Una nuova Cutro a Roccella Jonia, 60 dispersi in mare

Avviati i soccorsi e le ricerche, in pochi sono stati salvati a largo della costa Ionica

L’ennesima tragedia del mare, avvenuta sulle coste calabresi, nei pressi di  Roccella Ionica (Reggio Calabria), è “la dimostrazione che abbiamo bisogno di ragionare concretamente sul tema immigrazione”. Lo dice al Sir don Rigobert Elangui, direttore dell’Ufficio pastorale Migrantes della diocesi di Locri-Gerace, che questo pomeriggio si è recato al porto di Roccella per avere maggiori informazioni su quanto avvenuto questa mattina e su come poter essere di aiuto come Chiesa locale. A Roccella sono arrivati 11 persone che dalle notizie che si apprendono sarebbero sopravvissute al naufragio di una imbarcazione nella quale si trovavano complessivamente 76 migranti.  Una tragedia che ha “spezzato la vita di uomini e donne che erano partiti per fuggire da situazioni di pericolo nei loro paesi”, aggiunge il sacerdote evidenziando che di fronte a questi morti occorre lavorare per promuovere corridoi umanitari. “Non possiamo gestire più questa situazione come emergenza. Occorrono politiche strutturali che impediscono simili tragedie”. Per il direttore Migrantes della diocesi calabrese. “siamo tutti chiamati a fare la nostra parte come Chiesa e come società civile come stanno facendo in queste ore anche rappresentati della Croce rossa e della Guardia costiera e di altri enti che questa mattina sono subito intervenuti qui a Roccella. C’è bisogno di un cambio di mentalità che porti ad intervenire concretamente superando l’accoglienza e lavorando per una integrazione fattiva e possibile”. La Chiesa è impegnata in quest’opera che parte dalla vicinanza  a queste persone, spesso fragili e provate dalla situazione. Una vicinanza che invita ad “cambio di prospettiva”. Don Rigobert Elangui invita le comunità cristiane ad esser accoglienti verso fratelli e sorelle, “per far sentire loro la vicinanza della Chiesa”.