Parole Ostili. “Ripassiamo” insieme le regole per comunicare correttamente

Nato nel 2017, il manifesto ha avuto tantissime adesioni a partire dalla FISC di cui facciamo parte. Si tratta di una sorta di “dieci comandamenti” della comunicazione efficace e rispettosa, utili a muoversi nei diversi contesti che abitiamo

Parole o stili? Un gioco di parole (appunto) che richiama ad una scelta da fare tra cosa dire e come dirlo. Sì, perché comunicare non è solo “dire” qualcosa, ma scegliere un modo preciso, uno stile appunto. Nasce da questa necessità, quella di riaffermare con saggezza come comunicare per non offendere i nostri interlocutori, il “Manifesto della comunicazione non ostile” ideato e stilato nel 2017 dall’Associazione no-profit Parole O_Stili di Trieste con l’obiettivo di responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a scegliere forme di comunicazione gentili declinate, poi, nei diversi e sfaccettati ambiti della nostra società. Li potremmo definire come una sorta di “dieci comandamenti” della comunicazione efficace e rispettosa, utili a muoversi nei diversi contesti che abitiamo a partire dal web (luogo nel quale il linguaggio è troppo spesso ostile e indifferente), alla politica (dove troppe volte il turpiloquio e la brutalità la fanno da padrona), passando per la scuola (è lì che bambini, ragazzi e adolescenti devono essere educati a saper ben comunicare) e le aziende (per favorire un dialogo trasparente e sincero fra aziende, clienti e stakeholder). Ai “luoghi” già citati si aggiungono poi lo sport (per ristabilire un contatto diretto, sincero e fondato sui valori nobili dello sport, così da evitare un linguaggio ostile nel tifo e nella comunicazione), la pubblica amministrazione (dove c’è bisogno di instaurare un dialogo “non ostile”, primo vero presupposto per la partecipazione civica), e della scienza (per favorire una narrazione corretta, semplice e non ostile della scienza e delle sue storie).Così diventa nostro dovere promuovere e far conoscere questo importante e prezioso lavoro (quest’anno la kermesse è stata trasmessa in straming l’8 e 9 maggio) che ha l’ambizioso progetto di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete, diffondendo l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti. Parole che, come ben sappiamo, possono commuovere, unire oppure ferire, offendere, allontanare. Quindi il richiamo sempre più pressante a sceglierle con cura e a soppesarle soprattutto negli ambienti virtuali (è partito proprio con questa intenzione la creazione e la diffusione del manifesto) dove, dietro lo schermo di un computer, ci sono persone reali che possono essere ferite da quello scriviamo. Quindi un manifesto che ci richiama alla nostre responsabilità, ricordando quanto siano importanti le nostre idee, a patto che siano espresse in maniera socialmente sostenibile.Tanti sono stati i premi ricevuti (come “La Medaglia di Rappresentanza per la III edizione dell’incontro annuale dal Presidente Mattarella”); i firmatari e le adesioni formali di comuni, enti, federazioni (come la FISC di cui facciamo parte) che in questi anni hanno arricchito e impreziosito il cammino di conoscenza e promozione di queste pratiche di buon senso che, quanto più saranno recepite, tanto più renderanno migliore il nostro stare insieme.

Fake news. Condividere è una responsabilità

In questo periodo di quarantena ne abbiamo lette e sentite davvero di tutti i colori. Tra siti d’informazione dalla dubbi attendibilità ai social, senza dimenticare i messaggi virali diffusi sulle chat WhatsApp, le false notizie sono state lette e condivise da milioni di utenti che troppo spesso e con troppa leggerezza disattendono uno dei sette punti del “Manifesto della comunicazione non ostile” condividendo notizie e contenuti senza averli “letti, valutati e compresi”.Dal “tagliarsi la barba evita il contagio”, alla notizia che “i bambini non rischiano di essere contagiati dal nuovo coronavirus”, oppure che “gli extracomunitari sono immuni all’epidemia grazie al vaccino contro la Tubercolosi”, sono state diverse le bufale che hanno accompagnato questa lunga quarantena. Queste sono solo alcune delle bufale che fanno parte della lunga lista messa a punto e aggiornata quotidianamente sul sito del Ministero della Salute. Ad oggi si contano 65 notizie false (si tratta solo della notizia in sé, la loro diffusione è stata esponenziale) puntualmente smentite e spiegate una per una. Secondo uno studio portato avanti dall’Ordine dei giornalisti della Campania e Corecom con la collaborazione di Agcom e Polizia postale che ha analizzato 1600 link a settimana riguardanti il coronavirus si sono avuti questi risultati: il 24,21% sono fake news; il 10,64% va inquadrato nel “complottismo”; l’11,21% nell’”acchiappaclic“; il 34,56% è totale disinformazione; il 19,37% appartiene a whatsapp e social. Tra le bufale analizzate anche le false foto dei pazienti curati per strada o i falsi buoni spesa attraverso link a quiz. È falso il messaggio sulla vendita della benzina senza tasse, falsa la notizia che il Covid-19 sarebbe stato creato da Bill Gates in accordo con le case farmaceutiche, falso che la rete 5G aumenta la diffusione del Covid-19 e tante altre ancora. Tra le potenziali truffe analizzate sui social le più numerose riguardano la vendita di mascherine, nel periodo più urgente, quando non si trovavano, e a prezzi stratosferici. Ma sono stati offerti anche prodigiosi respiratori, disinfettanti e persino un antiepidemico giapponese di “provata” affidabilità.