Natale già a settembre e Halloween nei supermercati, come cambiano i nostri approcci alle feste
Intervista esclusiva a Christian Liistro, social media manager, su uno degli aspetti più rilevanti dell'odierna società: le feste fuori tempo e le nuove ricorrenze.
Con largo anticipo, più veloci dei nostri pensieri, scorrono senza sosta immagini, foto, pubblicità e link che rimandano già alle festività natalizie: non facciamo in tempo a togliere gli infradito, che siamo pronti ad addobbare casa per l’evento che, dai più, viene vissuto nel modo più commerciale possibile, cioè il Natale. Ne abbiamo parlato con Christian Liistro, social media manager, esperto in marketing e comunicazione, che oggi è rientrato in Italia, scommettendo tutto nel settore vitivinicolo etneo, come imprenditore e direttore commerciale di “Tenuta delle Terre Nere”.
Pubblicità di Natale con tre mesi di anticipo su ogni media: è per battere la concorrenza o forse, non sappiamo più aspettare il momento della festa?
Il tema dell’advertising è basato sulla ciclicità delle festività, come da calendario: per cui dopo Halloween, segue il Natale e la Befana; subito dopo c’è San Valentino seguito del carnevale, dalla Pasqua, festa del papà e della mamma e così via dicendo. Insomma ogni festività, religiosa o meno che sia, si offre come occasione d’acquisto. Si tratta di un consumismo ad obsolescenza programmata alle scadenze in calendario, che ci impone un ritmo serrato di acquisto con il quale, naturalmente, l’industria della pubblicità va a nozze.
Quale il motivo del successo?
Il motivo per cui l’advertising sulle festività del calendario ha tanto successo, in primo luogo, è determinato dal tempo a disposizione che le persone dedicano ai media, il quale è aumentato esponenzialmente; non solo questa è la ragione del boom degli acquisti a scadenza programmata, ma è pure aumentato il livello di penetrazione dei media sociali. Questo significa che, detto in parole povere, sino a qualche anno fa noi guardavamo gli spot televisivi; oggi, invece, teniamo costantemente gli occhi puntati sui media sociali, essendo sollecitati anche inconsciamente ad acquistare un determinato prodotto perché, giorno dopo giorno, è entrato nella nostra testa, quasi senza che ce ne accorgessimo.
E fino a che punto tale sistema può ‘manipolarci’?
Sino al punto da sentire come nostra una ricorrenza che, di fatto, non ci appartiene per niente e che non rispecchia le nostre radici culturali come Halloween oppure, nel caso peggiore, a orientare persino le nostre scelte etiche o in cabina elettorale. Ciò che il consumismo di massa sta causando non è soltanto il desiderio di orientare i nostri acquisti con meticolosa precisione, ma anche di orientare il nostro stile di vita, il nostro modo di pensare o di agire, favorendo le correnti politiche populiste globali. Tutto ciò che entra nei social media diventa occasione di commercio, compreso il voto!
Come possiamo difenderci da questo fenomeno?
La cultura è l’unica di via di salvezza. Ci troviamo immersi in una società di ‘rinuncia all’informazione’: anche se grazie ai mezzi di comunicazione è possibile essere informati in tempo reale, di fatto, la mole di notizie è tale da scoraggiarci nel leggere, ad esempio, un intero articolo, per cui ci limitiamo a leggerne magari il titolo e, nei casi più fortunati, guardando distrattamente il sommario
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