Attualità
Il pc? Un sessantenne di successo, ma il futuro è “mobile”
Le vendite dei personal computer nel secondo trimestre sono più basse del 9,5 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Gli smartphone stanno monopolizzando la vita della popolazione mondiale: dalle ricerche su Google alla fruizione di contenuti televisivi. I tablet e i telefonini sono sempre accesi anche dentro casa. Sul vecchio pc, però, si continua a scrivere.
Il pc (personal computer) è morto. I dati di mercato sono inequivocabili e i grandi motori di ricerca, a cominciare da Google, hanno riscritto una buona parte degli algoritmi per privilegiare nei risultati delle ricerche i siti “mobile-friendly” a scapito di quelli del web più tradizionale. Nato nella seconda metà del secolo scorso, dopo poco più di 60 anni, il personal computer sembra avviato a un mesto declino. Ha insegnato le dinamiche della nuova vita digitale ad almeno quattro generazioni del dopoguerra e ha invaso ogni ufficio sulla terra, dalle reception dei camping più sperduti ai think tank delle multinazionali finanziarie più potenti. Adesso, però, le curve di vendita e di distribuzione del prodotto sono tutte con il segno meno. Lo segnala la Gartner con una ricerca pubblicata la scorsa settimana: le vendite del secondo trimestre sono più basse del 9,5 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Secondo gli analisti della Idc (International Data Corporation) nel secondo trimestre sono stati venduti poco più di 66 milioni di pc (in tutto il mondo!). Per fare un confronto, basti pensare che la Apple, nello stesso periodo ha venduto 61 milioni di iPhone. Per quanto famoso e diffuso in tutto il mondo, lo smartphone della Apple non è l’unico del mercato e il dato di vendita deve essere quindi sommato con quelli della Samsung (leader del mercato internazionale), Lenovo, eccetera. I ricercatori di Gartner e gli analisti di Idc hanno elaborato dichiarazioni tranquillizzanti. Tutto previsto, dicono ad una voce. Il dollaro forte sulle valute europee e asiatiche, l’attesa per il lancio del nuovo sistema operativo Windows 10, le scorte di magazzino che, almeno in Europa, sono in attesa di essere vendute, i dati “eccessivi” dello scorso anno che hanno coinciso con la fine dell’installazione del sistema operativo XP della Windows, eccetera. Sono queste tutte le motivazioni che gli esperti del mercato della tecnologia di consumo si affannano a mettere in fila per giustificare il declino della vendita dei pc. Solo la Apple, unica nel mondo, ha fatto registrare un piccolo aumento dei flussi di vendita grazie alla produzione di nuovi modelli, in contro corrente rispetto ai computer “windows based”. Se si mettono da parte i numeri, però, basterebbe il dato sociologico dell’esperienza quotidiana. Le ricerche su Google si effettuano quasi esclusivamente sugli smartphone. I tablet e i telefonini sono continuamente accesi ormai anche dentro casa. Le nuove forme di intrattenimento televisivo (i sistemi come Netflix o Sky Go) si consumano oggi sui nuovi device mobili ma non sono mai decollati invece sul più ingessato pc. Gli stessi computer tendono a trasformarsi e, in alcuni casi, sono diventati prodotti ibridi, metà portatile e metà tablet. Anche il giornalismo, alla fine del secolo scorso è stato rivoluzionato dall’introduzione dei pc in redazione. Difficile immaginare oggi un giornalista senza la tastiera e il mouse di un computer. Adesso però, perfino in questo settore, con la crescita del cosiddetto “citizen journalism”, gli apparecchi “mobile” cominciano a conquistare spazi crescenti. “Perché altrimenti, per esempio, Google avrebbe capovolto il funzionamento del proprio motore di ricerca per dare priorità ai siti mobile-friendly?”, si è chiesto un giornalista di “Wired”, Davey Alba, in un articolo della scorsa settimana. “Con i dispositivi mobili – ha scritto Alba -, la domanda è: che cosa possiamo farci? Con i pc la domanda è: sono ancora buoni per farci qualcosa?”. Un lettore della rivista, però, ha subito replicato: “Seriamente. I dispositivi mobili sono ottimi per consumare contenuti, ma un’altra cosa è cercare di costruire contenuti con i dispositivi mobili… quanto vuoi scommettere che l’articolo di Davey Alba è stato scritto su un pc?”. Ha ragione: è un po’ presto per parlare di scomparsa dei pc, ma le linee di tendenza sono inequivocabili. La domanda quindi è: con la velocità rampante dell’industria tecnologica, quanto tempo ci metteranno per seppellire definitivamente i personal computer?