Ora di religione, una scelta che vale il senso della vita

La scelta per l'Irc non è un adempimento solo formale, così come non è un adempimento solo formale quello dell'iscrizione a scuola che può essere invece un'occasione significativa di riflessione e conquista di consapevolezza sulle scelte educative, sui fini della scuola, in ultima analisi sugli orientamenti per il futuro di studenti e famiglie.

“Desideriamo rinnovare l’invito ad avvalervi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc), sicuri che durante queste lezioni potrete trovare docenti e compagni di classe che vi sapranno accompagnare lungo un percorso di crescita umana e culturale molto importante anche per il resto della vostra vita”.Si conclude così, quest’anno, il tradizionale messaggio della Presidenza dei vescovi italiani in vista delle iscrizioni scolastiche, a proposito della scelta di avvalersi o meno dell’Irc. Scelta proposta a tutti che, secondo le norme, va fatta “all’atto dell’iscrizione” da parte dei genitori o di chi esercita la patria potestà nella scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado; da parte degli studenti, invece, nella Scuola secondaria di secondo grado. La scelta per l’Irc non è un adempimento solo formale, così come non è un adempimento solo formale quello dell’iscrizione a scuola che può essere invece un’occasione significativa di riflessione e conquista di consapevolezza sulle scelte educative, sui fini della scuola, in ultima analisi sugli orientamenti per il futuro di studenti e famiglie. Occasione nella quale si giocano responsabilità differenti, ma tutte importanti: quelle dei genitori, anzitutto, ma anche quelle degli studenti, in particolare per quanti dovranno affrontare la scuola superiore. La scelta dell’Irc, in questo contesto, trova il suo pieno significato: si tratta infatti di considerare con attenzione una proposta di insegnamento che offre un contributo “originale e specifico” – riguarda i principi del cattolicesimo che fanno parte della storia e della cultura italiana, oltre ai temi più generali della “questione religiosa” – al percorso curricolare ed educativo, pienamente e integralmente nel quadro delle finalità della scuola.

Così è stato “disegnato” l’Irc dalla riforma neoconcordataria del 1984, alla prova ormai da trent’anni, durante i quali l’impegno dello Stato e della Chiesa – che collaborano reciprocamente per la promozione dell’uomo e il bene del Paese, come recita il Nuovo Concordato – si è tradotto anche in una costante attività di adeguamento dell’Irc alle esigenze dei ragazzi e della scuola oltre che in uno sforzo mai cessato per la formazione dei docenti. Con ragione la Presidenza della Cei ricorda – nel messaggio di quest’anno – che “in questi ultimi anni, questa disciplina scolastica ha continuato a rispondere in maniera adeguata e apprezzata ai grandi cambiamenti culturali e sociali che coinvolgono tutti i territori del nostro bel Paese”. E aggiunge che i contenuti dell’Irc “sono stati recentemente aggiornati con specifiche Indicazioni didattiche che cercano di rispondere efficacemente alle domande degli alunni di ogni età, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado. La domanda religiosa ¬- precisa il Messaggio – è un’insopprimibile esigenza della persona umana e l’Irc intende aiutare a impostare nel modo migliore tali domande, nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ciascuno, che rimane il principale valore da tutelare e promuovere”.Ecco allora l’importanza di cogliere l’”opportunità educativa” dell’Irc, che “può essere un modo eccellente per completare la propria formazione personale e trovare un autorevole punto di riferimento sulle più delicate questioni di senso, sui problemi del mondo in cui viviamo, sull’interpretazione della realtà religiosa sempre più segnata dal pluralismo e dalla necessità di un confronto aperto, continuo e consapevole delle rispettive posizioni e tradizioni”.