Mostra su Picasso straniero a Roma

La rassegna rientra tra gli eventi culturali previsti dal calendario ufficiale del Giubileo della Speranza

I pellegrini diretti a Roma per il Giubileo potranno ammirare la mostra Picasso lo straniero, che sarà aperta ufficialmente il 27 febbraio a Palazzo Cipolla e potrà essere visitata fino al 29 giugno. Ideata dalla scrittrice e storica francese, Annie Cohen-Solal, insieme a Johan Popelard del Musée National Picasso di Parigi, e organizzata dalla Fondazione Roma, in collaborazione con Marsilio Arte, la rassegna intreccia estetica e politica e punta a narrare la rivoluzione artistica apportata da Picasso all’arte novecentesca. Nella capitale arriveranno oltre 100 opere, tra dipinti, disegni, ceramiche, fotografie e documenti che presentano il Picasso straniero nella Francia del XX secolo e ricordano, tra le altre cose, il suo soggiorno romano del 1917. Geniale, carismatico, inquieto e ribelle, lo spagnolo Picasso (1881-1973) è tra i pittori più influenti della storia occidentale, capace di trasformare l’arte in un libero esercizio della mente che scompone, analizza e struttura la realtà secondo criteri innovativi, in cui i concetti di spazio e tempo sono fondativi di un nuovo modo di raffigurare il soggetto moderno. Matura le sue prime esperienze artistiche in Spagna, mostrando sin da subito la sua volontà di non voler seguire le mode pittoriche del tempo e di voler ricercare una sua espressione originale, senza mai aderire ad un solo stile. Le opere eseguite attorno al 1900 condensano diversi influssi: l’acceso cromatismo dei fauves, le immagini avanguardiste dei nabis, l’art nouveau, le scene grottesche di Toulouse-Lautrec e il puntinismo di Georges Seurat. Le tematiche ritratte riguardano la vita malinconica e trasandata dei bohémiens della città di Parigi, dove si reca giovanissimo all’età di diciannove anni stabilendosi nel quartiere di Montmartre. Tra gli artisti con cui prende contatti ci sono André Derain e la scrittrice Gertrude Stein, a cui dedica un ritratto da molti considerato l’antesignano del cubismo. Nelle opere realizzate tra il 1901 e il 1904 (periodo blu) esprime il senso del dolore e della malinconia, ritraendo soggetti poveri ed emarginati in maniera monocromatica usando il blu, mentre nei quadri dipinti tra il 1905 e il 1906 (periodo rosa) ricorre alle gradazioni calde del rosa per dar vita a saltimbanchi, giocolieri e funamboli da circo della commedia dell’arte. Picasso incontra in seguito il francese Georges Braque, con cui inventa un nuovo metodo per analizzare la realtà, chiudendo definitivamente l’epoca della tradizione francese impressionista, fondata sul dato di percezione reale e su una concezione prospettica di ascendenza rinascimentale. Una profonda riflessione sulla volumetria dei corpi in Paul Cézanne e l’accostamento all’arte tribale (1907-09), che influenza tutta l’Europa con la riscoperta dell’esotismo primitivo, sanciscono il passaggio al “cubismo” di cui Les Demoiselles D’Avignon (1907) dello stesso pittore andaluso e Le Case a L’Estaque (1908) di Braque sono tra i massimi testimoni. Questa nuova arte, che punta alla sintesi e alla semplificazione delle forme, si differenzia dalla pittura precedente, perché non pretende più di dipingere in base alla natura, ma guarda al segno puro che contiene in sé la struttura della cosa rappresentata, vale a dire la sua intima essenza. La natura morta, gli oggetti e i paesaggi vengono descritti in ogni lato, dall’alto al basso, e sotto ogni aspetto presentandosi come nitide forme cubiche, sferiche o cilindriche con colori bruni, grigi e verdi. Braque e Picasso alternano ad una fase di “cubismo analitico” (1909-1912), caratterizzato dalla scomposizione dei piani, dalle prospettive multiple e dalla frantumazione dei punti vista, una di “cubismo sintetico” (1912-13), così chiamato per la scelta di giustapporre o sovrapporre parti distinte di una rappresentazione in una sola e più essenziale sintesi compositiva, ricorrendo perfino alle tecniche dei papier collés (carte incollate) e dei collages (incollaggi). In questo modo la realtà entra letteralmente nel quadro, rivoluzionando la storia dell’arte novecentesca. Negli anni del primo conflitto mondiale Picasso conosce lo scrittore francese Jean Cocteau, con il quale compie un viaggio a Roma nel 1917. Entrambi collaborano all’allestimento del balletto russo Parade, diretto da Sergej Pavlovič Djagilev, curando le scenografie e i costumi (lo spagnolo) e la scrittura delle sceneggiature (il francese). Sempre a Roma Picasso si imbatte nei futuristi e negli artisti della Secessione e prende confidenza con lo stile rinascimentale e classico, approfondendo perfino l’arte pompeiana che gli servirà durante il periodo classico (1917-24). Dagli anni venti riprende forme solide e imponenti dipinte o disegnate secondo modalità più tradizionali, senza tralasciare del tutto i moduli cubisti. Diventato ormai un artista poliedrico e versatile, alterna sintetiche composizioni cubiste ad incisioni grafiche, sculture bronzee modellate con diversi materiali assemblati a creazioni ceramiche. Un tuffo nel Surrealismo, nell’Astrattismo e nell’Action Paiting, a partire dal 1925,lo porta a ritrarre, con toni cupi e contorni non più netti, figure cubiche alterate, spezzate e accavallate, capaci di veicolare sentimenti tormentati e di esprimere il dolore che l’umanità avverte a causa della guerra. Celebre la sua tela Guernica (1937), in cui figure piatte e stilizzate, urlanti e dall’espressione stravolta, rappresentano lo sterminio della popolazione inerme nel paese spagnolo di Guernica durante la guerra civile, per via del bombardamento dell’aviazione tedesca. Muore a novantadue anni nel 1973, lasciando un’eredità fatta di invenzioni e visioni senza precedenti. Tra le opere esposte vi saranno l’Adolescente (1969), L’Ombra (1953), il Mediterranean Village (1937) e Donna seduta (1938). Nell’Adolescente, proveniente da una collezione privata, il genio racconta dei temi legati alla metamorfosi e al cambiamento, esplorando il suo complesso rapporto con il processo creativo e con i miti dell’antichità, con una vivacità di colori che comunicano il vorticismo e il mutamento continuo dell’essere umano.

