Primo Piano
Andare a votare. Le prime pagine dei giornali diocesani
I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, invitano all'impegno: "Guai a chi se ne infischia: si tira la zappa sui piedi. Astenersi dal voto, questa domenica, è la grande tentazione - rilevano le testate della Fisc -. Ma è anche il grande errore! È facile prevedere che ci sarà un calo di affluenza: la disaffezione aumenta e la gente è stanca di politica".
“Non lasciarsi tentare dall’astensionismo”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, mettono in guardia da questo rischio. “Guai a chi se ne infischia: si tira la zappa sui piedi. Astenersi dal voto, questa domenica, è la grande tentazione – rilevano le testate della Fisc -. Ma è anche il grande errore! È facile prevedere che ci sarà un calo di affluenza: la disaffezione aumenta e la gente è stanca di politica”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: riforma della scuola, referendum in Irlanda sulle unioni gay, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.Elezioni. “L’importanza di votare”. Viene messa in luce dalle riflessioni che ricordano che domenica 31 maggio si vota in alcune Regioni e Comuni. “Il passaggio elettorale di alcune Regioni e un numero consistente di piccoli e grandi Comuni ci richiama al senso di compartecipazione attiva alla vita pubblica. Guai se la responsabilità civica dovesse diventare uno stanco e inutile rito”, avverte Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino). “Votare un candidato o l’altro non è indifferente. L’indifferenza, semmai, è la nebbia che appanna la vista e non permette di capire la convenienza di spendersi per le idee in cui si crede, ‘prendendosi cura’ dell’altro e del mondo che ci circonda, anziché restare chiusi nell’individualismo che alla fine sconfina nell’infischiarsene della società, anche astenendosi dal voto e dalla partecipazione politica. Il voto è ancora essenziale e per questo invitiamo a recarsi alle urne e a convincere a farlo anche gli incerti: disertare la cabina elettorale è uno dei modi migliori per farsi del male, come singoli e come comunità”: lo scrivono i direttori dei 9 settimanali diocesani del Veneto. Anche Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), sottolinea l’importanza di votare: “Vi sono pure criteri di tipo etico, insieme alla onorabilità personale, e la considerazione del peso che in concreto il mio voto possa avere nel calcolo dei risultati. Ogni elettore dovrebbe domandarsi: chi di questi partiti e di questa coalizione e di questi candidati può dare di più e di meglio all’Umbria, considerando anche, come si mormora, che queste potrebbero essere le ultime elezioni di una regione, l’Umbria annessa ad una macro-regione che non si sa cosa e quale sarà. Un pensiero va rivolto anche sull’effetto che i risultati del voto regionale possa produrre a livello nazionale”. L’Ora del Salento (Lecce) chiarisce che “andare a votare non risponde soltanto all’esigenza di soddisfare un dovere civico come previsto dall’art. 48 della nostra Costituzione, ma rappresenta, nel sistema democratico, lo strumento attraverso il quale il corpo sociale controlla l’operato dei propri rappresentanti”. Per Amanzio Possenti, direttore del Popolo (Treviglio), “la Politica deve ritrovare il suo ‘essere’, come esperienza di vita quotidiana a contatto con la realtà comunitaria: se non torna ad affrontare con il piglio del fare o del voler fare tutte le questioni (ampie e importanti sul piano sociale, economico e di legalità piena) che lasciano il Paese nel dubbio di una soluzione positiva, il rischio è che sia sempre più inascoltata e accentui il divario del contatto con la gente”. Intanto, il 2 giugno è la festa della Repubblica e la Voce Alessandrina (Alessandria) commenta: “Ora, una Repubblica è in buona salute in primo luogo quando una larga maggioranza dei suoi cittadini riesce, pur nelle difficoltà della vita quotidiana (e questi anni sono anni di grandi difficoltà, per tante famiglie e per tante persone sole), a pensare e a praticare almeno un po’ di bene comune, a sperimentare e a insegnare ai più giovani le ragioni e la bellezza della legalità, contro le mafie e la corruzione”.Riforma della scuola. Tra i punti salienti della riforma della scuola, la Cittadella (Mantova) cita “in primo luogo l’utilizzo di fondi stanziati tanto per finanziare l’aggiornamento (ed era ora dopo che per decenni gli insegnanti erano l’unica categoria di professionisti – perché diciamocelo sinceramente devono essere anch’essi chiamati così – costretti a pagarsi di tasca propria tutte le occasioni di migliorare e approfondire le proprie competenze; così facendo si eliminano anche eventuali rimostranze sul fare aggiornamento) quanto per riconoscere il merito professionale”. Sempre sulla “buona scuola” scrive Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi): “La scuola italiana appare nuovamente piombata nel caos, in virtù di una legislazione che ha la pretesa di presentarsi come il ‘migliore dei mondi possibili’. In realtà, il ddl denota innumerevoli zone d’ombra e potrebbe nuocere soprattutto al principio della meritocrazia, ch’esso tanto sbandiera forse proprio perché, insieme alla pedagogia e alla democrazia, è il grande assente nel disegno