Istat: segnali negativi dalla produzione industriale
A luglio l’Istat rileva un calo di quasi un punto (-0,9) rispetto a giugno, un dato peggiore delle previsioni. Su base tendenziale, vale a dire in confronto al luglio di un anno fa, il calo è del 3,3%. Nei giorni scorsi anche la Francia e soprattutto la Germania hanno mostrato numeri pesanti con il segno meno, ma questo non è motivo di consolazione, semmai di ulteriore preoccupazione, visti gli stretti legami tra le economie europee e in particolare tra la nostra e quella tedesca.
Segnali negativi dalla produzione industriale. A luglio l’Istat rileva un calo di quasi un punto (-0,9) rispetto a giugno, un dato peggiore delle previsioni. Su base tendenziale, vale a dire in confronto al luglio di un anno fa, il calo è del 3,3%. Nei giorni scorsi anche la Francia e soprattutto la Germania hanno mostrato numeri pesanti con il segno meno, ma questo non è motivo di consolazione, semmai di ulteriore preoccupazione, visti gli stretti legami tra le economie europee e in particolare tra la nostra e quella tedesca. Non per niente nella nota bimestrale (luglio-agosto) sull’andamento dell’economia italiana, l’Istituto di statistica sottolinea che “le esportazioni di beni in valore si confermano poco vivaci” e che “continuano a ridursi le vendite dirette verso i mercati Ue”.
Tornando alla produzione industriale, il brusco calo arriva dopo due mesi di lievi aumenti, così che il dato del trimestre si attesta sul -0,4%. Vanno male tutti i comparti ad eccezione di quello energetico. La classifica negativa è guidata al settore abbigliamento-pelli-accessori (-18,3%) e dalla fabbricazione di mezzi di trasporto (-11,4%), vale a dire due settori cruciali per la nostra economia. Quali saranno le ripercussioni sull’andamento complessivo lo vedremo presto. Per il momento la nota dell’Istat segnala che nel secondo trimestre dell’anno “il Prodotto interno lordo italiano ha segnato un lieve aumento su base congiunturale, registrando il quarto tasso di crescita consecutivo”. Inoltre “prosegue a luglio il trend crescente dell’occupazione; il numero di occupati, per la prima volta dalla rilevazione della serie, supera i 24 milioni di unità”. Tuttavia “le prospettive per i prossimi mesi si confermano incerte”. Del resto, a fronte di un buon andamento del Pil, c’è un incremento della spesa pubblica che viaggia su ritmi superiori e crea problemi rispetto agli equilibri di bilancio. Così pure il dato dell’occupazione dev’essere confrontato con il forte aumento della cassa integrazione, che induce a una lettura prudente.
È questo il quadro in cui il governo sta mettendo mano alla manovra economica. Il primo passaggio sarà il varo del “piano strutturale di bilancio”, richiesto dalle nuove regole concordate a livello europeo, che dovrebbe essere portato in Consiglio dei ministri all’inizio della prossima settimana. “Una politica di bilancio seria ed equilibrata”, è quanto si assicura in una nota diffusa al termine del vertice a cui hanno partecipato tutti i leader dei partiti di maggioranza, a cominciare dalla premier Meloni, con il ministro dell’Economia Giorgetti. Non sarà facile trovare la quadra perché, come ha detto lo stesso Giorgetti, “non ci sono soldi per fare tutto” e come sempre la pressione dei partiti per le rispettive misure di bandiera sarà intensa. Sul versante delle opposizioni si lavora all’ipotesi di una manovra alternativa centrata soprattutto sulla sanità. Anche in questo caso bisognerà verificare se il proposito di una proposta unitaria reggerà alla prova dei fatti.
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