La musica pop e la buona novella

Cantillare per evangelizzare. I testi delle canzonette di musica pop utilizzate dal Vescovo di Noto, Monsignor Antonio Staglianò, per l'analisi critica della condizione giovanile nella società dell'ipermercato e in particolare per annunciare la buona novella. Il presule crotonese ci presenta in anteprima il suo ultimo volume "Credo negli esseri umani" edito dalla Rubbettino, in tutte le librerie.

I testi delle “canzonette” della musica pop, nella misura in cui intercettano dimensioni dell’umano dell’uomo, appartengono di diritto al Vangelo e alla sua predicazione. Si esprime così Monsignor Antonio Staglianò, Vescovo della diocesi di Noto, alla vigilia della pubblicazione del volume “Credo negli esseri umani” di cui è autore, edito dalla Rubbettino (Euro 10), con la prefazione di Mons. Giovanni D’Ercole, in uscita in tutte le librerie. Il Vescovo, di origini crotonesi, per le sue omelie ed in particolare per parlare ai giovani di Gesù e del Vangelo ha adottato un nuovo metodo comunicativo: la cantillazione.Dopo il clamore suscitato sul web per aver cantato un brano di Mengoni e di Noemi durante l’omelia rivolta ai cresimandi il Vescovo di Noto è stato etichettato come “Vescovo canterino”, “Vescovo rock”…cadendo in una interpretazione un po’ superficiale. A Mons. Staglianò abbiamo posto delle domande per capire meglio perchè utilizza questo nuovo linguaggio per catturare l’attenzione dei giovani e, soprattutto, perchè cantilla il Vangelo con la musica pop.Eccellenza, come è nata l’esigenza di scrivere un libro sulle “canzonette”?Con questo testo ho voluto precisare che non sono un cantante ma sono e resto un predicatore; per cui il mio interesse è comunicare il Vangelo attraverso la riflessione, la predicazione, ragion per cui ho scritto questo testo per spiegare che molte delle canzonette che i giovani conoscono e cantano hanno una ricchezza di significati umani o umanistici che sono importanti ed interessanti per l’annuncio del Vangelo.La novità comunicativa consiste nella cantillazione?La cantillazione più che una novità comunicativa fa parte del discorso parlato e si esercita quando si vuole mettere in evidenza le cose che si stanno dicendo. Era il metodo con cui i monaci del medioevo parlavano ai padri priori. La cantillazione è un cantare senza accompagnamento strumentale, fa parte del discorso parlato. Non è un cantare una canzone. Credo negli esseri umani oltre ad essere il titolo del brano di Marco Mengoni è anche il titolo del suo volume. Il messaggio è forte: essere umani…Credo negli esseri umani è un’affermazione del Vangelo, perché il Vangelo annuncia la fede che Dio ha in noi esseri umani. Gesù cosa è venuto a fare sulla terra? é venuto a dire di Dio, del Padre suo, per annunciare e comunicare un nuovo volto. Questo nuovo volto di Dio è il volto del Dio Amore. Perciò Gesù con il Vangelo, che è in lui, comunica che cosa Dio crede che gli esseri umani sono e devono essere. La buona novella è la fede che Dio ha negli esseri umani creati a sua immagine e somiglianza. Inoltre, Dio crede che esseri umani giungeranno ad amarsi e amandosi creeranno la storia. Come ha individuato i testi delle canzoni che ha inserito nel suo libro?I testi mi sono stati evidenziati da alcuni giovani perché io li cantassi nelle giornate diocesane della gioventù. Il passaggio è stato semplice, ho approfittato di questi brani, ho visto che funzionavano nella comunicazione, li ho studiati ed interpretati sviscerando i testi da tutte le verità belle sull’umano. Sono testi che comunicano, anche perché parlano d’amore, di sofferenza, di speranza, di giustizia, di anelito alla pace, alla comunione, ma parlano