Primo Piano
La rivoluzione della sharing economy
Le destinazioni turistiche meno note crescono grazie alle nuove tecnologie e al web
Le destinazioni turistiche meno note grazie alle nuove tecnologie vivono un periodo di crescita e sviluppo. La sharing economy ha donato nuove opportunità ai luoghi minori, in particolare i borghi che stavano attraversando un periodo difficile a causa dello spopolamento. La rinascita dei piccoli borghi è stata resa possibile dalla diffusione di buone pratiche che, con l’aiuto di Internet ha portato una maggiore crescita sociale, economica e turistica. Le opportunità di emergere sul mercato internazionale sono aumentate grazie all’avvento del web e dei social network. Le nuove tecnologie aiutano infatti a superare problemi di accessibilità e di isolamento di alcuni luoghi. La condivisione delle proprie risorse e i canali di comunicazione sempre più democratici sono stati la base per la creazione di una nuova economia basata su autenticità, esperienze uniche e di conseguenza un turismo lento e legato ai borghi rurali. La ricerca di esperienze uniche fuori dai soliti percorsi turistici ha consentito ai borghi di diventare negli ultimi anni mete appetibili in tutto il mondo. Il desiderio di vivere lo stile di vita semplice, lontano dalla frenesia del modo di vivere moderno, ha reso i piccoli centri il fulcro delle attività turistiche più di tendenza. Il fascino dei borghi è aumentato anche grazie al turismo lento, che ha trovato nei borghi la sua massima espressione in termini di esperienza unica e autentica. Il contatto con la popolazione locale, con le tradizioni antiche, la gastronomia, gli usi e i costumi, la natura, il paesaggio, permette di accrescere il potenziale attrattivo di queste località con alti tassi di spopolamento. Lo sviluppo turistico dei centri minori crea numerose opportunità per la rinascita dell’economia locale, con l’incremento inoltre di servizi essenziali. Tra le opportunità offerte dalla valorizzazione dei piccoli borghi ci sono, ad esempio, il recupero degli edifici abbandonati, la rinascita di antichi mestieri, il potenziamento dell’agricoltura locale e delle produzioni genuine e a chilometro zero, la tutela del paesaggio tradizionale e soprattutto la partecipazione dei residenti nelle attività connesse alla promozione del borgo e delle sue peculiarità. In Italia i borghi sono i protagonisti del turismo negli ultimi anni, anche grazie al Piano Strategico di Sviluppo del Turismo 2017-2022, un piano quinquennale che prevede la partecipazione attiva della popolazione residente, al fine di valorizzare il territorio nella sua totalità. La curiosità che suscitano le destinazioni minori e il desiderio di vivere esperienze fuori dai soliti circuiti vacanzieri, hanno permesso ai borghi di potenziare la loro economia, puntando sulla valorizzazione delle risorse esistenti, come le abitazioni in stato di abbandono nei centri storici. Inoltre, lo sviluppo turistico delle realtà minori ha contribuito alla rinascita di antiche botteghe, oggi al centro del turismo esperienziale; infatti, è frequente in questa tipologia di viaggio voler conoscere come vengono realizzate le produzioni artigianali, visitando le botteghe e spesso anche provando realmente l’esperienza di creare con le proprie mani dei prodotti, siano essi souvenir o delizie gastronomiche. Le nuove tecnologie aiutano a essere presenti sul mercato attraverso una serie di strumenti e piattaforme. L’economia della condivisione, conosciuta anche come sharing economy, è stata la novità degli ultimi anni che ha permesso alle destinazioni meno note di emergere nel mercato turistico. È necessario precisare però che le attività riconducibili alla sharing economy non sono del tutto nuove, infatti esistono fin dall’antichità, come ad esempio il baratto, il prestito, la condivisione e lo scambio di beni. Un esempio virtuoso in Calabria è San Floro (CZ). Qui, grazie all’intuizione di alcuni giovani del luogo, è stata ripristinata l’antica tradizione della seta, attraverso l’allevamento dei bachi. L’economia del territorio è ripartita, valorizzando l’intera area e attirando attenzione nei confronti sia dell’azienda, sia nei riguardi di altre produzioni ad essa collegate, come quelle agroalimentari. La cooperativa Nido di Seta infatti, oltre a curare la filiera della produzione della seta, lavora anche le more di gelso, realizzando prodotti biologici e a chilometro zero, come la confettura e il liquore di more gelso. Anche il turismo ne ha giovato, infatti i giovani della cooperativa hanno puntato sull’esperienza all’interno del borgo, proponendo fattorie didattiche per il turismo scolastico, la visita al Museo della Seta che custodisce i cimeli della storia della seta a San Floro, un percorso naturalistico per scoprire il gelseto e la possibilità di vedere dal vivo come nasce la seta.