L'abbraccio delle Chiese al popolo rom
Documento congiunto Ccee (Conferenze episcopali cattoliche) e Kek (protestanti, ortodossi e anglicani) per la Giornata internazionale dei "figli del vento". "Chiediamo alle nostre comunità di diventare sempre più aperte nei confronti dei rom, che sono spesso esclusi e vivono in povertà ai margini della società".
"Chiediamo alle nostre comunità di diventare sempre più aperte nei confronti dei rom, che sono spesso esclusi e vivono in povertà ai margini della società". Le Chiese cristiane presenti in Europa hanno lanciato un nuovo e inequivocabile appello per la dignità dei "figli del vento" in occasione della Giornata internazionale dei rom e sinti celebrata l'8 aprile. Il Ccee (per le Conferenze episcopali cattoliche) e la Kek (per le chiese protestanti, ortodosse e anglicana), hanno firmato un documento congiunto, che sottolinea: "Ogni essere umano è creato a immagine di Dio, qualunque sia la sua lingua e la sua cultura. Questa convinzione è condivisa dai cristiani e dalle loro Chiese. Gesù Cristo ci ha chiamati ad annunciare la Buona novella a tutti, ma soprattutto ai poveri e agli emarginati".
Cultura, valori, problemi… "Nonostante le difficoltà vissute lungo tutta la loro storia, le minoranze rom hanno mantenuto una ricca cultura che include valori come la vita familiare, l'amore per i bambini, la fede in Dio, il rispetto verso i defunti, il piacere della musica e della danza. Consideriamo questa cultura come un dono del Creatore, che merita rispetto e sostegno". Inutile però nascondere le difficoltà legate all'integrazione dei rom, sia che si tratti di singoli, di famiglie, di gruppi nomadi oppure stanziali. Problemi che si registrano sia nei Paesi aderenti all'Ue - che da anni ha avviato uno specifico programma d'integrazione - sia negli altri Stati del vecchio continente. "La situazione attuale di molte persone rom in tutta Europa è deplorevole. I principali problemi sono l'antigitanismo verbale e d'azione in tutta Europa, l'alto tasso di disoccupazione, la mancanza di formazione professionale e, di conseguenza, l'estrema povertà". Allo stesso tempo "si possono osservare alcune tendenze positive nelle società europee. È cresciuto il numero dei giovani rom che studiano nelle scuole superiori e nelle università. La conoscenza della popolazione rom e la sensibilità nei loro confronti è in crescita".
Il compito della comunità cristiana. I rom sono la principale minoranza europea: si calcola che nei 28 Paesi aderenti all'Unione europea vivano 6 milioni di rom con passaporto Ue, mentre il Consiglio d'Europa calcola una presenza di 12 milioni nei 47 Paesi membri (considerano soprattutto i Balcani e l'est europeo). Ccee e Kek osservano: "Le Chiese cristiane, i sacerdoti, i pastori e i fedeli laici hanno cercato di aiutare i loro fratelli e sorelle rom in tutti i modi, per secoli. La nostra convinzione è che, accanto all'istruzione e all'occupazione, il cuore umano sia un terzo pilastro importante nello sviluppo delle relazioni con il popolo rom. Le nostre Chiese in molti luoghi aiutano le comunità rom a migliorare la loro integrazione sociale - da non confondere con l'assimilazione - pur preservando la cultura rom. Questo aiuto passa per l'insegnamento doposcuola, i servizi medici, gli aiuti alimentari, consulenze legali e altre forme di consulenza… Chiediamo alle nostre comunità di sostenere queste iniziative, per diventare veri fratelli e sorelle di queste persone nel bisogno". Occorre peraltro riconoscere che verso i rom i pregiudizi e il sospetto - talvolta alimentati da comportamenti degli stessi rom - siano diffusissimi, anche tra i cristiani. "Operare per la giustizia significa lavorare per una riconciliazione con questo passato", aggiunge il testo ecclesiale. "Dobbiamo costruire nuove relazioni giuste con il popolo rom e impegnarci nel difficile ma essenziale compito del risanamento e della riconciliazione".
Dichiarazioni dissonanti. Nella giornata dell'8 aprile sia l'Ue che il Consiglio d'Europa hanno levato le voci per indicare la necessità del rispetto dei diritti dei rom, senza trascurare i temi della convivenza con gli altri cittadini europei. Non sono peraltro mancate in alcuni Paesi dichiarazioni di qualche politico dal taglio evidentemente razzista nei confronti dei rom. Dal canto suo Caritas Europa, che si occupa dei problemi di questa parte di popolazione, ha sottolineato che molti Stati membri dell'Ue (Belgio, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia e Regno Unito) "ancora faticano a ottenere risultati efficaci nell'attuazione di misure locali per l'integrazione dei rom nei quattro ambiti chiave dell'istruzione, occupazione, assistenza sanitaria e alloggio". Soprattutto "sono pochi gli Stati membri che hanno stanziato i fondi Ue destinati a questa priorità, mostrando una chiara mancanza d'impegno e volontà politica". Esistono anche "esempi positivi" per le strategie nazionali d'integrazione, come nel caso della Grecia, che ha avviato tre programmi pilota o la Spagna, che ha destinato una parte dei fondi straordinari per combattere la povertà infantile a misure a vantaggio dei bambini rom o la Lettonia che ha in cantiere attività e corsi di integrazione per bambini e genitori rom.
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