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Sos sanità. Medici e infermieri vittime di episodi di violenza

CIMO Fesmed Calabria, Giorgio Ferrara: servono risorse idonee per l'assunzione, bisogna rendere gli ospedali più sicuri

Sos sanità. Medici e infermieri vittime di episodi di violenza

Personale sanitario in trincea. La cronaca racconta, quasi a cadenza giornaliera, episodi in cui le vittime sono medici e infermieri aggrediti da pazienti o familiari durante l'esercizio della professione. Perché questa ondata di violenza? Il personale medico è sufficientemente formato riguardo il rapporto con pazienti e familiari? Ne abbiamo parlato con il dottor Giorgio Ferrara, presidente di CIMO Fesmed Calabria.
Le aggressioni al personale sanitario sono diventate un'emergenza. Come spiega questa ondata di violenza?
Ci troviamo di fronte a due situazioni: da un lato il paziente che richiede di essere curato, dall'altro lato, invece, il medico che cerca di offrire una cura. Ma come fa un medico ad offrire una cura appropriata se sono stati chiusi quasi 33.000 posti letto? Si stima che negli ospedali italiani mancano 100.000 posti letto di degenza ordinaria e 12.000 di terapia intensiva. Io sono andato in questi giorni un po' a vedere quali erano i posti letto per 100.000 abitanti dati all'Italia. Nel nostro Paese ci sono 314 posti letto per 100.000 abitanti contro una media europea di 550 posti letto. Mi chiedo come possa un giovane medico andare a lavorare in un pronto soccorso, con un carico di lavoro elevatissimo, perché c'è carenza di personale. Siamo in un circolo vizioso da cui non si riesce ad uscire, ecco perché avvengono anche queste forme di aggressione.
Ritiene che il personale medico sia adeguatamente formato riguardo il rapporto con i pazienti e i familiari?
Sì! Il personale è formato ma purtroppo le note carenze di risorse, organizzative, strutturali e di personale , i carichi di lavoro elevati, non consentono il diritto all’aggiornamento continuo (il 73% dei medici lavora più di38 ore settimanali e il 18% ha 100 giorni di ferie arretrate). Dal 2016 al 2020 sono state accertate da parte dell’INAIL 12.000 aggressioni su operatori sanitari,2500 casi di violenza o minaccia ogni anno; nel 2023 sono aumentati a 16.000, di questi il 75% a scapito di donne e si ritiene che il 65% non venga denunciato. Ogni anno vengono avviati 35.000 contenziosi contro i medici (ogni giorno 100 denunce contro i medici),il 98% dei casi si risolve in un nulla di fatto ma il fenomeno provoca conseguenze importanti: premi assicurativi sempre più onerosi ,livello molto alto di timore nei medici che influisce sulle condizioni di lavoro e che porta ad affidarsi alla cosiddetta medicina difensiva il cui costo nel 2018 è stato di ben 12 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe risolvere i contratti dei sanitari per il prossimo decennio. La situazione della sanità italiana è critica: 11.000 medici hanno scelto di lasciare le strutture pubbliche tra il 2019 e il 2022;entro il 2025 andranno in pensione 29.000 medici e 21.000 infermieri ;1000 medici ogni anno vanno a lavorare all’estero dove vengono pagati meglio(la retribuzione dei medici italiani è nettamente inferiore a quella dei colleghi della Spagna,Francia,Germania,Inghilterra,Olanda) Diminuisce anche il numero degli Ospedali italiani ,in 10 anni ne sono stati chiusi 95(9%) , in Calabria 18. Diminuiscono quindi i posti letto, dal 2020 al 2022 ne sono stati tagliati 32.500, si stima che negli ospedali italiani manchino 100.000 posti letto di degenza ordinaria e 12.000 di terapia intensiva. La media dei posti letto italiani è di 314 posti letto x 100.000 abitanti contro la media europea che è di 550. I concorsi pubblici vanno deserti (in Calabria sono stati assunti 270 medici cubani), le scuole di specializzazioni restano senza iscritti (600 posti liberi nella scuola di specializzazione in Medicina di Emergenza Urgenza.) Progressivo definanziamento del SSN: nel 2024 il finanziamento è al 6.4% del PIL ,con una progressiva riduzione nei prossimi anni 6.3% nel 2025 e 2026 e 6.2% nel 2027 (dati del DEF). I pazienti si trovano liste di attesa sempre più lunghe,carenza di Ospedali e di posti letto,carenza di personale sanitario e questo li porta ad essere preoccupati ed impazienti per le mancate risposte da parte del SSN. E’ necessario recuperare il rapporto di fiducia tra medico e paziente, fortemente minato da tagli dell’offerta sanitaria di questi anni,da meno prestazioni,da più lunghi tempi di attesa,da più asprezza dei pazienti nei confronti dei medici, non dimenticando di considerare innanzitutto il clima sociale che è alla base dei crescenti fenomeni di intolleranza in ambito sanitario.