anche dell’amore come ne parlerebbe Gesù. Pensiamo alla canzone di Nek, “Fatti avanti amore”, dice che l’amore non me lo invento io, l’amore c’è, si deve fare avanti, ed io lo posso solo accogliere per poterlo donare. Attenzione però a come si dona perchè si rischia di donare se stessi e non l’amore, sfruttando e strumentalizzando l’altro. L’amore come dice Mengoni “è in grado di/celarsi dietro amabili parole/che ho pronunciato prima che/fossero vuote e stupide”. Se invece prendiamo in considerazione la canzone di Francesco Gabbani “Amen” che definisce i cattolici “astemi in coma etilico per l’infelicità”, perché vanno a messa, pregano e poi elaborano il lutto con un amen. Questa è una critica feroce, e dobbiamo pur difenderci dicendo che purtroppo in molte condizioni alienate del cattolicesimo le cose stanno esattamente così. Ma già San Giacomo ci aveva detto che se viene uno che non ha da mangiare, da bere, da vestire, e lo mandi a casa dicendo pregherò per te senza dargli nulla, non siamo buoni cristiani. La fede cattolica è una fede operosa. Le opere di misericordia corporali sono importanti per la fede, non sono una cosa accidentale della fede cattolica in quest’anno della Misericordia ma in ogni anno. Attraverso questo nuovo linguaggio ha catturato l’attenzione dei giovani. Qual è la sfida oggi per raggiungere le giovani generazione che vivono il continente digitale e in una società sempre più liquida?Bisogna entrare nel registro comunicativo di questi giovani, interpretarlo e rilanciarlo. Ad esempio, se mentre predico, cito Leopardi o qualche bella poesia, per farmi spazio nei loro pensieri, nei loro cuori, i ragazzi magari la snobbano e non l’ascoltano nemmeno perché non la conoscono, ma se dico “mentre il mondo cade a pezzi./Io compongo nuovi spazi e desideri che/Appartengono anche a te/Che da sempre sei per me l’essenziale” i giovani entrano subito in connessione perché queste parole delle canzonette sono calate nell’anima grazie alla grande capacità di impressione che ha la musica. Non sono solo parole che si imparano a memoria ma che quasi inconsapevolmente attraverso la musica sono ormai nell’anima di questi giovani. L’operazione del libro è come un appello: ragazzi nelle canzoni belle che voi vi godete ascoltandole e cantandole, fate uno sforzo, metteteci il cuore. La canzone è un luogo comune. Lei da sempre si impegna nelle sue omelie nell’evidenziare il concetto dell’umano dell’uomo che va perdendosi nella società dell’ipermercato. Cosa significa?Dobbiamo resistere al degrado della società dei consumi che guarda agli esseri umani solo se hanno soldi da spendere; si considera la loro bellezza soltanto l’estetismo esteriore e li costringe a comprare tutta la cosmetica di questo mondo. Dobbiamo difenderci annunciando il Vangelo. Essere umano, dice Gesù, è importante, graffioso, bello e incommensurabile perché è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio e poi ha una grande capacità di amare. Se mentre predico questo mi lascio aiutare dal testo di Noemi che dice per esempio che la borsa di una donna pesa per “milioni di scontrini, l’inutile anestetico del suo dolore/E stupidi sensi di colpa per quel desiderio di piacere” mi piace molto, funziona, perché se a dirlo sono io vengo etichettato come un vescovo confessionale, mentre se lo dice Noemi in una canzonetta i giovani l’ascoltano un po’ di più. Comprare, consumare, non serve a togliere il dolore dello svuotamento che la società dei consumi provoca dentro di noi come già aveva detto la stessa Noemi nel brano “Vuoto a perdere”. “Sono un peso per me stessa/sono un vuoto a perdere/Sono diventata grande senza neanche accorgermene” ed ancora “Sai ti