legislativo”. Cammino (Siracusa) esprime un auspicio: “Ci si augura che l’attenzione dei senatori, la saggia interazione con sindacati e associazioni professionali, il lucido e obiettivo contributo di tutti, la disponibilità del Governo possano assicurare a ogni istituzione scolastica piena qualità, ad ogni alunno pieno successo, alla società intera una buona scuola che porti la comunità nazionale verso un futuro migliore”.Matrimoni gay, eterologa e famiglia. Partendo dal referendum in Irlanda sui matrimoni gay, Notizie (Carpi) osserva: “Non è la politica che deve fare il primo passo. È la famiglia che ha una missione da compiere: con ‘fede, libertà e coraggio’, cambiare rotta per far cambiare rotta alle cose”. L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) riprende un editoriale del Sir: “Il 62,1 per cento degli irlandesi ha detto ‘sì’ al matrimonio gay. I ‘no’ sono stati il 37,9%. Un risultato schiacciante che per la Chiesa cattolica irlandese ha rappresentato una vera e propria doccia fredda. Da mesi i vescovi si erano fortemente impegnati a spiegare ai propri fedeli le ragioni di votare ‘no’, di non aver paura a difendere la famiglia come unione tra un uomo e una donna”, ma “il popolo non li ha seguiti”. Anche il Popolo (Tortona) rilancia un editoriale del Sir nel quale si auspica che “la verità bussi alla porta della coscienza per avvertirla che il futuro dell’umanità non è in quel sì irlandese ed è oltre quel cielo d’Irlanda”. Il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) sottolinea che “nel Paese di san Colombano erano già possibili ‘unioni civili’ tra persone dello stesso sesso, ma il referendum ora le equipara anche nel linguaggio giuridico a un matrimonio vero e proprio”. A proposito di fecondazione eterologa scrive Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia): “Senza disturbare la fede, che fine hanno fatto l’amore e la valenza antropologica del legame affettivo che lega l’uomo e la donna sin dal loro esistere? Credo che un approfondimento vada fatto ‘perché l’umanità non ci risulti indifferente’, prima che le onde del mare erodano la sabbia sulla quale stiamo poggiando il futuro delle nostre famiglie”. Di problemi reali delle famiglie si occupa Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina): “Per la nostra città potrebbe costituire una proposta rivoluzionaria. Stiamo parlando del ‘Quoziente Cesena con fattore famiglia’. Verrà messo in discussione il prossimo 4 giugno in un Consiglio comunale convocato per la prima volta dalle minoranze. Una possibilità mai utilizzata in precedenza e per la quale la lista ‘Libera Cesena’ ha pensato di proporre questa delibera che potrebbe aprire un capitolo nuovo”. Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), ricorda: “È in famiglia che si scopre e si sperimenta la differenza sessuale come un bene destinato all’amore e alla gioia di vivere insieme”. Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), spiega che per ricordare l'”inutile strage” (il 24 maggio sono stati cento anni dall’entrata in guerra dell’Italia) “noi del Nuovo Torrazzo abbiamo deciso di seguire gli eventi della Grande Guerra dei cremaschi nei prossimi quattro anni, pubblicando lettere, diari, fotografie e tutto il materiale che ci verrà eventualmente consegnato”. Per il Nuovo Diario Messaggero (Imola), “siamo al centenario e la Grande Guerra è tutta da rivalutare, storia oscura che ancora vive in noi. Dovremo pensarla e ripensarla, quella guerra”, “cattedra di umana pietà, di ripensamento del senso di ogni violenza”. Uno sguardo al passato, a partire dall'”inutile strage”, e uno al futuro dell’Europa viene offerto da Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone): “In Spagna volano gli antagonisti di Podemos e in Polonia il nazionalista Duda vince le presidenziali. La Grecia con il suo debito spaventa l’Europa mentre la Germania preoccupa tutti per il suo rigore. In Italia è trionfato spesso un antieuropeismo da osteria. Attenzione: dalle divisioni sono nate due guerre mondiali. In Europa pare che si vada d’accordo senza fatica solo nello smantellare la famiglia, ora con le unioni gay, e nella dimenticanza delle proprie radici europee. L’Europa è alla ricerca di un’anima. Ce l’ha, quella cristiana, ma sembra non riconoscerla” Commentando i recenti risultati elettorali in vari Paesi europei, Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), osserva: “Nonostante i suoi limiti, l’Unione europea oggi risulta insostituibile; romperla o indebolirla significa indebolire la pace e la convivenza nel continente. Anche un’eventuale crisi dell’euro potrebbe avere effetti devastanti”. A proposito, invece, delle tragedie dei migranti nel Mediterraneo, “l’Europa sembra preferire di guardare al dito piuttosto che la luna: guardare all’immediato, al presente e al percepibile, che non invece alle prospettive delle generazioni future! È necessario e urgente collegarsi allo spirito dei padri fondatori, ma è anche importante abbandonare l’attuale approccio”, viene evidenziato sul Ticino (Pavia). “Che fare davanti a tanta violenza? La prima risposta sta nell’attivare il percorso inverso: ridare memoria e dignità agli uomini e alla loro storia”, afferma Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro). Il