Custodire: una parola chiave per il pontificato di Francesco

Domani viene pubblicata l'Enciclica sociale "Laudato sì". Un documento rivolto a tutti, come ha detto il Papa domenica scorsa all'Angelus. Grande attesa che uno scritto che si pone nel solco della tradizione della Chiesa ed è elemento d continuità con l'intero magistero di Francesco.

“Come è stato annunciato, giovedì prossimo sarà pubblicata una Lettera Enciclica sulla cura del creato. Invito ad accompagnare questo avvenimento con una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori”. A ricordare l’odierna pubblicazione magisteriale è stato lo stesso papa Francesco nel corso dell’Angelus Domini di domenica scorsa. Oggi è il giorno de “Laudato sì”, la seconda enciclica del pontefice argentino. La prima fu “Lumen Fidei” – ma, come molti ricorderanno – quel documento venne recepito da Bergoglio dopo essere stato iniziato da papa Benedetto XVI. E’ cresciuto, nel tempo, l’interesse verso l’enciclica sulla custodia del creato, un tema caro a papa Francesco, più volte richiamato, ma che negli scorsi decenni aveva attirato le attenzioni anche degli altri Papi. Domenica scorsa, nella gremita piazza romana, il Papa aveva chiesto di pregare “perché tutti possano ricevere” il messaggio dell’enciclica “e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ci ha affidato”. A tutti, infatti, è rivolta la lettera del pontefice, perché possa essere ripresa, approfondita, e concretamente realizzata non solo su grande scala, ma anche nei diversi territori, dove insistono problematiche di carattere ambientale ed ecologico.  Francesco chiede ancora un’assunzione di responsabilità verso la casa comune dell’uomo, laddove ciascuno è cooperatore di Dio nella custodia e nel governo del creato.

Padre Francesco Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica, nell’editoriale della scorsa settimana ha sottolineato come nel magistero di Papa Francesco, “appare chiara sin dall’inizio una visione globale, olistica, in continuità con i suoi predecessori. Essere umano, natura e ambiente, creazione e società sono tra loro collegati”. Lo stesso Francesco, nell’omelia pronunciata durante la Messa in cui è iniziato il suo ministero petrino (19 marzo 2013) disse che “custodire l’intera creazione” è “un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere”. Nela stessa occasione, Bergoglio, a lungo parlando della custodia del creato, disse: “vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo ‘custodi’ della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!”. L’Enciclica che verrà pubblicata oggi (editrice Lev), non sarà perciò tanto dogmatica, quanto pastorale e sociale, soprattutto attuale, date le emergenze ambientali globali. Leggendo gli interventi del Papa, argomenta la rivista dei gesuiti, si nota che il Papa “ha una visione antropologica, ma non antropocentrica nel senso riduttivo del termine”. Una sua “Parola chiave” è, infatti, “armonia”, più ampia di “riconciliazione” e capace di “estendersi a tutte le creature”, perché è un dono di Dio che “riguarda tutto il creato nel suo insieme e nelle relazioni tra esseri viventi”. “Questa visione ampia, attenta alle relazioni e non solo all’uomo, intesa come centro – scrive Spadaro – si interroga su quale impatto il progresso economico, le nuove tecnologie e il sistema finanziario abbiano sugli esseri umani e sull’ambiente”. L’attenzione alla custodia del creato diventa la risposta alla globalizzazione dell’indifferenza di cui continuamente parla papa Francesco. L’ecologia, per questi, scrive La Civiltà Cattolica, “non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia”, e la “vocazione del custodire” non riguarda solo i cristiani, ma “riguarda tutti”, sulla scorta del dettato della Genesi e del Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi.  Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa che ha assunto il nome del poverello, sfida grandi e piccoli della terra per una rinnovata attenzione alla custodia del creato che Dio ha messo nelle mani dell’uomo.

“Laudato sì” ha però un rilievo anche ecumenico, atteso che il tema ambientale e sociale è stato affrontato da Francesco anche il 20 marzo 2013 nell’incontro con i rappresentanti delle Chiese e delle altre confessioni religiose, quando Francesco disse: “la Chiesa cattolica è consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire”. In quell’occasione Francesco ritenne la custodia con cura del creato come “impegno comune”, chiamando così a raccolta i diversi leader religiosi, per una sfida veramente rivolta a tutti. Ecco perché “Laudato sì” può essere l’espressione dell’ennesima sfida ecumenica che papa Francesco rivolge a tutti gli uomini di buona volontà.

Le stesse assisi politiche, a più alti livelli, stanno rendendo ragione della universale necessità di occuparsi di questioni climatiche ed ecologiche e di farlo con la maggiore urgenza.

Papa Francesco, dal suo canto, già in Evangelii Gaudium aveva richiamato la priorità di una maggiore relazionalità con l’ambiente, nell’ottica di una sfida di natura prettamente pastorale per la Chiesa di oggi. Accanto alla globalizzazione dell’indifferenza, alla cultura dello scarto, alla non inclusione sociale di determinate categorie, si pone la questione ecologica. “Si rende necessaria un’evangelizzazione che illumini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con l’ambiente, e che susciti i valori fondamentali” – scriveva Bergoglio nell’esortazione apostolica. L’ambiente come “casa comune” per sentirci ed essere fratelli richiama nel pensiero di Francesco ad un impegno ancora più grande, di solidarietà, di superamento delle disuguaglianze economiche e sociali, per il perseguimento del bene maggiore: la pace. Lo affermava anche papa Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata della pace 2007: “L’esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l’ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa. Sempre più chiaramente emerge un nesso inscindibile tra la pace con il creato e la pace tra gli uomini. L’una e l’altra presuppongono la ce con Dio. La poesia – preghiera di San Francesco, nota anche come Cantico di Frate Sole, costituisce un mirabile esempio sempre attuale”.