Chiesa
Il nunzio Jurkovic: l’incontro tra Francesco e Kirill avrà conseguenze pratiche
Intervista al nunzio apostolico di Russia, monsignor Ivan Jurkovič, a poche ore dallo storico incontro tra Francesco e Kirill: "È un’immagine che ci manca. E le immagini hanno un carattere simbolico. Consolano la gente. Danno coraggio. L'incontro avrà conseguenze pratiche che ora non sappiamo, ma che verranno annunciate ufficialmente. Già il fatto stesso dell’incontro supera qualunque contenuto. Ha un valore simbolico enorme. Sarà portatore di consolazione e nuova serenità per la gente".
Una veglia di preghiera ieri sera a Mosca, alle 20.45, nella cattedrale della Immacolata Concezione. I cattolici di Russia hanno deciso di sostenere così, nella preghiera, lo storico incontro oggi a Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. “Un evento storico – dice da Mosca il nunzio apostolico della Federazione russa, monsignor Ivan Jurkovič – a cui guardano non solo i cristiani, ma il mondo intero, e dice che la riconciliazione è un processo lungo ma possibile, nonostante le difficoltà”.
A molti, l’incontro tra il Papa di Roma e il Patriarca di Mosca sembra un sogno che si realizza. Lei come lo vede?Certamente, come dice lei, direi qualcosa di simile.
La portata di questo momento la si capirà meglio nella prospettiva storica. Stiamo vivendo un momento tanto atteso, preparato negli anni da tanta buona volontà. Un processo che ha dovuto passare tappe non facili per arrivare a questa felice conclusione.
Come si sta vivendo a Mosca l’incontro a Cuba?Mi sembra che da parte della società russa ci sia un’attesa serena, molto bella. Da una parte, è come se stia succedendo qualcosa che sembrava essere così difficile. Dall’altra, stiamo assistendo a qualcosa che era tanto atteso. Come succede spesso nella storia, mi sembra che anche il momento in cui si realizza questo incontro sia un tempo storico tanto propizio.
Che ruolo ha avuto la Chiesa cattolica russa in questo processo e come si è mossa in questi anni per favorire il più possibile questo passaggio?Penso che il fatto più positivo sia la nuova comprensione della nostra presenza in Russia. Quando è arrivato il miracolo della libertà, all’inizio era tutto nuovo. Nessuno si aspettava che si potesse avere una libertà, anche religiosa, con queste proporzioni e la libertà potesse essere compresa con termini nuovi e moderni come parte essenziale della dignità umana. Con il passare del tempo, con la maturazione della coscienza, anche delle Chiese, è venuto fuori che per la comunità cattolica era ed è essenziale avere buone relazioni con l’ortodossia. Noi ci troviamo a vivere in un contesto culturale che è caratterizzato dall’ortodossia. Pertanto è sembrato chiaro che non solo è necessario trovare il posto giusto in questo contesto. Abbiamo capito nel tempo che è anche la bellezza della nostra Chiesa. Adesso, abbiamo capito che per l’autocomprensione della Chiesa cattolica russa è necessario un vero intendimento con l’ortodossia. E se ciò è successo, in gran parte è merito di monsignor Paolo Pezzi (arcivescovo di Mosca, ndr), di tutti i vescovi e dei fedeli cattolici: molti sono famiglie miste dove la condizione di poter vivere tra persone di differenti tradizione religiosa è pratica di vita quotidiana.
Lei ritiene possibile che dietro il “sì” del Patriarca ci sia anche il presidente Putin? Non posso commentare. Indubbiamente viviamo in una condizione favorevole che ha portato a questo incontro.
Nella storia tra Roma e Mosca hanno pesato molto alcune questioni importanti tra cui anche l’accusa alla Chiesa cattolica di proselitismo. Lei cosa si attende da questo incontro. Veramente si può sperare che in due ore queste questioni vengano risolte? Quello che succederà, non lo possiamo sapere perché è troppo presto. Quello che mi sembra che si può sottolineare fin da adesso è il valore simbolico di questo incontro. Noi abbiamo bisogno di questa immagine. Senza questa immagine la Chiesa non si può considerare sana. Basta pensare come fu terapeutica l’immagine dell’abbraccio del Patriarca Atenagora e Papa Paolo VI negli anni Sessanta. Per decine di anni quell’immagine è stata appesa sui muri delle nostre chiese. È un’immagine che ci da una maturità anche religiosa.
L’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill è un’immagine che ci manca. E le immagini hanno un carattere simbolico. Consolano la gente. Danno coraggio. Sono segno di speranza.
L’incontro ha di per sé un grande valore che poi avrà conseguenze anche pratiche, che ora non sappiamo e che verranno annunciate ufficialmente. Già il fatto stesso dell’incontro supera qualunque contenuto. Ha un valore simbolico enorme. Sarà portatore di consolazione e nuova serenità per la gente.