai rifugiati e la fede cristiana: una “Chiesa senza confini, madre di tutti – dice, facendo proprie le parole di Papa Bergoglio – diffonde nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà”. 

Problema molto sentito. Il card. Bozanic ha aperto in mattinata l’incontro dei direttori per la pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali d’Europa, promosso dal Ccee a Vilnius (30 giugno – 2 luglio). Nella capitale della Lituania sono arrivati una quarantina di delegati di 21 conferenze episcopali, rappresentanti della Santa Sede (Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e itineranti) e di ong cristiane che operano in questo ambito. Fra i temi in agenda figurano la verifica della “emergenza migrazioni” nel vecchio continente, una valutazione di carattere pastorale e caritativo, il confronto tra esperienze e visioni diverse a seconda dei Paesi in cui si vive. Non è un mistero che laddove i flussi in arrivo sono più marcati, l’opinione pubblica e anche i credenti sono molto più reattivi. Mentre non mancano i Paesi che vogliono semplicemente chiudere le frontiere, lasciando il “problema” alle nazioni più esposte, come quelle che si affacciano sul Mediterraneo e quelle alle frontiere orientali. 

“Accogliere è creare un rapporto”. In questo quadro Bozanic, che ha introdotto i lavori in qualità di presidente della sezione “migrazioni” della commissione Ccee “Caritas in Veritate”, va diretto al messaggio evangelico. E afferma: se è vero che “ciò che facciamo all’altro lo facciamo anche a Gesù stesso, allora accogliere un rifugiato o un migrante, come accogliere un pellegrino, vuol dire ricevere” il Signore “e quindi accogliere il dono della sua salvezza”. “Accogliere – prosegue il cardinale – implica riconoscere che esiste un rapporto umano: accoglie chi vuol bene all’altro, chi riconosce già nell’altro un valore”. “Solo chi non smarrisce il valore infinito della persona che ha dinanzi è capace di accoglienza”. Segue una sottolineatura sulla dimensione “concreta” dell’accoglienza: “la dignità” della persona “non è un valore astratto, assume sempre il volto di una persona concreta, in carne e ossa”. Per il porporato, “in un mondo in cui l’individualismo tende a chiudere ognuno nel proprio bunker”, l’accoglienza è doverosa perché non si accolgono “problemi” ma “un essere umano che porta con sé un valore e una dignità inalienabili”. 

Integrazione, stabilità. Se l’accoglienza diviene un incontro “che genera un nuovo rapporto”, emerge la necessità dell’educazione all’accoglienza, a livello sociale e così pure nella comunità cristiana, “perché accoglienza vuole dire anche integrazione”, la quale “esprime il desiderio di conferire stabilità a chi arriva”. Bozanic aggiunge: “La sfida dell’accoglienza non è rivolta soltanto a chi arriva da straniero nei nostri Paesi, ma riguarda tutti coloro che sono chiamati ad accogliere” e che con “pazienza e amore devono essere compresi e abbracciati per essere spinti ad aprirsi a chi arriva”. 

I compiti della politica. L’arcivescovo croato non trascura il fatto che “l’accoglienza sarà sempre sorgente di tante nuove sfide” e perciò “esigerà tanta creatività che non potrà mai essere slegata dalla realtà e dal contesto in cui si opera con saggezza”. Da qui l’analisi arriva all’attualità, all’Europa di oggi dove approdano migliaia e migliaia di rifugiati a causa delle guerre e della povertà diffuse in Medio Oriente, in Ucraina e, ha ricordato Bozanic, in “tanti Paesi africani”. Dinanzi a questa realtà, “vediamo un’Europa molto spesso confusa, che sembra priva di una vera cultura di accoglienza così come di una vera solidarietà tra i diversi Paesi che la compongono”. In tale contesto “la Chiesa sente ancora più urgente la chiamata ad annunciare il Vangelo”, a partire dalla testimonianza fornita da chi opera nel campo dell’accoglienza. “Non possiamo però smettere – ha aggiunto l’arcivescovo di Zagabria – di ricordare ai nostri responsabili e governanti che spetta alla politica trovare soluzioni che facilitino l’accoglienza con responsabilità delle persone, così come spetta alla politica europea di impegnarsi ad aiutare senza egoismi e ipocrisie a risolvere situazioni di guerra e povertà che sono alle nostre porte”.