La Chiesa cilena: stop agli abusi sessuali con la prevenzione

Quattro i criteri fondamentali enunciati all'inizio delle linee guida: la primaria tutela del minore; l'integrità nel ministero sacerdotale; l'impegno per la trasparenza e la responsabilità verso l'intera società; la collaborazione con le autorità preposte. Altri aspetti: massima attenzione nei processi canonici, la cura e l'attenzione per la vittima.

“Tolleranza zero” verso gli abusi sui minori da parte di sacerdoti o persone legate all’attività pastorale della Chiesa. Priorità assoluta alla tutela del minore e all’accompagnamento di chi è vittima di abusi. Trasparenza e collaborazione con le autorità giudiziarie. Soprattutto, un articolato progetto di prevenzione. S’intitola “Cura e speranza. Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti dei minori” il testo presentato lo scorso 27 maggio dalla Conferenza episcopale cilena. Un documento forte, in linea con i recenti pronunciamenti vaticani, da parte di una Chiesa che in anni anche recenti ha conosciuto dolorosi scandali, che all’inizio del decennio hanno coinvolto anche il vescovo di Iquique, Marco Antonio Ordenes Fernandez, e diversi sacerdoti. Il segretario generale della Conferenza episcopale cilena, monsignor Cristian Contreras Villarroel, vescovo di Melipilla, ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione che fin dal 2002, all’emergere dei primi scandali, la Chiesa cilena si è data come impegno prioritario di affrontare l’abuso sui minori, sia dentro la Chiesa sia nella società cilena. Strategie di prevenzione. Il documento è stato approvato il mese scorso, nel corso dell’assemblea plenaria dei vescovi cileni ed è stato firmato il giorno di Pentecoste. Nella presentazione il cardinale Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago e presidente della Conferenza episcopale cilena, sottolinea che “la promulgazione a livello nazionale di queste linee guida è un passo ulteriore nel già consolidato cammino per rafforzare in tutta la Chiesa cilena piani di prevenzione verso tutti i tipi di abuso”, puntando a favorire “ambienti sani e sicuri che favoriscano la cura e lo sviluppo per tutti coloro che partecipano alle attività ecclesiali”. In effetti, la parte riguardante la prevenzione – con l’indicazione concreta di mezzi e obiettivi – spicca nell’economia del documento, a partire dalla formazione dei “formatori”. In tale categoria vengono inclusi, oltre alle autorità ecclesiastiche, sacerdoti, religiosi, seminaristi, catechisti, operatori pastorali e volontari. Nel testo si parla di formazione primaria, secondaria e terziaria intendendo con queste espressioni “l’evitare gli abusi, la pronta scoperta di eventuali casi e l’immediato appoggio al minore, la riparazione delle ferite”. Si sottolinea poi che la prevenzione deve riguardare tutte le comunità cristiane. In ogni caso, ogni persona che collabora in ambito pastorale all’azione della Chiesa dovrà impegnarsi ad aderire alle regole di prevenzione stabilite nel documento. Secondo Ana Maria Celis, docente in diritto canonico, “finora i documenti avevano un carattere eminentemente giuridico, in questo caso cerchiamo di dare indicazioni anche su altri ambiti, come la formazione delle persone e l’accompagnamento delle vittime”. Le responsabilità della Chiesa. Come accennato, sono quattro i criteri fondamentali enunciati all’inizio delle linee guida: la primaria tutela del minore; l’integrità nel ministero sacerdotale; l’impegno per la trasparenza e la responsabilità verso l’intera società; la collaborazione con le autorità preposte. Altri aspetti affrontati sono la massima attenzione nei processi canonici, la cura e l’attenzione per la vittima, con l’indicazione di concreti percorsi di sostegno sia spirituale sia psicologico. Monsignor Alejandro Goic, vescovo di Rancagua e presidente del Consiglio nazionale per la prevenzione dell’abuso e l’accompagnamento delle vittime, ha affermato che “le linee guida sono il frutto di un processo avviato dalla Chiesa in uno dei momenti più dolorosi della sua storia”. Gli abusi avvenuti su minori da parte di sacerdoti “segnano un prima e un dopo nella vita ecclesiale cilena”. Secondo mons. Goic, “la Chiesa è chiamata ad avere un ruolo rilevante nel processo di accompagnamento delle vittime e riparazione. Oggi i nostri fratelli e sorelle esigono da noi pastori più solide garanzie che non c’è posto nel sacerdozio per alcun tipo di abuso su bambini, bambine e giovani”.