Nell’Ombra, conservata nel Musée National Picasso di Parigi, viene raffigurato, in primo piano, un uomo in controluce che si trova in una stanza con una finestra, da cui s’intravede il cielo azzurro. La luce irrompe in un ambiente oscuro, dove c’è una figura femminile distesa che richiama il tema dell’erotismo implicito. La sagoma maschile si pone dinnanzi alla fonte di luce e se ne intravede solo l’ombra nera. In realtà è l’ombra dello stesso Picasso che guarda la scena e fa vedere allo spettatore ciò che lui vede: la sua vita, la malinconia dovuta ad un’assenza, la riflessione sulla sua pittura. Il quadro parla di solitudine ma, in particolare, della perdita della donna che non è davvero presente nella stanza, essendo solo un ricordo dell’artista che ne avverte la mancanza. Nella tela Mediterranean Village, conservata nel Museo di Malaga, viene ritratto, con estrema forza pittorica senza intermediazioni, un panorama quasi orizzontale, con una torre verticale che indica l’affollamento degli alloggi, mentre i dintorni verdi e le case visibili più piccole e, presumibilmente, più vecchie, suggeriscono uno spazio piacevole. La Donna Seduta è un esempio di sperimentalismo in cui ritroviamo la tecnica della “ragnatela”, cioè una struttura a rete in cui forme e colori sono imprigionati da una spirale variopinta. In essa Picasso piazza una donna quasi irriconoscibile, con la cui forma umana gli piace giocare intrecciandola con vari motivi che danno luogo ad una composizione moderna. La testa è appena visibile, il resto del corpo sembra completamente avere vita propria, dando rilievo ai seni che sembrano trasudare energia, grazie anche all’uso dei colori pastello. Questo spazio espositivo si pone in continuità con il Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura, conclusosi il 18 febbraio, con cui è stata elogiata l’arte in tutte le sue sfaccettature.