Due anni con papa Francesco

Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio saliva al Soglio di Pietro. Due anni intensi, fatti di incontri, parole, gesti significativi.

Sono passati due anni da quando Jorge Mario Bergoglio è salito al Soglio di Pietro. Era il 13 marzo del 2013, secondo giorno di conclave, quando il cardinale di Buenos Aires diventava Francesco. Due anni intensi, pieni. Il Papa che si fa compagno quotidiano, che sceglie di incontrare ogni giorno la gente nella Casa Santa Marta, che ogni mattina spezza il pane della Parola e dell’Eucarestia davanti alle telecamere. Il Papa della prossimità, che ama l’icona del buon samaritano e la pone dinanzi a sé per sognare il futuro della Chiesa di Dio. Il bravo fotografo possiede un tesoro. Specie se ha immortalato i primi istanti di una bella storia. L’istante in cui il Papa venuto quasi “dalla fine del mondo” si affaccia alla piazza più bella del mondo, la guarda, la incontra, vi si rapporta, vi affida se stesso. Si inchina, la benedice, le riscalda il cuore.

Il Papa che racconta, che fa memoria. Che affida ai taccuini dei giornalisti non un programma di governo, ma un desiderio d’amore: una Chiesa povera e per i poveri; una Chiesa capace di farsi compagna di strada dell’ultimo, del sofferente. A partire da chi siede sulla Cattedra di Pietro, chiamato, per vocazione, a presiedere nella carità la schiera dei chiamati, degli amati. Chiamato ad andare, senza paura, per servire chi ha perso la gioia del Vangelo, l’Evangelii Gaudium. Il Papa che esorta, che sprona, e che continuamente, con la voce calda della prima sera di metà marzo, invita a “non lasciarci rubare la speranza”, a non lasciarci dissuadere dall’ardore missionario. Perché di questo, oggi, c’è bisogno: di raggiungere i lontani, le periferie esistenziali – e quante sono, e chi sono – per portare un annuncio antico e sempre nuovo. Quello di un Dio che è amore e misericordia. Lo stesso Dio che si fa carne e che pure da sempre è logos, è ragione d’amore, le cui strade erano state solcate con pazienza amorosa dal grande Benedetto XVI nel suo luminoso pontificato.

Illuminato dalla fede, che è prova di ciò che speriamo, Francesco continua a percorrere le strade degli uomini. In Terra Santa, in Corea, in Brasile, in Albania, tra i giovani, tra gli anziani, tra i sacerdoti, tra i malati. Accarezzandoli, dialogando, confortando. Nonostante le prove, le angosce della cronaca internazionale. Nonostante il peso di guerre, odi, terrorismi sempre più crescenti, che sembra abbiano nuovamente deturpato l’umano. C’è da lavorare tanto, a proposito di questo. Francesco lo sa, continua a girare in papamobile, a cinguettare sulla rete. A stupirci, ogni giorno di più, con una idea nuova. Con un sorriso, con uno sguardo.