Attualità
Coldiretti alza la voce: “se il cibo non è una merce qualsiasi”
Annunciati due appuntamenti: il 15 settembre all'Expo con la presenza di migliaia di agricoltori per combattere le falsificazioni e il 29 settembre, data entro la quale il Governo si esprimerà sulla decisione europea di dare via libera ai prodotti caseari realizzati con le polveri. Il presidente Roberto Moncalvo riconosce gli sforzi del governo per soccorrere il settore zootecnico in crisi profonda.
Gli agricoltori italiani, guidati dalla Coldiretti, storica associazione che da decenni rappresenta le istanze di un milione e mezzo di coltivatori e allevatori italiani, si stanno preparando a fare “barricate”, per la difesa non solo del “made in Italy” ma di tutta la filiera nazionale. Già hanno mostrato la loro determinazione con due presenze pubbliche clamorose: la prima è stata nei giorni scorsi al passo del Brennero, dove decine di agricoltori guidati dal presidente Roberto Moncalvo hanno presidiato la frontiera e controllato i tir provenienti dal nord Europa, per smascherare gli arrivi di prodotti e alimenti pre-trattati dall’estero, destinati a divenire quel falso “Made in Italy” che tanto sta nuocendo all’agricoltura nazionale. Il secondo evento pubblico altrettanto clamoroso è stato la partecipazione anche di agricoltori italiani alla protesta di Bruxelles, con centinaia di trattori che hanno plasticamente mostrato lo scontento della categoria nei confronti delle autorità comunitarie e dei loro provvedimenti, che penalizzano le produzioni di qualità, a partire dal latte e suoi derivati. Ma cosa sta succedendo all’agricoltura italiana? È presto detto: dall’inizio della crisi sono state chiuse in Italia oltre 172mila stalle e fattorie, ad un ritmo di oltre 60 al giorno. Una “moria” di proporzioni colossali, col risultato che le aziende sopravvissute sono oggi 750mila. A questi ritmi – dicono in Coldiretti – in 33 anni l’agricoltura italiana, specie quella fatta di imprese medio-piccole, è destinata a sparire. In migliaia il 15 settembre a Expo. Tra i passi che Coldiretti ha promosso per fronteggiare questa crisi gravissima c’è l’appuntamento del 15 settembre prossimo all’Expo di Milano. Per quella giornata, Coldiretti ha mobilitato decine di migliaia di agricoltori – come ha dichiarato il presidente Moncalvo – “per fare conoscere al mondo il meglio dell’agroalimentare italiano e combattere i falsi, nell’ambito della giornata nazionale dell’agricoltura promossa dalla Coldiretti”. Sarà un appuntamento di grande evidenza mediatica, visto anche il successo crescente che Expo sta raccogliendo a livello internazionale come numero di visitatori dai cinque continenti. Ma a Coldiretti questo non basta. Un secondo grosso appuntamento è in programma il 29 settembre. Questa volta si tratta di una attenzione “politica”, in quanto entro quel giorno il nostro Paese dovrà rispondere alla richiesta della Commissione europea di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. In sostanza, l’Europa chiede ai nostri legislatori di porre fine al divieto di produrre “formaggi senza latte” cioè ottenuti con la polvere. “Gli industriali che premono in Europa per fare il formaggio senza latte sono peraltro – denuncia Coldiretti – gli stessi che sottopagano il latte italiano e fanno chiudere le stalle”. Tra pressioni di multinazionali potentissime, strangolamento dei piccoli allevatori e produttori con prezzi sempre più bassi e non remunerativi, ecco spiegato il perché della crisi epocale che sta attanagliando il settore. Il cibo non è una “merce qualsiasi”. Nel colloquio col Sir, il presidente Moncalvo ha voluto usare toni distensivi verso le autorità comunitarie. “I 500 milioni di risorse aggiuntive stanziate dal consiglio dei ministri agricoli – ha detto – rappresentano una misura non sufficiente ma comunque significativa per arginare, nel breve periodo, la crisi delle imprese soprattutto zootecniche. A nostro avviso serve comunque una azione strutturale di revisione dei rapporti di filiera, perché i produttori riescano a ricavare un reddito almeno sufficiente a coprire i costi di produzione”. Moncalvo nota come si tratti di “dinamiche da correggere con meccanismi di trasparenza, quali le etichette di origine, e rapporti commerciali che redistribuiscano più equamente il valore aggiunto tra i diversi soggetti, dal produttore fino al consumatore finale”. La riflessione di fondo che il presidente di Coldiretti propone riguarda la consapevolezza che “il cibo non è una merce qualsiasi. È un bene comune e dobbiamo poter valutare tanti fattori: il modo in cui è stato coltivato e prodotto, il rispetto delle persone e dell’ambiente che vi hanno concorso, la sicurezza dei consumatori, rifiutando i cibi diffusi a costi bassissimi”. I “diktat” dell’Unione europea. Per Moncalvo questo “ragionamento dovrebbe riguardare anche i Paesi poveri dove gli stessi agricoltori sono spesso vittime di sfruttamento da parte delle grandi aziende internazionali”. La Coldiretti invita quindi a prestare attenzione alle condizioni e ai “diktat” odierni dell’Unione europea che vincolano il settore. E cita il latte in polvere nei formaggi, le mozzarelle “senza latte”, il “similgrana”, il “vino allo zucchero”, i vini in polvere, le microetichette dell’olio senza possibilità di conoscere i paesi d’origine, la “carne annacquata”, il “cioccolato senza cacao”, i prosciutti “finto italiani” (2 su 3 di quelli venduti). “Sono tutti fattori che danneggiano i produttori di qualità e che hanno un forte impatto economico”, dice Moncalvo, “e contiamo sulla sensibilità del nostro governo per sostenere queste nostre rivendicazioni”.