Chiesa
Le prospettive del card. Bagnasco: da Firenze un nuovo cammino per la Chiesa italiana
Il presidente dei Vescovi italiani ha tratto le conclusioni del convegno ecclesiale nazionale fiorentino. una conversione pastorale che metta al centro Cristo.
“Un nuovo punto di partenza per il cammino delle nostre comunità e dei singoli credenti”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha fornito le prospettive al termine del quinto Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. “Un’occasione di grazia e un tempo di ascolto della Parola e della volontà di Dio sulla nostra Chiesa”, che si è espresso nella collaborazione e nel lavoro di delegati, volontari e istituzioni civili ed ecclesiali italiane e fiorentine. Bagnasco ha considerato, in diversi spunti, le varie occasioni di dialogo e riflessione emerse all’interno del Convegno, traendo alcune conclusioni a partire proprio dalle cinque vie proposte ai partecipanti. In fine, emerge, per la Chiesa italiana “un impegno di conversione finalizzato a individuare le parole più efficaci, le categorie più consone e i gesti più autentici attraverso i quali portare il Vangelo nel nostro tempo agli uomini di oggi”. per questo, il card. Bagnasco ha scongiurato “il clericalismo dei laici”, invitando i delegati ad “abitare cristianamente il territorio ed evangelicamente la storia”. Una sfida, dunque, che ha trovato nei tavoli di lavoro un’espressione di carattere “sinodale” – e il card. Bagnasco lo sottolineerà due volte nel corso della sua relazione finale. “un cammino che ci ha fatto sperimentare la bellezza e la forza di essere parte viva del popolo di Dio, sostenuti dalla comunione fraterna”, e che però “esige anche un metodo, all’insegna della concretezza, del confrontarsi insieme sulle questioni che animano le nostre comunità”. Un cammino che ha messo al centro il Cristo e che solo in Gesù, “ragione della nostra vita”, “trova la sua fonte e che ci apre quindi alla condivisione”, e rende tutti “responsabili gli uni degli altri”, “ben sapendo che “non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere”. A muoversi subito, però, senza attendere l’altro, devono essere i credenti, chiamati ad “uscire”: “Dobbiamo anzitutto uscire, andare. Non basta essere accoglienti: dobbiamo per primi muoverci verso l’altro, perché il prossimo da amare non è colui che ci chiede aiuto, ma colui del quale ci siamo fatti prossimi”. L’opzione preferenziale per i poveri, secondo la gratuità, Bagnasco la richiama e cita papa Francesco, fa scaturire la beatitudine evangelica e rivela il volto misericordioso del Padre, oggi al centro del prossimo anno giubilare. Nella Chiesa, ha detto il porporato, ognuno “deve incontrare un segno dell’amore e della tenerezza di Dio, e uno strumento di unità”. Un sacramento della salvezza di Dio che risponde proprio a quel “bisogno di salvezza da parte di un’umanità fragile e ferita”, per una sollecitudine da cui “muove lo stesso progetto educativo del decennio in corso, declinato nelle cinque vie indicate dal Convegno che tracciano la via missionaria da percorrere per portare a tutti il messaggio di speranza che proviene da Vangelo, e per ricostruire, sulla base di principi più solidi, un tessuto sociale maggiormente vivibile e solidale, che veicoli valori autentici e umanizzanti, e faciliti il conseguimento di una felicità vera e non surrogata”. Una via che intrecci lo sguardo di Gesù, “ispirazione di un nuovo umanesimo”, con l’obiettivo di realizzare “la ricostruzione dell’umano, che la Chiesa avverte come suo compito primario e inscindibile dall’annuncio del Vangelo”, e che “passa da un’attenta conoscenza delle dinamiche e dei bisogni del nostro mondo, quindi dall’impegno a un’inclusione sociale che ha a cuore innanzitutto i poveri”. Tale impegno – per il card. Bagnasco, “muove da un costante riferimento alla persona di Gesù Cristo, modello e maestro di umanità, che dell’uomo è il prototipo e il compimento”. Gesù Cristo, in somma, in questo “nostro mondo, spesso così esposto al rischio dell’autosufficienza o alla tentazione di ridurre Dio ad astratta ideologia”, “rappresenta l’antidoto più efficace”. Da Bagnasco anche un riferimento alla famiglia, a pochi giorni dalla conclusione del sinodo, alla scuola come “luogo dell’educazione”, di cui il fondamento e senza dubbio Gesù. La fede in Cristo, per renderlo presente agli occhi del mondo, esige “uno stato di continua missione”. Con la via del trasfigurare, la Chiesa del dopo Firenze deve annunciare dopo essere “uscita e creato fraternità”, e operare per “scardinare le strutture di peccato e di oppressione, facendo sì che l’umanesimo appreso da Cristo diventi concreto e vita delle persone, fino a raggiungere ogni luogo dell’umano”.