Editoriali
Non è forse questo il sentiero verso Firenze?
Dalle parole del cardinale Biffi al Convegno ecclesiale. Gesù è al centro della vita e della testimonianza cristiana.
“…nessun popolo e nessuna cultura può colpevolmente ignorarlo senza disumanizzarsi, nessuna epoca può ritenerlo superato anche se tutte più o meno sono portate a pensarlo; nessun uomo può coscientemente staccarsi da Lui senza perdersi come uomo”.È un pensiero colto da “Gesù di Nazaret, centro del cosmo e della storia”, un piccolo libro di Giacomo Biffi pubblicato nel 2000, anno del Grande Giubileo. Alla notizia della morte di persone che hanno lasciato una traccia verso il futuro si corre a cercare nella libreria di casa i testi scritti da loro. Si sfogliano per ritrovare parole che non si consumano nel tempo e con il desiderio di esprimere un sentimento di gratitudine. Così è accaduto l’11 luglio quando i media annunciavano la morte dell’arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1985. E nell’orizzonte di quelle pagine, che lasciano trasparire la bellezza e la provocazione di un dialogo fecondo tra fede e cultura, appare la scritta “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” posta come titolo al V Convegno nazionale della Chiesa italiana che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre. Un tema impegnativo che il cardinale Biffi rende provocatorio con questa riflessione: “Egli è il Signore, e chiede spazio nei nostri pensieri, nelle nostre decisioni, nella nostra vita”. Parole come colpi leggeri e insistenti alla porta della coscienza nell’intento di toglierla dal torpore e dalla tiepidezza. Torna alla mente la costatazione, amara ma non certo rassegnata, di un parroco che, riflettendo sulle attività estive con i ragazzi, ricordava quanto Gesù Cristo sia oggi assente nella vita degli adulti, in particolare dei genitori, e come questa assenza si rifletta sulla crescita delle nuove generazioni. Ai bordi della cronaca si registrano fatti che attestano quanto sia reale e diffusa questa rimozione ma anche si osservano percorsi che confermano la fiducia del card. Biffi in un movimento diverso: “Egli è il Signore, e non può essere estromesso da nessun angolo dell’esistenza. Egli è il Signore anche se non si impone a nessuno ma si propone senza pause alla libera adesione di tutti. La gioia che egli esiste vince ogni possibile tristezza dei nostri giorni. Gli occhi che l’hanno contemplato nella fede non possono più guardare il mondo e la storia con disperazione. Il cuore che si è aperto a Lui, si è aperto all’universo e non può più rinchiudersi nella propria grettezza”. Non è forse questo il sentiero verso Firenze che la Chiesa italiana sta percorrendo? Non è forse questa la risposta più bella, l’invito più cordiale a chi ancora ritiene che “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” sia un tema astratto, un tema lontano dalla vita, un tema non coinvolgente? Non è forse un ulteriore invito, a uomini e donne pensanti, a mettersi alla ricerca di risposte alte alle domande della vita per giungere all’incontro con la Risposta?