Perù, l’impegno dei missionari italiani contro corruzione e violenza

Il racconto di tre missionari italiani che operano da anni in Perù. La settimana scorsa si sono confrontati sulle attuali urgenze sociali in un incontro promosso dall'Ufficio Cei per la cooperazione missionaria tra le Chiese. Il Sir li ha contattati via Skype.

Rivolte popolari e guerriglia urbana, microcriminalità diffusa nella capitale Lima, corruzione a tutti i livelli, dalla politica alle imprese alle forze dell’ordine. Questa la realtà con cui si sta confrontando la popolazione peruviana e di conseguenza la Chiesa locale, missionari italiani compresi. Per parlare di “corruzione e violenza nel Perù di oggi” la settimana scorsa l’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della Cei ha organizzato a Chaclacayo, in Perù, un incontro con i missionari italiani che operano nel Paese andino, nelle realtà più diverse: città e periferie, sierra, Ande, foresta amazzonica. Confrontarsi sulla situazione e trovare delle vie d’azione era lo scopo principale, insieme alla volontà di creare occasioni di incontro e dialogo tra i protagonisti della missione e le Chiese locali. Non a caso proprio nei giorni scorsi i vescovi peruviani riuniti in assemblea hanno espresso “un fermo rifiuto della corruzione, da qualunque parte provenga”: “Ci preoccupano gli atti di corruzione che abbiamo appreso dai mezzi di comunicazione e coinvolgono grandi compagnie finanziarie nazionali e straniere come Odebrecht e alti funzionari del Paese. Speriamo che il potere giudiziario possa procedere con fermezza e decisione fino a conoscere la verità”. I vescovi hanno commentato anche alcuni fatti violenti, come il caso di Puente Piedra e altri conflitti sociali generati dall’aumento dei pedaggi stradali: “Esortiamo le autorità e la popolazione coinvolta a cercare strade di dialogo, sia per evitare confronti che degenerino in violenza, sia per raggiungere accordi rispettosi dei diritti di tutti”.

“E’ in atto una rivolta popolare”. Su queste vicende è bene al corrente don Ivan Manzoni, giovane missionario fidei donum di Como, che da 4 anni presta servizio in una parrocchia nella diocesi di Carabayllo, una città di 2 milioni e 800 mila abitanti a nord della megalopoli Lima, dove vivono 10 milioni di abitanti (un terzo della popolazione complessiva).  Qui sono una quarantina i missionari (fidei donum, religiosi e laici), tutti italiani. “Abbiamo avuto episodi di guerriglia urbana a causa dell’introduzione di pedaggi autostradali nell’unica via di comunicazione che collega con la capitale – racconta -. Per la gente comune pagare 10 soles al giorno per andare e tornare dal lavoro è una cifra enorme. Anche se le autorità non sono d’accordo gli introiti del pedaggio vanno a favore di un’impresa implicata in casi di corruzione. Tutta questa serie di fattori ha innescato la protesta violenta. Giorni fa hanno bloccato la Panamericana nord. Di solito inizia con una marcia pacifica che però poi degenera in scontri. La gente non si sente ascoltata né rappresentata dalla classe politica e sta pagando il prezzo più alto”. Don Manzoni in questi anni ha assistito anche ad un aumento della violenza ordinaria, della diffusione della droga e della corruzione a tutti i livelli. “La corruzione è ovunque, a cominciare dai poliziotti – dice -. Bisogna pagarli perfino per entrare in ospedale, per fare un documento, sbrigare una pratica. È una consuetudine ma la gente è stanca. Il Perù è inoltre il primo Paese a esportare droga in Europa, la cocaina si trova sul mercato a poco prezzo. E anche a livello di microcriminalità bisogna fare attenzione. Nel centro di salute gestito dalla parrocchia abbiamo un vigilantes 24 ore su 24″.

Sfiducia nei confronti delle istituzioni. La stessa sfiducia nei confronti delle istituzioni viene descritta da Fiorenza Fattorini, anche lei di Como, missionaria laica della diocesi di Milano, da 26 anni nella diocesi di Huyacan, alla periferia est di Lima. Insieme alle altre missionarie ha conosciuto il periodo più buio degli anni ’90, quando i guerriglieri di Sendero Luminoso seminavano il terrore. “Poi ci sono stati anni più tranquilli ma la politica non è stata in grado di gestire la situazione: il neoliberismo, la corruzione, stanno influendo sulla società a vari livelli – spiega -. Per un certo periodo ha girato la voce che erano stati sequestrati dei bambini per il traffico di organi. Non c’è stato alcun riscontro reale alla notizia però due persone sono state identificate come autori di questo tipo di sequestri. La popolazione ha cercato di farsi giustizia da sé, tirando sassi alla polizia. Si sta creando un circolo vizioso di violenza, corruzione, disagio giovanile che sta causando grandi sofferenze”.

Il cambiamento parte dall’educazione. Molto diversa è invece la situazione a Huacho, una diocesi con 500.000 abitanti a 200 km da Lima, con 40 preti tra italiani, spagnoli e clero locale. Una zona tranquilla, senza troppa microcriminalità. “Qui c’è solo molto fatalismo, la gente non ha voglia di lottare perché si sente impotente – sottolinea don Vittorio Ferrari, fidei donum di Milano, da 11 anni in Perù -. Il vero cambiamento passa attraverso l’attività educativa: bisogna insegnare loro a cambiare la realtà attraverso la cultura, lo studio e l’impegno”.