La santità al tempo del Covid

Celebriamo la festa di Tutti i Santi leggendo questo tempo come una occasione per progredire nel cammino di fede. 

Dio attende che ci convinciamo di essere chiamati alla santità. Quello che è il frutto più bello del concilio Vaticano II ancora deve essere pienamente attuato, ed è normale che sia così. In fondo, sono passati solo 60 anni dalla rivoluzione pastorale che la Chiesa ha avuto il coraggio di intraprendere e una nuova mentalità ha bisogno di tempo, di generazioni, di assimilazione.

La notizia, però è questa: che tutti siamo chiamati a diventare santi. Ricordarlo, in prossimità della solennità dell’1 novembre, è utile anzitutto a noi stessi, a quanti tentiamo di barcamenarci quotidianamente nella lotta col peccato. Figure come quelle di Gianna Beretta Molla, di Giovanni Paolo II, di Carlo Acutis, sono il chiaro esempio che la santità è una realtà vicina, tangibile, vivibile. Ugualmente, ci dicono che il vangelo è esso stesso inclusione di ciascuno di noi alla vita di Dio. Per questo risuona come quanto mai opportuna la Parola che la Chiesa sceglie per Ognissanti, quella delle beatitudini. 

In tempi di Covid, diventare santi è esercitare la mitezza del cuore, la pazienza dello spirito, per affidarsi alle mani misericordiose di Dio, che, nonostante paure, difficoltà, trepidazioni, continua a nutrirci e a stimarci più di un passero. Diventare santi mentre imperversa il virus è vivere la giustizia della responsabilità, verso Dio e il fratello, chiunque sia.

E’ anzitutto abbassare i decibel della polemica, del dito puntato, del giudizio frettoloso, per una lettura equilibrata della realtà. I cristiani sanno vivere la dimensione della storica riconoscendo in essa la trama della grazia di Dio, che tesse fili spesso invisibili, a volte incomprensibili, ma certamente benevoli. 

Con i santi, anche quest’anno celebriamo la festa della luce, di uno stare alla presenza di Dio che inizia da qui e, speriamo, avrà la sua pienezza lassù.

Tra quei santi con i quali ci sentiamo in comunione, ci sono anche quelli che in questi mesi difficili hanno lasciato questa terra nella certezza di una terra ancora più grande da ereditare. Il frutto più maturo del cammino della Chiesa ce li rende prossimi, vicini, santi tra i santi, con i quali e per i quali pregare il Signore.