Corriere Eusebiano (Vercelli) ricorda che “oggi, sabato 30 maggio, alle 11 nella Sala del Trono dell’episcopio, verrà ufficialmente conferita la cittadinanza onoraria di Vercelli a padre Enrico Masseroni, arcivescovo emerito della diocesi eusebiana”. Si avvicina la chiusura della scuola: “Ad occuparsi dell’Estate ragazzi sono Comuni, parrocchie, cooperative, società sportive, Chiesa valdese, Istituti scolastici paritari, agriturismi. Un esercito di formatori dalle competenze didattiche e pedagogiche anche molto diverse”, sottolinea l’Eco del Chisone (Pinerolo). La Valsusa (Susa) ricorda che “i cavi dell’interconnessione elettrica tra l’Italia e la Francia” nel tratto tra Bussoleno e Salbertrand “non passeranno più sotto il manto stradale dell’autostrada del Frejus ma saranno interrati sotto la statale 24 del Monginevro”. Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. “Fra le sorprese dell’esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco (il documento del nostro presente e del nostro futuro) emerge per la sua importanza il forte richiamo al sensus fidei, una dottrina tipica del concilio Vaticano II, di cui si erano praticamente perse le tracce anche per colpa della teologia”, afferma Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia). Richiamando l’invito del vescovo a “celebrare il Corpus Domini come evento diocesano dell’anno sabato 6 giugno alle ore 20.30”, Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini), scrive: “L’invito del vescovo è di portare, e non solo simbolicamente, Gesù nelle nostre strade, sulle nostre piazze, come lui annunciava la Buona Notizia per le strade e le piazze della Palestina. Di farlo un giorno per imparare a farlo sempre”. Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), propone un’intervista al neo eletto vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, finora vicario generale della diocesi di Avellino, monsignor Sergio Melillo, che parla del suo impegno futuro: “Avrò cura della formazione e del coinvolgimento di tutti in ogni singola realtà della diocesi, mostrerò attenzione per le famiglie che costituiscono il nucleo di formazione per eccellenza, dove si forma la persona, dove i bambini ricevono le prime nozioni sulla vita e dove i genitori sono chiamati ad affrontare insieme le piccole e grandi difficoltà della vita quotidiana”. “Con la forza dello Spirito Santo la Chiesa è oggi come sempre ‘in uscita’, con le porte spalancate per accogliere e per andare incontro a ogni persona ferita, in ricerca, dubbiosa, desiderosa di conoscere il Cristo, aperta all’incontro con l’Assoluto”, evidenzia Logos (Matera-Irsina). Maria Cecilia Scaffardi, direttore di Vita Nuova (Parma), parla della “tre sera” di preparazione in vista di Firenze 2015, mettendo al centro il “Volto” e i “volti”: “Fissare il volto di Cristo, per farlo vedere, ma anche per saperlo scorgere, riconoscere e servire nel volto degli altri, in particolare di coloro con i quali egli stesso si è voluto identificare”. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), ricorda i cristiani martiri di oggi e monsignor Romero beatificato sabato 23 maggio: “Nel giubileo del 2000 Giovanni Paolo II lo commemorò nella giornata dei nuovi martiri”. Rifacendosi alle parole del cardinale Angelo Bagnasco sulla necessità di fasi comprendere dal popolo di Dio, Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì), sottolinea: “In ballo è una condivisione appunto della stessa fede che non può essere complicata o artefatta o per addetti ai lavori, ma proposta nella ferialità della gente… che vi aggiunge i propri gesti, la propria ricerca, la propria fatica, le proprie attese, la propria testimonianza (ovviamente non priva di limiti)”. Per Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), “essere testimoni è liberante. Anche se impegnativo. Occorre dire dei no, anche nella vita di tutti i giorni, magari di fronte alle facili scorciatoie”. Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), precisa: “La fede cattolica non è da catacombe, non è da sacrestia, non è da piccole comunità soddisfatte di stare bene insieme perché fanno la gita o festeggiano questo o quello, non è da associazioni paghe di se stesse e del loro dorato isolamento”. “‘Servire Deo regnare est’, riporta il rito dell’ordinazione diaconale”: lo rammenta Vittorio Croce, direttore della Gazzetta d’Asti (Asti), a proposito dell’ordinazione diaconale del seminarista a Enrico Fileppi. Irene Argentiero, direttore del Segno (Bolzano-Bressanone), segnala che sabato i sinodali saliranno al santuario mariano altoatesino di Pietralba “per vivere una giornata che sarà scandita al mattino dalla quinta sessione di lavori e, al pomeriggio, dalla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Muser, alla quale parteciperanno anche fedeli provenienti da ogni parte della diocesi”. Ezio Bernardi, direttore della Guida (Cuneo), ricorda i settant’anni del giornale: “In settant’anni la Guida è cambiata, com’è cambiata la società. La sua funzione è rimasta la stessa: svolgere il compito primario dell’informazione all’interno della comunità cuneese, di cui il giornale è parte attiva, mettendo a tema la ricchezza della propria dichiarata ispirazione cristiana e diocesana”.