Torino, sedute spiritiche per stupri: una vernice magica è entrata nel “colore locale”

Agenzie di viaggio promuovono gite in torpedone organizzate ai vari luoghi “magici”, dal “monumento al diavolo” in piazza Statuto (Satana sarebbe rappresentato fra i minatori che scavano il tunnel del Fréjus) alla cancellata di Pelagio Palagi di fronte a Palazzo Reale, che sarebbe il vero punto “cosmico” di contatto coi mondi ultraterreni… Altra e più seria realtà è invece quella che si trova ad affrontare la Chiesa, e non da ieri.

Una fama consolidata, ma non certo un’esclusiva. Torino, nella letteratura e nella tv di consumo, viene fatta passare, spesso e facilmente, come “città magica”, centro delle arti occulte, all’incrocio fra misteriose geometrie di cielo e terra (qui passa il 45° parallelo, la città è uno dei vertici dei triangoli magici “bianco”, con Lione e Praga, e “nero”, con Londra e San Francisco. Eccetera). Ma l’arte della truffa, della “seduzione” su persone deboli o con minori difese non è certo praticata solo nel capoluogo subalpino. E sempre più sovente i “maghi”, i guaritori che vengono fermati a Torino hanno alle spalle una carriera di illegalità e delinquenza maturata e praticata anche altrove. È soprattutto in questo sottobosco, affaristico più che magico, che esplodono i casi della cronaca recente, come la storia clamorosa e vergognosa della diciassettenne convinta di essere “vittima di forti negatività”, delle quali era necessario liberarsi attraverso l’intervento di un “mago”. Ora il sedicente santone è in carcere insieme al proprietario della mansarda dove si svolgevano le sedute, e al fidanzato (21 anni) della ragazza, che l’aveva spinta a partecipare a quei riti che finivano poi in atti sessuali, debitamente filmati. Proprio con i video la ragazza veniva ricattata e spinta a non parlare con nessuno.Una rete di ricatti e minacce che, questa volta, non aveva niente a che fare con le tecnologie e i social network ma col più semplice e sicuro passaparola come si usava una volta (sembra che siano una ventina le donne coinvolte). La seduzione della “magia” ha invece molto a che fare con la credulità, la debolezza psicologica e anche culturale di tante persone semplici. E di tanti giovani!

Studi recenti indicano che circa il 20% dei minorenni ha partecipato a “sedute spiritiche” o manifestazioni simili. Un segnale che viene letto come desiderio di esperienze “altre” rispetto ad una realtà appiattita sulla tecnologia e in cui le relazioni fra persone sono ridotte o cancellate dagli “schermi”. Dietro la voglia di sperimentazione dei giovani c’è anche, però, un desiderio di “sacro” e di “senso” che emerge con chiarezza, e che non può sfuggire a genitori, educatori, insegnanti. È difficile, naturalmente, distinguere fra la ricerca del sacro e una più autentica e completa esperienza religiosa o spirituale, così come non è facile orientarsi fra le sette o le “chiese” che svolgono la propria missione di annuncio e il sottobosco di chi promette “guarigioni” attraverso le pratiche occulte.

A Torino è forse più difficile che altrove proprio perché una certa vernice magica è entrata nel “colore locale”: agenzie di viaggio promuovono gite in torpedone organizzate ai vari luoghi “magici”, dal “monumento al diavolo” in piazza Statuto (Satana sarebbe rappresentato fra i minatori che scavano il tunnel del Fréjus) alla cancellata di Pelagio Palagi di fronte a Palazzo Reale, che sarebbe il vero punto “cosmico” di contatto coi mondi ultraterreni… Altra e più seria realtà è invece quella che si trova ad affrontare la Chiesa, e non da ieri.

Papa Giovanni Paolo II (visita del settembre 1988) ricordò con apprensione la presenza del Maligno nella città che era così ricca di santi. E le sue parole, uscite malamente su agenzie e giornali, provocarono quasi una ribellione degli “illuministi” che si accontentano di bollare come superstizione ogni ricerca spirituale. In realtà, fin dagli anni del cardinale Ballestrero (1977-1989) la diocesi di Torino affidò a un certo numero di preti, con adeguata preparazione, il compito di esorcista, proprio per aiutare i parroci e le comunità a distinguere fra influssi “diabolici” e disagi di vivere. Tale servizio continua, con discrezione e discernimento, anche oggi. La presenza stessa della Sindone costituisce il massimo richiamo e la maggior tentazione per sottoculture di ogni tipo. Se a Torino c’è la Sindone, è il sillogismo, necessariamente dev’esserci anche il Graal, la coppa dell’Ultima Cena. E con questa “logica” trovano giustificazione esercitazioni letterarie ed editoriali di ogni genere, che purtroppo continuano ad avere un loro pubblico.