Giornata mondiale poveri. Negli Stati Uniti oltre 40,6 milioni di persone vivono in povertà. L’impegno della Chiesa

La soglia di povertà per una famiglia Usa si attesta sui 24mila dollari annui, cioè circa 1900 dollari al mese. Cifre che per alcuni Paesi potrebbero essere ragionevoli e, invece, considerando il costo della vita e le spese impreviste soprattutto per sanità e scuola, milioni di famiglie vivono su un filo di lana facile da spezzare. Mons. David P. Talley, vescovo di Alessandria e presidente della Commissione per la campagna per lo sviluppo umano, il programma contro la povertà ideato dalla Conferenza episcopale, è consapevole che la marginalità e la miserie sono le sfide quotidiane del Paese…

La povertà negli Usa ha il volto di James, 14 anni: un ladro per lo Stato della Louisiana e, quindi, degno della cella. Un adolescente disperato, per il gruppo delle “Famiglie e amici dei bimbi incarcerati”, che lo hanno aiutato nel processo di riabilitazione. James aveva rubato un autoradio per reagire alla morte della nonna, il suo unico riferimento, la sua guida: morta lei, non aveva più nessuno. Oggi nelle carceri della Louisiana ci sono oltre 950 tra bambini e adolescenti poiché lo Stato autorizza arresti a partire da dieci anni e molti di quelli dietro le sbarre sono afro-americani, sono poveri e vengono puniti magari perché hanno marinato la scuola o hanno rubato piccoli oggetti da rivendere al mercato nero. Povera è anche Rita di 82 anni, vedova da otto e che per un conto stratosferico dovuto alle cure mediche e alle riparazioni della casa è diventata una dei 3 milioni e mezzo di anziani in miseria. E poi c’è Carlos che sognava di diventare chef e che, finita la scuola superiore, aveva chiesto in banca un prestito di 60mila dollari per i suoi quattro anni all’istituto culinario: non era riuscito a concludere il primo anno che era già indietro con i pagamenti nonostante un part-time. Ha dovuto abbandonare e ora lavora a tempo pieno in un fast food per saldare un debito che gli ha rubato anche i sogni.

Negli Stati Uniti oltre 40,6milioni di persone vivono in povertà e, cioè, un americano su 6 e un bambino su 5. Solo nel 2015 ben 2milioni e mezzo di bambini hanno fatto l’esperienza di perdere la casa e vivere da barboni e nel 2016, il programma scolastico che garantisce un pasto caldo a chi vive sotto la soglia di sussistenza ne ha serviti oltre 30 milioni.

Il dipartimento per l’agricoltura e la sicurezza alimentare ha stimato – attraverso un sondaggio – che circa 15,8 milioni di famiglie durante l’anno hanno avuto difficoltà a procurare cibo sufficiente a tutti i membri per mancanza di risorse. E nel mese precedente il sondaggio, il 61% degli intervistati aveva fatto ricorso ai programmi federali di assistenza nutrizionale.

La soglia di povertà per una famiglia Usa si attesta sui 24mila dollari annui, cioè circa 1900 dollari al mese.

Cifre che per alcuni Paesi potrebbero essere ragionevoli e, invece, considerando il costo della vita e le spese impreviste soprattutto per sanità e scuola, milioni di famiglie vivono su un filo di lana facile da spezzare.

Secondo i rapporti del Census Data, i tassi di povertà più alti si registrano tra gli afro-americani (24,1%), seguiti dagli ispanici e dagli asiatici, mentre tra i bianchi si registra solo un 9% di poveri. Gli Stati con disagi economici evidenti sono soprattutto nel Sud: Alabama, Mississipi, Arkansas, Louisiana e New Messico contano circa 2 poveri ogni 100 abitanti e altri 8 Stati tra cui il Texas ed il Michigan che, hanno pagato il tasso più alto della crisi economica per la chiusura di raffinerie e di fabbriche, contano 1,7 poveri ogni 100 abitanti. Monsignor David P. Talley, vescovo di Alessandria e presidente della Commissione per la campagna per lo sviluppo umano, il programma contro la povertà ideato dalla Conferenza episcopale, è consapevole che la marginalità e la miserie sono le sfide quotidiane del Paese, ma sono, allo stesso tempo, “un’opportunità per un vero incontro con la carne sofferente di Cristo e la campagna è un segno concreto della solidarietà della Chiesa e un impegno a portare la speranza e la gioia del Vangelo ai fratelli più bisognosi”.

Nella Giornata mondiale dei poveri, voluta da papa Francesco, la colletta delle parrocchie sarà devoluta ai progetti della Campagna che attualizzano le opere di misericordia, ma si allargherà anche alla protezione dei diritti dei lavoratori e all’ampliamento dell’assistenza sanitaria.

Il vescovo di Venice, mons. Frank Dewane, intervenendo all’assemblea della Conferenza episcopale, a Baltimora, lo scorso 14 novembre, ha evidenziato che i vescovi “stanno difendendo i poveri” anche nella riforma fiscale voluta dal Congresso che metterà a repentaglio, se approvata, “alcuni dei programmi di assistenza ai disagiati e porterà una riduzione dei servizi sociali”. Proprio per difendere i più bisognosi, il vescovo ha chiesto una mobilitazione generale presso deputati e senatori per costringerli a rivedere le loro posizioni e ha precisato che il suo intento non è di proporre “una riforma fiscale alternativa, ma di far attenzione ai poveri ed è per loro che va posta attenzione anche all’assistenza sanitaria e al bilancio federale”.

I poveri integrati nei programmi della Chiesa hanno mostrato una capacità di riscatto personale e comunitario straordinari, come ad esempio in un sobborgo di Filadelfia, dove le gang e gli spacciatori avevano occupato i giardini e i terreni incolti. Grazie al progetto Urban Tree Connection, questi luoghi abbandonati sono stati trasformati in orti comunitari curati soprattutto da nonne e ragazzi, che hanno ideato una catena alimentare sana rifornendo tutto il quartiere di frutta e verdura fresca. Riappropriandosi anche di un luogo pubblico hanno di fatto creato nuovi posti di lavoro per i giovani e istituito dei corsi di formazione agricola. Dieci anni fa nessuno ci avrebbe scommesso e, invece, i “minimi organizzati” hanno cambiato la loro vita e la loro comunità.