Scagionati dopo 55 anni due dei tre sospettati dell’omicidio di Malcom X

Da Martin Luther King a Rosa Parks e a Malcom X: la dura lotta per la tutela dei diritti civili

La piena tutela dei diritti civili è sempre stata una questione molto delicata, che ha opposti schieramenti politici e provocato scontri violenti. In nome di un’idea di umanità fraterna e cordiale tesa all’accoglienza indiscriminata e scevra da qualsiasi giudizio discriminatorio nei confronti del colore della pelle o dell’appartenenza sociale, si sono sollevate nel corso degli anni le voci di tanti attivisti che hanno combattuto strenuamente, affinché venisse riconosciuta l’identità religiosa, culturale ed etnica senza pregiudizi alla gente di colore, innescando quel processo di pluri-culturalismo che comporta una necessaria convivenza e mescolanza tra razze diverse. Tra i tanti contesti nei quali la lotta per i diritti civili e le libertà individuali si è concretizzata con più forza vi sono gli Stati Uniti, grande potenza vincitrice della seconda guerra mondiale, paese leader sul piano industriale, economico e politico, acerrimo nemico del comunismo a favore del capitalismo imperialista, nonché modello di società basata sulla competizione e sul successo personale. La notevole crescita e prosperità postbellica del gigante statunitense non ha visto un’equa distribuzione del benessere fra tutti i ranghi della popolazione, accentuando la distanza sociale tra coloro i quali appartenevano alla borghesia mercantile e capitalistica, avida di ricchezze e ori e desiderosa di potere, e coloro che invece erano esclusi da qualsiasi privilegio. Perché è proprio sulla pelle degli “esclusi”, degli “emarginati”, dei cosiddetti “neri americani”, sradicati dalle loro terre d’origine, che è ricaduta l’ombra della segregazione razziale e della deprivazione identitaria con la perdita di usi, tradizioni e lingua. Questa povera gente è stata ghettizzata in quartieri miseri e degradati, nei quali non sono mancati continui atti di violenza efferata e omicida giustificati dall’impossibilità di ascesa e di riscatto sociale. L’America degli anni Cinquanta del Novecento divenne un territorio in cui convivevano bianchi oppressori e neri oppressi, una situazione non del tutto dissimile a quella cha ha opposto colonizzatori europei a colonizzati autoctoni di terre vergini e ricche di materiali preziosi. A partire dagli anni Cinquanta i neri, ormai consapevoli dello stato di avvilimento nel quale vivevano da troppo tempo, costituirono dei movimenti politico-religiosi di riscatto personale, guidati da leader di colore come Martin Luther King, pastore battista nero che promosse una celebre marcia per il riconoscimento dei diritti degli afroamericani, lasciando alla nazione e al mondo intero il suo messaggio di pace, finalizzato alla nascita di una società fondata sulla fratellanza tra bianchi e neri. Un altro personaggio-simbolo della lotta per i diritti civili fu l’attivista americana di colore, Rosa Parks, originaria dello stato dell’Alabama. Dopo essere diventata segretaria della sezione di Montgomery della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), una delle prime associazioni statunitensi che si batté per i diritti civili, nel 1955 la Parks si rifiutò di lasciare il suo posto dietro all’area riservata ai bianchi su un bus nella cittadina di Montgomery, mentre stava tornando a casa dal lavoro di sarta in un grande magazzino, contravvenendo alla legge razziale che obbligava i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune, quando nel settore riservato a questi ultimi non vi erano più posti. Questo suo atto di protesta, che non le risparmiò il carcere, ebbe come effetto il boicottaggio dei bus di Montgomery da parte della gente di colore, sostenuto dallo stesso Luther King, al fine di costringere lo stato a ritirare la legge sulla segregazione razziale. Altri dirigenti più radicali, sebbene minoritari, abbandonarono il cristianesimo abbracciando la fede islamica, fondando il movimento dei “musulmani neri”. Questi neri radicali volevano separare la loro nazione nera (la Nazione dell’Islam) dalla società bianca che disprezzavano, per aver annientato la loro storia e le loro tradizioni. Il loro svantaggio, tuttavia, derivava dal fatto che non avevano una loro terra in cui rifugiarsi, una sorta di terra promessa da conquistare o da cui scacciare i bianchi. Tra questi bisogna ricordare il campione di pugilato Cassius Clay, noto con lo pseudonimo Muhammad Ali, e Malcom Little che, per reclamare la sua identità razziale di cui fu privato a causa dell’arroganza e dei soprusi dei bianchi, modificò il suo cognome in “X”. Leader del movimento antirazzista, Malcom X fu ucciso all’età di 39 anni il 21 Febbraio del 1965, due anni dopo l’assassinio del presidente americano irlandese cattolico John Fitzgerald Kennedy, che aveva tentato di varare leggi a favore dei diritti dei neri, conducendo una politica anticonformista, democratica, aperta e tollerante nei confronti delle diversità. Malcom X stava tenendo un discorso nella Adubon Ballroom di Harlem quando fu ucciso sotto gli occhi della moglie incinta e di tre delle sue figlie. Tre uomini di origine afroamericana furono incolpati, condannati e incarcerati, ma solo uno, Thomas Hagan, sparò i colpi mortali che uccisero Malcom X, dichiarandosi colpevole e venendo scarcerato solo nel 2010. Gli altri due, Norman 3X Butler e Thomas 15X Johnson (i loro nomi in codice in seno alla Nazione dell’Islam) hanno trascorso 20 anni in prigione, continuando a professarsi innocenti e gridando a gran voce la propria estraneità a questo fatto delittuoso. A distanza di 55 anni e dopo un’attenta indagine durata 22 mesi, il procuratore distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance, ha ammesso gravi errori commessi in quegli anni dagli inquirenti e dagli investigatori di Fbi e del Dipartimento di polizia newyorkese che, durante il processo ai sospettati, coprirono una parte delle prove. Nel 2021 Norman 3X (oggi ottantatreenne) e Thomas 15X (deceduto nel 2009) sono stati prosciolti da tutte le accuse e scagionati definitivamente. Il procuratore Vance ha rivolto alle loro famiglie pubbliche scuse per un omicidio di cui non furono i diretti responsabili, riconoscendo la profonda impronta razzista dietro i procedimenti condotti dal sistema giudiziario dell’America degli anni Cinquanta, oltre ad aver fatto luce sulla presenza di alcuni agenti sotto copertura presenti nella sala al momento del brutale assassinio di Malcom X. Alcuni documenti prodotti poco prima dell’omicidio avevano allertato il leader dei diritti civili sulla possibilità di qualche attentato, e un giornale dell’epoca ricevette perfino una telefonata, qualche ora prima dell’evento, in cui veniva annunciato l’assassinio. Sono ancora tanti i dubbi e le perplessità su come andarono effettivamente le cose, ma il fatto che questi due afroamericani siano stati giudicati innocenti rappresenta un trionfo della giustizia e un chiaro segnale che le lotte per i diritti civili, condotte da eroi temerari che hanno sacrificato la loro vita, stanno dando i frutti sperati dopo tanto tempo. Il risultato più grande è che si sia insinuato nella mentalità comune il bisogno di creare un mondo fondato sulla pace e sulla fratellanza, abbattendo muri, oltrepassando barriere pregiudiziali, valorizzando e tollerando le minoranze.