Chiesa
57ma Giornata Mondiale della Pace: Intelligenza artificiale e Pace
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Oggi nel mondo si prega per la Pace, nelle chiese si ascoltano preghiere di Pace. Questa giornata che si celebra da più di mezzo secolo ha un suo messaggio firmato dal papa che ogni anno individua una tematica per aiutare a riflettere credenti e non credenti per individuare insieme vie nuove di Pace. Il progresso della scienza e della tecnologia è via verso la pace sostiene il santo padre Padre Francesco. Quest’anno il tema è “intelligenza artificiale e pace”.
“I progressi dell’informatica e lo sviluppo delle tecnologie digitali negli ultimi decenni hanno già iniziato a produrre profonde trasformazioni nella società globale e nelle sue dinamiche. I nuovi strumenti digitali stanno cambiando il volto delle comunicazioni, della pubblica amministrazione, dell’istruzione, dei consumi, delle interazioni personali e di innumerevoli altri aspetti della vita quotidiana”. Questo esame della situazione globale e dell’ambiente, nel quale l’uomo contemporaneo vive, è aiutato proprio dallo sviluppo della tecnologia che fa uso (anche se non ce ne accorgiamo) di algoritmi e calcoli, programmi e sistemi. Questi strumenti reali o virtuali sgorgano dall’uso sapiente dell’intelligenza umana che può e deve trovare strade che portano al dialogo, alla concordia, all’incontro tra i popoli.
L’intelligenza artificiale è definita dal papa “una galassia di realtà diverse e non possiamo presumere a priori che il suo sviluppo apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli. Tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come «l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità”.
Una galassia che va governata da regole etiche comuni, condivise, in certi casi ferree, che siano orientate al bene dell’uomo che da utente si trasforma in “abitante” di questi nuovi mondi. Così il fruitore sarà al riparo dall’invadenza dei media, dalla violazione degli orizzonti della privacy e dalle influenze sulle coscienze deboli o che possono essere annebbiate o erronee dove bene e male si intrecciano in un grigiore sfavorevole per chi è più debole, piccolo o meno protetto da personaggi oscuri e senza scrupoli che non conosci, non vedi e che stanno dietro l’elaboratore di contenuti. se poi si lascia la massima libertà alle macchine intelligenti la “libertà” non si espande ma si limita.
“Il nostro mondo è troppo vasto, vario e complesso per essere completamente conosciuto e classificato. La mente umana non potrà mai esaurirne la ricchezza, nemmeno con l’aiuto degli algoritmi più avanzati. Questi, infatti, non offrono previsioni garantite del futuro, ma solo approssimazioni statistiche. Non tutto può essere pronosticato, non tutto può essere calcolato; alla fine «la realtà è superiore all’idea»
Il futuro non potrà essere solo affidato ad algoritmi e calcoli di probabilità ma dovrà essere accompagnato ancor di più da testa e cuore. Le forme di intelligenza artificiale possono “influenzare le decisioni degli individui attraverso opzioni predeterminate associate a stimoli e dissuasioni, oppure mediante sistemi di regolazione delle scelte personali basati sull’organizzazione delle informazioni”. Stanno proprio in questo le sfide educative per la società, per le organizzazioni nazionali e sovranazionali, er lo stesso diritto.
Basta pensare a quanto sta accadendo in questi giorni nel settore degli armamenti e all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel campo della guerra: “in questi giorni, guardando il mondo che ci circonda, non si può sfuggire alle gravi questioni etiche legate al settore degli armamenti. La possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra. La ricerca sulle tecnologie emergenti nel settore dei cosiddetti “sistemi d’arma autonomi letali”, incluso l’utilizzo bellico dell’intelligenza artificiale, è un grave motivo di preoccupazione etica. I sistemi d’arma autonomi non potranno mai essere soggetti moralmente responsabili: l’esclusiva capacità umana di giudizio morale e di decisione etica è più di un complesso insieme di algoritmi, e tale capacità non può essere ridotta alla programmazione di una macchina che, per quanto “intelligente”, rimane pur sempre una macchina. Per questo motivo, è imperativo garantire una supervisione umana adeguata, significativa e coerente dei sistemi d’arma”.