Germania al voto. I cattolici non saranno “neutrali”. Appello dei vescovi, attivismo del laicato

Il voto per il Bundestag è fissato al 24 settembre. La campagna elettorale imperversa e gli elettori seguono con attenzione le mosse dei principali contendenti: Angela Merkel (Cdu) e Martin Schulz (Spd). La gerarchia ecclesiale e il fitto tessuto di associazioni e movimenti cattolici nel frattempo si mobilita: analisi, dibattiti e prese di posizione per un voto maturo e consapevole.

Il prossimo 24 settembre i tedeschi andranno alle urne per il rinnovo del Bundestag, il Parlamento. Riuscirà la cancelliera Angela Merkel, leader incontrastata del Partito cristiano democratico (Cdu) a riconfermarsi alla guida della Germania con il suo quinto mandato? I tedeschi daranno ancora fiducia a lei e alla sua politica fatta di aperture e scommesse, ma anche di capacità di rivedere in corso d’opera le sue idee, come nel caso delle politiche per i rifugiati o per l’improvvisa accettazione politica del matrimonio tra persone dello stesso sesso, pur rimanendo contraria nelle votazioni per scelta personale? Oppure i tedeschi sceglieranno l’ex presidente del Parlamento europeo e presidente del Partito social-democratico (Spd), Martin Schulz, che si propone come una alternativa valida per il rispetto internazionale ed europeista, ma che manifesta una qualche debolezza con il suo partito davanti alle istanze nazionali tedesche?

Davanti ai programmi e ai candidati. I temi in gioco nella campagna elettorale – affrontati anche nel duello tv – sono tanti: lavoro, famiglia, tutela della vita, sicurezza e terrorismo, giustizia sociale, gestione degli immigrati, politiche per la pace; molte le domande che il mondo cattolico tedesco pone ai candidati. Davanti ai diversi programmi elettorali la Chiesa e le istituzioni cattoliche fanno capire che la posizione dei cattolici non sarà neutrale, ma la valutazione del voto e le eventuali successive alleanze di governo, quali esse saranno, verranno costantemente osservate.

Una mobilitazione corale. Dai temi mondiali ai fatti sociali locali non c’è gruppo di studio della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) o movimento cattolico che non abbia studiato qualche aspetto della recente stagione politica nazionale. I temi mondiali della pace, la guerra, il terrorismo, l’attuale corsa agli armamenti, il ruolo internazionale militare tedesco e la sua industria bellica hanno visto più volte i vescovi tedeschi intervenire. Il 1° agosto un appello proprio in vista delle prossime elezioni, da parte della commissione Giustizia e Pace della Dbk, ha puntato il dito sull’inazione del Governo tedesco riguardo alla nuova proliferazione delle armi atomiche: “La Chiesa tedesca – ha sottolineato Heinz-Günther Stobbe, direttore del gruppo di studio ‘Pace giusta’ – si deve muovere affinché il governo federale abbandoni il suo attuale atteggiamento di gentile distacco da questi temi. Nessuno deve farsi illusioni, perché gli oppositori al movimento anti-nucleare sono potenti, persistenti e pieni di risorse. Serve un passo democratico di ampio respiro per superare queste resistenze. Ma è proprio la Chiesa che non deve lasciarsi scoraggiare”.

Identità nazionale e “nuovi arrivati”. Grande attenzione è posta dalla Chiesa tedesca al problema dell’accoglienza e gestione degli immigrati e dei richiedenti asilo. Gli oltre 60 milioni di tedeschi chiamati alle urne sono anche espressione di quella nuova Germania multi-etnica e multi-religiosa che si confronta quotidianamente con la matrice germanica e cristiana e con le istanze dei nuovi arrivati, spesso provenienti da situazioni di guerra e fame: oltre un milione di persone sono giunte in Germania dal 2015, generando problemi di ordine pubblico e paure, cavalcate dal populismo.

Lavoro, politiche sociali, donne. L’approfondimento ha toccato anche il mondo del lavoro: con una iniziativa della Kab, il movimento dei lavoratori cristiani tedeschi, che ha invitato i suoi aderenti a monitorare a livello locale le intenzioni dei candidati riguardo alle politiche pensionistiche e di facilitazione del lavoro.Stesso approccio riguardo le politiche per le donne e la parificazione delle retribuzioni tra donne e uomini: i due movimenti cattolici femminili tedeschi (la Kdfb, e la Kfd, che insieme contano circa 800mila iscritte) hanno inviato a tutte le aderenti dei memorandum per vigilare sull’operato dei candidati che verranno eletti in merito alle politiche sociali familiari e per le donne, perché “ogni voto conta”, e le donne sono la maggioranza dell’elettorato.

Tutela della vita e della famiglia. Nelle valutazioni al termine del quarto cancellierato Merkel una grande importanza viene data dalla Chiesa tedesca alle leggi per la salvaguardia della vita e per la famiglia: da un lato plauso per la decisione di amplificare il tessuto nazionale degli hospice e vietare il suicidio assistito, dall’altro la delusione per l’approvazione, con molti voti anche cristiani, della legge per il “matrimonio per tutti”, fortemente osteggiata dalla Chiesa cattolica.

Criteri per una scelta consapevole. Mancano poco più di due settimane alle elezioni, ritenute fondamentali per la vicenda politica non solo della Germania, ma anche di tutta l’Unione europea. E i cattolici tedeschi vogliono parteciparvi da protagonisti. Il 4 settembre il presidente della Conferenza episcopale tedesca, card. Reinhard Marx, e il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica, vescovo Heinrich Bedford-Strohm, hanno firmato insieme un appello per le elezioni del Bundestag. “Chiediamo ai cittadini di prendere attivamente parte al percorso politico del nostro Paese. Il primo e più importante passo è formarsi un proprio giudizio responsabile sulle scelte possibili ed esercitare il diritto di voto”. Quindi tre “criteri di scelta”: la “disponibilità all’ascolto e il rispetto, il modo sereno e non violento” di condurre il confronto politico; l’apertura e l’assunzione di “responsabilità per i più poveri e i più feriti“, senza “screditare o escludere” nessuno per la “fede, colore della pelle, orientamento sessuale o appartenenza etnica”. Infine, la difesa dell’unità europea “come un bene inestimabile”, da portare “avanti con una nuova dinamica, per non ricadere nell’egoismo nazionalistico”.