Come si acquista la cittadinanza in Italia?
A breve il disegno di legge sulla riforma della cittadinanza approderà in Parlamento. Si attendono ampi dibattiti su una questione la cui attualità sorge anche dalla presenza di tanti immigrati nel nostro Paese. Intanto vediamo come la normativa attuale disciplina la cittadinanza. Quando si è cittadini italiani? Come si acquista la cittadinanza?
Una delle questioni più dibattute connesse con il recente fenomeno dell’immigrazione di massa, è sicuramente quella della cittadinanza. Tale istituto presenta innumerevoli risvolti, sia nell’ambito del diritto quanto in quello storico- sociologico. Innanzitutto la definizione stessa di cittadino, consente di superare la logica del mero individualismo che relega la persona umana nella sua sfera intima e personale, permettendo così l’instaurarsi di reciproche relazione che aiutano la stessa a crescere. Infatti, cittadino è colui il quale è consapevole di vivere all’interno di una comunità che gli consente di essere titolare di diritti e doveri. In tale ottica appare fondamentale la condivisione del principio di solidarietà, da intendere in maniera ampia e complessiva, sia in senso orizzontale, ovvero nei confronti di altri cittadini, sia in senso verticale, ovvero nei confronti dello Stato. Cittadino è colui il quale non soltanto vive relazioni personali e sociali, ma colui che in base al chiaro dettato normativo contenuto nell’art. 2 della Costituzione, adempie il proprio dovere di solidarietà verso lo Stato, ad esempio prestando il servizio militare o civile, pagando i tributi, rendendosi disponibile nella difesa della Patria.
Storicamente e secondo il diritto romano, lo status civitatis, distingueva il cittadino dal non cittadino, ponendo così una netta separazione tra l’uomo libero e lo schiavo, fonte di diseguaglianza e di discriminazione.
Nel nostro ordinamento la cittadinanza è disciplinata dalla L. 5 febbraio 1992, n. 91, che individua le diverse modalità di acquisto della stessa. In particolare, la cittadinanza può essere concessa in base all’ ius sanguinis, secondo uno stretto legame consanguineo, a chi nasce all’estero da genitori italiani, o a quanti sono minori stranieri e adottati da un italiano. Altro criterio, oggetto di innumerevoli disegni di legge di iniziativa parlamentare, è lo ius soli,che attribuisce la cittadinanza in base ad uno stretto legame con il territorio a quanti, figli di genitori ignoti o figlio di apolidi rifugiati, nasce in Italia. Altresì, è possibile acquistare la cittadinanza italiana per beneficio di legge, per matrimonio o per esplicita domanda dopo aver acquisito particolari meriti verso lo Stato italiano. E’ pregevole di riferimento, una recentissima sentenza della Corte Costituzionale la quale, tramite una decisione innovativa, ha dichiarato parzialmente illegittima la normativa relativa al servizio civile nella parte in cui non consente ad uno straniero di poter presentare domanda e partecipare. Tale pronuncia, emessa in un momento storico caratterizzato da ingenti flussi migratori, introduce nel nostro ordinamento un concetto inclusivo di cittadinanza. Secondo i giudici della Consulta, infatti, la partecipazione al servizio civile volontario, è allo stesso tempo espressione di un più ampio dovere di solidarietà nazionale, ma anche espressione della libertà personale. Tale è sentenza è sintomatica di come nel nostro ordinamento si stia diffondendo pian piano una concezione meno formale di cittadinanza, e maggiormente improntata sui legami di vita vissuta che esistono all’interno di una comunità. Forse anche questo un piccolo passo per governare il fenomeno dell’immigrazione, che ormai sembra essere pacifico, può rappresentare un’opportunità e non soltanto un problema.
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