Amoris Laetitia, il prisma della famiglia e il poliedro della realtà

Anche la geometria nel linguaggio di papa Francesco per descrivere le diverse situazioni familiari.

Il prisma della famiglia e il poliedro delle diverse situazioni ai quattro angoli del pianeta. La Chiesa, in particolare quella italiana, sembrano quasi fare geometria, per descrivere l’umano e, all’interno della società, la rilevanza della famiglia. Un percorso recente che va da Filadelfia all’esortazione Amoris Laetitia, passando per il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Papa Francesco, all’udienza generale del 30 settembre 2015, di ritorno dal lungo viaggio in America, disse: “culmine del viaggio è stato l’Incontro delle Famiglie a Filadelfia, dove l’orizzonte si è allargato a tutto il mondo, attraverso il ‘prisma’, per così dire, della famiglia. La famiglia, cioè l’alleanza feconda tra l’uomo e la donna, è la risposta alla grande sfida del nostro mondo, che è una sfida duplice: la frammentazione e la massificazione, due estremi che convivono e si sostengono a vicenda, e insieme sostengono il modello economico consumistico. La famiglia è la risposta perché è la cellula di una società che equilibra la dimensione personale e quella comunitaria, e che nello stesso tempo può essere il modello di una gestione sostenibile dei beni e delle risorse del creato”. La frammentazione della famiglia, la sua “decostruzione” anche morale e giuridica poi ampiamente analizzata dal Papa nell’esortazione post sinodale, era altrettanto emersa nel corso dei due Sinodi, quando i Padri avevano descritto le situazioni familiari relativi alle loro latitudini. Questioni che riguardano le convivenze, le nuove unioni, i giovanissimi e gli anziani. Ecco perché l’immagine del prisma appare calzante. Scrivono Maria Antonietta e Sandro Pintore, in “Le tante facce del prisma-famiglia. Come accompagnare le coppie dopo la celebrazione del matrimonio”, da L’Ortobene del 16 novembre 2014. “Per Papa Francesco la realtà della famiglia è più simile a un prisma che a una sfera. Il prisma ha diverse facce, non tutti suoi punti sono equidistanti dal centro. Ha anche pareti lisce e spigoli più o meno appuntiti. La sfera è tutta liscia, senza spigoli, con ogni punto equidistante dal centro. Affrontare le tematiche familiari significa più che mai avere a che fare con le tante facce di un prisma: separati, divorziati, conviventi, unioni civili, coppie di fatto, coppie omosessuali, la debolezza della figura paterna, le violenze e gli abusi su donne e bambini, la tratta dei minori, le droghe, l’alcolismo, la ludopatia, la dipendenza da social network che impedisce il dialogo in famiglia e ruba il tempo libero alle relazioni interpersonali, le varie teorie tra cui quella del gender, la conciliazione tra famiglia e lavoro, il lavoro che non c’è, una grave malattia, la vecchiaia, la morte di una persona cara, le guerre, l’immigrazione”. Francesco, in Amoris Laetitia, confida “che il cammino sinodale ha portato in sé una grande bellezza e ha offerto molta luce. Ringrazio per i tanti contributi che mi hanno aiutato a considerare i problemi delle famiglie del mondo in tutta la loro ampiezza. L’insieme degli interventi dei Padri, che ho ascoltato con costante attenzione, mi è parso un prezioso poliedro, costituito da molte legittime preoccupazioni e da domande oneste e sincere” (AL, 4). Il poliedro è la famiglia nella quale è racchiuso anche il prisma, e nel nostro caso è l’espressione delle esperienze più locali e più lontane, perché “è sano prestare attenzione alle realtà concrete” (AL, 31). Del resto, nel corso delle due assisi sinodali era stato chiesta più volte al Santo Padre un’analisi nel concreto, inculturale. Oggi, un approccio di rispetto del prisma familiare consente di restituire alla famiglia il suo ruolo preminente nella società, così come Iddio Creatore l’ha pensata (in AL c’è un capitolo sul Genesi), come custode di un’ecologia integrale secondo l’umanesimo biblico. Il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze risponde a quell’esigenza delle Chiese italiane di entrare in contatto con le diverse facce del dado della società non attraverso degli slogan, ma per un dialogo concreto e franco. La Traccia del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015 spiega: “nuovo umanesimo non significa un modello monolitico. Umanesimo è – a ben considerarne la storia – un termine che si declina al plurale, e l’umanesimo nuovo in Cristo è un umanesimo sfaccettato e ricco di sfumature – ‘prismatico’, com’è definito in uno dei contributi pervenuti – dove solo dall’insieme dei volti concreti, di bambini e anziani, di persone serene o sofferenti, di cittadini italiani e d’immigrati venuti da lontano, emerge la bellezza del volto di Gesù. L’accesso all’umano, difatti, si rinviene imparando a inscrivere nel volto di Cristo Gesù tutti i volti, perché egli ne raccoglie in unità i lineamenti come pure le cicatrici. In preparazione al Convegno ecclesiale, poi, Giuseppe Lorizio, nell’introduzione a “Il prisma dell’umano all’incrocio dei saperi” (Lateran university press), scriveva: “carattere prismatico dell’umano a partire dalla necessità di un apporto non solo pluridisciplinare ma profondamente interdisciplinare, nel tentativo di individuare vdelle intersezioni fra i risultati delle ricerche teologiche, scientifiche, filosofiche. Il credente che si interroga sull’umano non può ignorare che ha alle spalle una lunga tradizione, che affonda le sue radici nella Scrittura e proprio mentre tenta d attingere a queste fonti si accorge che in esse non trova una visione sistematica, definita, monolitica definitoria dell’uomo nella forma di un’antropologia compiuta, bensì un dinamismo tendente al tempo stesso a mostrare al tempo stesso la profonda unità, ma anche la pluridimensionalità dell’umano. Ecco il prisma!”