dirò come mai/giro ancora per strada/vado a fare la spesa/ma non mi fermo più/mentre vado a cercare quello che non c’è più/perchè il tempo ha cambiato le persone/ma non mi fermo più/mentre vado a cercare quello che non c’è più/perchè il tempo ha cambiato le persone”. È una critica potente all’ipermercato che altri intellettuali hanno fatto in modo diverso, penso ad esempio a Pierpaolo Pasolini negli scritti corsari, il quale dice che la società dei consumi ci ha riempito la pancia di aria, stupidamente sazia, e ci ha inebetito tutti, soprattutto i giovani irreggimentati con la nuova “divisa” che è peggiore di quella fascista perché li ha resi tutti stupidi e infelici. Stiamo parlando degli anni ’70 e di Pierpaolo Pasolini che sicuramente non era un cattolico e ce l’aveva con la Chiesa, però aveva colto nel segno criticando la società dell’ipermercato soprattutto la televisione commerciale a disposizione di questo svuotamento dell’anima. Cosa ci rende esseri umani?L’unica cosa che rende un essere umano felice è l’amore. Il problema è da dove impariamo ad amare. Il cristianesimo è una proposta del mondo. Gesù ci insegna cos’è l’amore morendo crocifisso e risorgendo per noi, in maniera che noi sapessimo che se ci incamminiamo sulla via dell’amore restiamo veramente umani e diventiamo umani, altrimenti se seguiamo altre vie dell’amore che non sono quelle che Gesù ci ha insegnato il rischio è che si ritiene di amare ma in realtà stiamo sfruttando l’altro, in questo modo non restiamo umani. Ci rende umani soltanto l’amore, l’amore vero.Qual è l’amore vero? Se un sacerdote dice che l’amore vero è Gesù, va bene, è normale, ma se Mengoni dice attenzione all’amore perché “l’amore è in grado di/celarsi dietro amabili parole/che ho pronunciato prima che/fossero vuote e stupide”, tutto cambia. Oggi la gente giudica per l’immagine che si ha, vede soltanto le maschere e non sa nemmeno chi ha di fronte. Marco Mengoni in “Credo negli esseri umani” ad un certo punto grida “l’amore amore amore/ha vinto vince e vincerà”, per quattro volte, ed io non ho capito come questa cosa non entra di diritto nella comunicazione del Vangelo. Lo dice anche San Paolo “Io sono certo che né la morte né la vita, né gli angeli né i principati, né il presente né il futuro, né la potenza, né l’altezza, né la profondità, né qualsiasi creatura ci potrà separare dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Se accanto alle parole di San Paolo ci metto pure la cantillazione del “Credo negli esseri umani” di Mengoni raggiungo un risultato più grande. Eccellenza, lei ha trovato un linguaggio nuovo che attirando l’attenzione dei giovani ha registrato notevoli risultati. Che l’abbiano definita un Vescovo canterino poco importa, però ne è fautore…Con tutto il rispetto di chi dice che un Vescovo si banalizza, posso dire che mi banalizzo volentieri, perchè come dice ancora San Paolo “mi sono fatto tutto a tutti pur di salvare qualcuno”. Magari è banalizzante lo strumento, ma il messaggio non lo è: restate umani e restate umani soltanto amando, perciò impegniamoci ad amare come Gesù vuole. D’altra parte non è banale che l’unico comandamento che Gesù ci ha lasciato è “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Perciò chi lo sa fare lo faccia, se gli riesce, chi non lo sa fare però non disprezzi l’operazione d’amore perché di questo si tratta, per me è un gesto d’amore. Ho tanti giovani e li amo così come sono, ed ho bisogno di comunicare loro il messaggio di Gesù. “Predicare il Vangelo (…) è un dovere per me: guai a me se non annuncio il Vangelo! per citare sempre San Paolo. Il Vangelo, non si proclama solo con la bocca, è aprire varchi nel cuore dei ragazzi.