I moderni Giardini Vaticani

Quest’ultima puntata sulla storia dei Giardini Vaticani tratta il periodo storico che va dal novecento ai nostri giorni / Giunti al termine dell’excursus storico sui Giardini Vaticani, vogliamo concentrarci sul periodo che si estende dal novecento ai nostri giorni
Il Novecento, dopo il lunghissimo Pontificato del “papa giardiniere” Leone XIII, si aprì con Pio X (1903-1914), che non amava lo spazio verde limitato di cui godeva in Vaticano, abituato com’era agli sconfinati orizzonti della campagna veneta. A lui si deve la realizzazione del sottopasso che dal Cortile del Belvedere conduce direttamente ai Giardini, e il trasferimento della Specola Vaticana dalla Torre dei Venti al torrione con chalet, dove Leone XIII villeggiava. Papa Sarto ultimò i lavori alla finta grotta che ospitava la statua della Madonna di Lourdes, con l’aggiunta di una costruzione neogotica sovrapposta, ad uso di cappella, poi demolita negli anni sessanta. Benedetto XV (1914-1922) fece erigere un tempietto in onore alla Madonna della Guardia, che gli fu donata nel 1917 dalla città di Genova, la sua terra natia.

Una vera e propria rivoluzione, nell’assetto della cittadella vaticana, si ebbe con Pio XI (1922-1939) che diede ai Giardini la sistemazione che presentano ancora oggi. Trasformò la zona verde già esistente e recuperò tutta la parte rurale, destinandola ad area di delizia con la creazione di nuovi ed eclettici punti lussureggianti. Per non rinunciare alle sue personali passeggiate, Papa Ratti fece erigere due lunghe tettoie ai lati delle Mura Leonine, in seguito rimosse, insieme a delle fontane formate da malte cementizie e roccaglie. L’11 febbraio 1929 venivano firmati i Patti Lateranensi che sancirono, a distanza di anni dalla Breccia di Porta Pia, l’accordo tra il Regno d’Italia e la Santa Sede. A quest’ultima venne riconosciuta la sovranità territoriale dello Stato del Vaticano e della Villa di Castel Gandolfo. Per compensare i beni requisiti con forza nel 1870, al nuovo Stato fu accordato un cospicuo risarcimento, da indirizzare alla costruzione di edifici che dovevano accogliere gli uffici amministrativi. Fu così avviata una grande opera di rinnovamento che interessò anche i Giardini, con l’istituzione di numerosi posti di lavoro per tanti disoccupati vittime della grande crisi, i quali vennero impiegati nel mastodontico progetto di sviluppo delle aree verdi papali. Gli interventi portarono al restauro di quanto già esisteva e alla trasformazione di ben 13 ettari di terreni, adibiti a vigna e ad orto, che assunsero un aspetto paludato e ornamentale. L’area compresa tra le Mura Leonine e il retro della Basilica di San Pietro fu sottratta alla piantagione agricola, e vennero realizzate delle canalizzazioni, appositamente palificate, per il drenaggio delle acque, per il sostegno dei terrazzamenti e dei dislivelli del terreno. Fu inoltre rimosso gran parte del materiale di rifiuto, prodotto dalla demolizione dei terreni sabbiosi o argillosi e dall’abbattimento delle casupole, addossate alle Mura Leonine. L’architetto Giuseppe Momo, molto amico del Pontefice, si occupò della fabbricazione degli edifici che avrebbero accolto gli uffici amministrativi e giurisdizionali del nuovo Stato Vaticano, ai quali diede uno stile neorinascimentale e di grande monumentalità. Momo progettò e costruì, a partire dal 1930, il Palazzo del Governatorato, della Stazione Ferroviaria, della Stazione Radio e dell’Ufficio Postale. L’edificio del Seminario fu trasformato in un Tribunale, mentre la Casina di Pio IV fu ampliata per poter ospitare la sede della Pontificia Accademia delle Scienze, divenendo luogo di incontro tra fede e cultura scientifica. Tutto intorno a questi fabbricati vennero piantati alberi ornamentali sempreverdi, soprattutto conifere e pini, insieme a rivestimenti di roccaglie e all’inserimento di specie di piante grasse e cactacee. In quegli anni nacque il Giardino all’italiana di origine tardo-rinascimentale, caratterizzato da aiuole regolari geometricamente squadrate e da siepi e arbusti debitamente potati, con la presenza del bosso e di numerose varietà di palme, cedri, cipressi e faggi. Intorno ai Giardini sorsero viali di boschi con piante esotiche, un roseto con meravigliose fioriture di rose, e delle serre dotate di impianti tecnologici all’avanguardia, capaci di fornire, nel corso dell’anno, fiori freschi per decorare gli altari della Basilica e delle altre chiese della cittadella Vaticana. Negli anni trenta si intervenne anche per la sistemazione delle aree già esistenti: il Giardino della Pigna non subì particolari modifiche, il Giardino Segreto di Paolo III fu del tutto ridisegnato, dopo la costruzione della Pinacoteca ad opera dell’architetto Luca Beltrami, che la dotò di travertini e laterizi mantenendo lo stile degli altri palazzi cinquecenteschi. Nella piazza dove sorge l’ospizio di Santa Marta fu collocata una nuova fontana in malta cementizia, composta da una vasca circolare a terra, da un basamento con lo stemma papale e da un sovrastante catino circolare. Sempre in questo spazio fu ricavato un giardino quadrato, circondato da lecci maestosi (quecus ilex) alti circa 18 metri e aventi una chioma ad ombrello di 15 metri di diametro, con intorno dei cipressi e tassi a piramide (taxus baccata) che fanno da corona. Negli anni del Pontificato di Pio XI fu modificato l’assetto dei Giardini Vaticani: la parte storica degli orti fu ridimensionata per dar spazio alle nuove fabbriche, mentre nuovi spazi verdi videro la luce sulle superfici un tempo destinate alla produzione agricola. Questa nuova configurazione si è mantenuta fino ai tempi moderni, salvo qualche piccola modifica. Sulla scia di Pio XI, gli altri Papi del novecento mantennero un rapporto molto stretto con i Giardini Vaticani, che frequentarono per le loro passeggiate private, per i momenti di raccoglimento e per pregare. Pio XII (1939-1958) amava molto gli uccellini, che gli svolazzavano attorno e che, a volte, si posavano sulle sue spalle. Le tortore lo accompagnavano lungo i viali dei parchi sfiorandolo con il fruscio delle ali, mentre era dedito alle sue meditazioni. Proprio quando era immerso nel verde, Pacelli assistette ad un evento eclatante: il Sole cominciò a girare su se stesso, in modo simile al miracolo del 13 ottobre 1917 a Fatima. Il fenomeno avvenne alla vigilia della proclamazione del dogma dell’Assunzione della Vergine Maria il 1° novembre 1950. Giovanni XXIII (1958-1963) ricevette dal vescovo di Tarbes e Lourdes, Pierre-Marie Théas, l’altare che era stato luogo delle apparizioni a Lourdes.

La Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, rifacimento di quella di Massabielle, rappresenta il punto privilegiato di raccolta dei pellegrini, nonché il “santuario verde” amato dai Pontefici per venerare Maria. Roncalli compiva lunghe passeggiate nei parchi, in compagnia o da solo, e fece anche un viaggio memorabile in treno partendo dai Giardini e arrivando fino a Loreto, in occasione delle celebrazioni per il Santuario della Vergine Maria. Paolo VI (1963-1978) ricreò l’atmosfera dei Giardini anche sui terrazzi dei Palazzi Apostolici, facendovi sistemare degli orti pensili in cui rifugiarsi durante le pause dagli impegni ufficiali. Giovanni Paolo II (1978-2005) era legato alle aree verdi e, nonostante non vi si recava spesso a causa dei suoi tanti impegni in Italia e all’estero, diede disposizioni affinché venissero sempre trattate con cura, perché rappresentavano un punto di incontro tra fede e natura, un’oasi di pace in cui Dio faceva vivere in armonia le sue creature. Anche Benedetto XVI (2005-2013) amava sostare nei parchi dove, tra le altre cose, incontrava diversi collaboratori, mentre Papa Francesco vi ha sempre scorto un luogo ideale di incredibile bellezza e spiritualità, di riposo e contemplazione. Oggi nei Giardini ci sono migliaia di specie di piante mediterranee ed esotiche, portate da botanici o donate ai Papi in occasioni particolari. Oltre al Giardino all’italiana, ci sono quello alla francese, anch’esso basato su una suddivisione geometrica e prospettica degli spazi, quello all’inglese, che fa a meno della simmetria ed è costruito grazie all’accostamento di elementi naturali e artificiali quali grotte, ruscelli e alberi secolari, e l’Orto del Papa. Una squadra di giardinieri lavora tutto l’anno a questi spazi, sfruttando anche l’acqua che arriva da Bracciano e dalla rete idrica di Roma. Tra le numerose specie vegetali presenti (più di 300), ricordiamo l’eritrina, dai bellissimi fiori rosso scarlatto, diverse sequoie, numerose palme nane e palme delle Canarie, cedri, pini, cipressi, lecci, magnolie e alcune maestose cicas, ma anche ulivi, pini, tigli e faggi, oltre a diverse piante da frutto quali ciliegi, meli e peri, nonché curatissime siepi di bosso. In questi ambienti vivono numerose specie di uccelli, dai più comuni passeriformi, agli esotici parrocchetti, ed anche specie interessanti come il gheppio, la civetta, l’allocco, la volpe, il riccio, nonché alcuni anfibi, come la raganella e il tritone punteggiato, oltre a diversi rettili, quali il biacco, la biscia dal collare, l’orbettino e il saettone, tutti assolutamente non velenosi. I Giardini attraggono oggi tanti turisti per via della loro spettacolare e scenografica organizzazione.