Spazio Donna. Una mission per il genio femminile

Una realtà nata per favorire percorsi di empowerment personalizzati

Un luogo tutto al femminile. Uno Spazio, appunto, nel quale accogliere, valorizzare, promuovere le donne. Nato grazie al lavoro e all’intuizione del Mo.Ci. Cosenza grazie ai rapporti instauratisi con WeWorld, l’OnG con sede a Milano, che da diversi anni è impegnata in una serie di progetti in tutto il mondo a sostegno dei diritti delle donne, bambini, bambine, comunità locali e che lo scorso settembre ha deciso di aprire una sua sede nella nostra città, la prima in Calabria, che siamo andati a visitare.Quando entriamo in Spazio Donna – in via Sant’Antonio dell’orto – troviamo ad accoglierci la coordinatrice Maria Grazia Martire che insieme a tutta l’equipe ci raccontano i primi mesi di questa importante e coraggiosa iniziativa. “L’inaugurazione di questi spazi è avvenuta nello scorso mese di ottobre e finora abbiamo vissuto il ‘dramma’ di non poter pubblicizzare come avremmo voluto tutti gli eventi che proponiamo per ‘paura’ di attirare un numero elevato di persone e quindi creare assembramenti” – ci spiega la psicoterapeuta Martire mentre ci accompagna a visitare uno degli spazi allestiti per le diverse attività che comunque in questi mesi hanno coinvolto una cinquantina di donne. “Il nostro non è un centro antiviolenza; non abbiamo un’area legale, quindi non offriamo quei servizi dei quali si occupano direttamente i CAV” – tiene a precisare la coordinatrice -. “La nostra mission è quella di essere un centro per l’empowerment femminile. Un posto vivo nel quale circolano, si incontrano e si raccontano le donne che in qualche modo vengono ‘attratte’ dalle attività che proponiamo”. Attività che spaziano dal corso di yoga a quello delle treccine, dal caffè dal mondo al cineforum, insieme ad altri incontri di taglio più culturale e a quelli di economia domestica. “Questo è uno spazio tutto per le donne, utile a combattere quell’isolamento che è una delle principali piaghe per quante vivono situazioni pesanti, perché isolate a causa di relazioni viziate da gelosia, paura, diritti negati. Grazie alle nostre attività riusciamo a entrare in sintonia; si instaura così una relazione di fiducia grazie alla quale le donne riescono ad aprirsi, a raccontarsi. Così quando una donna si apre e racconta la sua storia si riesce a fare un progetto personalizzato così come prevede la metodologia Spazio Donna”. Una dolce strategia, quindi, per capire perché, ad esempio, “quella donna ha smesso di guidare o fa fatica ad emanciparsi dal punto di vista economico provando, magari, a cercare un lavoro” ci spiega ancora la dottoressa Martire, che sottolinea quanto questa non sia una situazione comune a tutte le donne che vivono questo spazio, che comunque si sta rivelando un luogo fondamentale per “cogliere alcuni aspetti che sono l’anticamera della violenza, provando così ad anticiparli attraverso percorsi di emancipazione che aiutano la donna a diventare più consapevole delle proprie capacità e delle difficoltà che sta vivendo”. Difficoltà o situazioni complicate che spesso nascono e si sviluppano all’interno della famiglia, ma che se ben “sfruttate” possono aiutare anche la coppia “facendo evolvere il rapporto, proprio grazie all’empowerizzazione della donna”.Così tra i primi risultati ci sono quelli di tre donne che vengono aiutate a riprendere a guidare, e di una che sta studiando per conseguire la patente. Insieme a questi ci sono gli eventi volti a promuovere la cultura della non violenza e della reciprocità “come quello che abbiamo fatto in diretta Facebok con la giornalista Francesca Nava che ha raccontato attraverso l’intervista a Zehra Dogan il massacro del popolo curdo” – ci racconta ancora la coordinatrice della sede bruzia mentre ci accompagna a visitare i restanti locali della sede bruzia: la reception, una sala per le attività, la child room e la sala per i colloqui individuali. Sede che a breve avrà a disposizione un altro spazio nel quale poter fare incontri all’aperto da sfruttare soprattutto nei mesi estivi “che ci consentiranno, speriamo, di poterci aprire ancora di più e offrire i nostri servizi”. Servizi che, come tiene a sottolineare la dottoressa Martire, “sono sì aperti a tutte le donne, ma che dobbiamo riservare a quante ne hanno veramente bisogno; a quelle che rientrano in un target ben definito, in modo da non trasformare questo spazio in un centro ricreativo, ma in quel luogo che crea percorsi di empowerment personalizzati”.

L’equipe: crediamo molto nel lavoro di squadra

Insieme alla coordinatrice Maria Grazia Martire abbiamo incontrato l’intera equipe di professioniste che la affiancano in questo delicato lavoro.Giorgia Falco è la responsabile del settore orientamento al lavoro e servizi sul territorio. “Con il nostro servizio proviamo a rispondere alle esigenze particolari che ci arrivano dalle utenti provando a strutturare percorsi personalizzati” ci spiega Giorgia. “Ad esempio stiamo aiutando una donna straniera a convalidare i suoi titoli di studio”. Fasi del percorso che avvengono attraverso diversi step che “sono condivise da tutta l’equipe. Crediamo molto in questo tipo di approccio che ci consente di confrontarci su tutte le situazioni e di rimettere ogni tassello al suo posto”. Tasselli che molto spesso vengono individuati da Yvette Samnick, originaria dal Camerun, che cura un laboratorio all’interno del quale le donne imparano a fare le treccine ai capelli. “Questo laboratorio ci aiuta ad osservare meglio le donne che entrano in questo Spazio aiutandoci a capire quali sono le dinamiche che vivono all’interno della coppia e della famglia; perché tra una chiacchierata e l’altra abbiamo modo di ascoltare proprio quello che non verrebbe mai detto in un colloquio più diretto, individuale, al quale magari si arriverà in un secondo momento”. A chiudere il cerchio il prezioso lavoro di Alessandra Menniti, responsabile della child care che, grazie all’accoglienza dei più piccoli, permette alle mamme di frequentare lo Spazio e “prendersi così cura di sé, con dei momenti di libertà e di crescita dedicati a loro. Inoltre attraverso il lavoro con i bambini – ci spiega ancora Alessandra – riusciamo a cogliere diversi segnali proprio perchè i più piccoli esprimono in maniera meno filtrata quanto succede intorno a loro”.