Attualità
Contro le bufale sugli immigrati la difesa della rete
È il cosiddetto "fact checking", pratica scontata nel giornalismo americano, un po’ meno dalle nostri parti. Semplicemente, si verifica se la notizia è vera. E si mettono in circolazione on line dei post mirati che fanno girare informazione costruttiva. I casi esemplari di "Io accolgo" a Biella e del blog collettivo di giornalisti "Valigia blu".
Alzi la mano chi non si è trovato senza più parole di fronte ai beceri slogan contro l’immigrazione urlati in ogni dove, dalle piazze televisive e mediatiche a quelle di città e paesi, sulla metropolitana, in coda alla posta. I luoghi comuni e i pregiudizi contro profughi e migranti sono diventati oramai lo sport colloquiale preferito dagli italiani, soprattutto sui social network, Facebook in primis: la piazza forse peggiore, dove tutti diventano commentatori implacabili e cercano di imporre all’altro, a volte senza nessun rispetto e sfiorando l’istigazione all’odio razziale, il proprio punto di vista, quasi sempre non documentato. “Gli immigrati ci rubano il lavoro”; “C’è una invasione”; “Prendono 40 euro al giorno”; “Con gli immigrati aumenta la criminalità”; “Dormono in hotel di lusso”; “Hanno pure il telefonino, quindi non sono poveri”…la lista è lunghissima e impietosa. Peccato (anzi per fortuna) che queste affermazioni siano decisamente false. Per smontarle e confutarle c’è bisogno di conoscere bene la materia immigrazione, cercare fonti autorevoli, documentarsi con studi e dati statistici, studiare leggi, leggere circolari ministeriali. Ma prima di tutto bisogna conoscere loro, i migranti: incontrarli, ascoltarli, conoscere le loro storie, viverci accanto. Non è facile per nessuno, nemmeno per il più documentato professionista o operatore del sociale, ribattere alla sicumera di uno slogan scandito da chi mai ammetterà di non capire cosa gli stai dicendo, perché significherebbe mettere a cuccia per un po’ il proprio ego, che vuole avere ragione ad ogni costo. Visto l’inasprirsi delle tensioni su questo fronte, ci stanno provando, da qualche tempo, alcune coraggiose realtà, che tramite blog e pagine sui social, utilizzano anche il cosiddetto “fact checking”, pratica scontata nel giornalismo americano, un po’ meno dalle nostri parti, viste le tante bufale che girano sulle testate italiane. Semplicemente, si verifica se la notizia è vera. E si mettono in circolazione on line dei post mirati che fanno girare informazione costruttiva. Quasi una guerra aperta contro tutta la disinformazione che oramai impera in ogni dove, complice l’ansia di farsi cliccare. A Biella “Io accolgo”. A Biella, tranquilla cittadina piemontese ai piedi delle Alpi, dove vivono circa 10mila immigrati (il 6% della popolazione), è molto utile il lavoro del blog “Io accolgo” (https://ioaccolgo.wordpress.com/), realizzato da volontari e giornalisti esperti nel settore, dalla Caritas diocesana alle cooperative locali che lavorano nell’accoglienza dei richiedenti asilo. Si occupa di “fact checking” pubblicando interessanti infografiche, raccontando storie, smontando credenze e falsità gridate dalla stampa, bollandole come “sbagliato” o “fuorviante”: tra le più recenti, la dichiarazione su Facebook di Magdi Cristiano Allam che si chiedeva come fanno i profughi a pagare fino a 5.500 dollari a persona. La sua ipotesi è che i viaggi siano finanziati dalle ricche potenze del Golfo per destabilizzare e islamizzare l’Europa. “Io accolgo” ha ricostruito i fatti citando documentazioni rese note dalla Polizia (in media su un barcone si arriva a pagare fino a 2500 euro, più gli “extra” per garantirsi un posto sicuro, un giubbotto salvagente o una telefonata con il satellitare) e spiegando le ragioni drammatiche che spingono i siriani, gli eritrei, gli iracheni, gli afghani, i nigeriani a fuggire (non ultima le persecuzioni nei confronti dei cristiani): spesso quei soldi sono i risparmi di un’intera famiglia, oppure ci si indebita per poi restituire la cifra una volta arrivati in Europa. “Nessun rapporto di intelligence – afferma il blog – ha finora mai supposto l’esistenza di ‘pagamenti’ di terzi per i viaggi dei profughi”. Tra bufale e verità. L’ultima bufala in ordine di tempo è un articolo choc con tanto di foto sanguinolenta che sta girando moltissimo sui social, con immediate petizioni di animalisti già partite senza verifiche: la giunta comunale di Como avrebbe autorizzato per il 23 settembre la festa islamica del “sacrificio”, altrimenti detta “Festa dello sgozzamento”, con una mattanza di animali in piazza, etichettata subito come “simbolo di una cultura bestiale”. Niente di più falso. Il blog collettivo di giornalisti “Valigia blu” (www.valigiablu.it), seguito da oltre 49.500 persone, è risalito alle fonti locali e ha verificato che la richiesta dell’Associazione culturale islamica di celebrare la festa dell’Eid (che non significa certo “sgozzamento”) con il sacrificio di un animale da mangiare e distribuire ai poveri è stata accolta dalla giunta di Como, che ha concesso l’area per un giorno (chiedendo un canone di 20 euro e una cauzione di mille), specificando “che non sarebbe stato collocato il tendone ‘classico’ ma soltanto i tappeti necessari alla preghiera” e che “non si sarebbe tenuto alcuno ‘sgozzamento’ di animali sulla pubblica piazza” ma nei luoghi appositi. “C’è un mucchio di gente che è stata informata falsamente del fatto che i musulmani vorrebbero sgozzare animali nelle piazze italiane – commentano i giornalisti di ‘Valigia blu’ – e che ci sono ‘buonisti’ nelle amministrazioni che glielo lasciano fare. Non c’è quindi bisogno di chiedersi perché si fabbrichino queste bufale, la macchina del fango gira a pieno ritmo per produrre false minacce ed eccitare il proprio pubblico di riferimento con questo genere di terrorismo mediatico”. “Valigia blu” ha anche fatto girare in questi giorni un post che smonta in tre righe di dati e cifre le classiche affermazioni: “C’è un’invasione”; “Prendono 40 euro al giorno”…eccetera. E il dibattito continua.