Il covid ha lasciato la paura. Molti si recano al Pronto soccorso senza che ci sia la reale necessità. È necessario intervenire investendo in case, ospedali di comunità e assistenza domiciliare...
Il 75% delle prestazioni in Pronto Soccorso sono etichettati come codici verdi, cioè dovrebbero essere risolte rivolgendosi al proprio medico di famiglia o alla medicina territoriale. Occorre investire e potenziare la medicina territoriale con i fondi del PNRR creando strutture che possano dare risposte a quei pazienti che si rivolgono impropriamente ed intasano i pronto soccorso per delle patologie minori; ma è necessario riempire queste strutture con la assunzione di personale medico ed infermieristico.
Cosa serve alla nostra regione per evitare il conflitto tra gli operatori e gli utenti?
Risorse idonee per l’assunzione di personale, rendere gli ospedali più sicuri, rendere appetibili le professioni sanitarie limitando il disagio. Serve anche un cambiamento culturale richiamando la popolazione al rispetto del SSN e del personale che ne permette la realizzazione, facendo anche capire ai cittadini quelle che sono le pene per chi aggredisce un medico nell’esercizio delle sue funzioni. Serve l’obbligo di una efficace gestione del rischio che i sanitari corrono, troppo spesso trascurato da parte delle aziende sanitarie ed ospedaliere nonostante ciò appartenga agli obblighi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Come può tutelarsi il personale sanitario?
Il personale deve essere tutelato dal proprio datore di lavoro(aziende) mediante l’applicazione ed il rispetto dei controlli. E’ necessario trasformare in legge (rendere un obbligo e non una raccomandazione) la Raccomandazione N° 8 del 2007, redatta dal Ministero della Salute, per prevenire gli atti di violenza contro gli operatori sanitari anche attraverso l’inserimento di misure che consentono l’eliminazione o la riduzione del rischio. La questione sicurezza sui luoghi di lavoro deve diventare uno dei parametri che concorrono al raggiungimento degli obiettivi dei Direttori Generali che governano le Aziende; inserire negli obiettivi dei Direttori Generali delle Aziende la valutazione dei Documenti di Valutazione dei Rischi(DVR).
Il Governo si sta muovendo: dal Ddl del senatore Ignazio Zullo alla proposta del ministro Schillaci
Sono certamente dei provvedimenti utili che servono da deterrente,ma interverrebbero a valle del problema quando cioè l’aggressione è già avvenuta. Il Disegno di Legge del Senatore Zullo ritengo abbia dei limiti sia perchè agli autori delle aggressioni l’eventuale trattamento dell’urgenza va sempre garantita,sia perchè, nel triennio di sospensione della gratuità di accesso alle cure programmate e di elezione, gli autori delle aggressioni potrebbero non averne bisogno/necessità. Ben più efficace l’intervento normativo del Ministro Schillaci a tutela dei lavoratori del SSN e la volontà del Governo di procedere alla emanazione di un Decreto legge sull’arresto differito in flagranza ,già vigente in caso di fatti criminosi compiuti durante le manifestazioni sportive dove l’autore è arrestato entro 48 ore dal fatto,se identificato sulla base di una documentazione video fotografica. A questi provvedimenti sarebbe necessario l’attivazione di vedeocamere,la collocazione di eventuali scanner e metal detector, l’inserimento di agenti di vigilanza addetti anche al riconoscimento in supporto al personale della Polizia di Stato,l’installazione di pulsanti collegati direttamente con le Forze dell’Ordine,infine fornire dispositivi indossabili al personale sanitario in modo da poter allertare in tempi rapidissimi la vigilanza in caso di necessità.
Da medico come vive questa spiacevole situazione?
Male. Ho scelto di fare il medico,una delle attività piu’ belle ,più sfidanti,più avvincenti ,la cui missione è quella di assistere i malati ,di salvare vite umane, di prendersi cura dell’altro e mai avrei immaginato che prima di curare avrei dovuto pensare a come difendermi.
Il sindacato di cui è presidente ha pensato ad azioni/eventi formativi?
La Federazione CIMO FESMED, insieme ad altre sigle sindacali (anche quella degli infermieri), dopo aver manifestato il 16 settembre a Foggia in solidarietà dei colleghi aggrediti, ha annunciato per il prossimo 20 novembre una ulteriore manifestazione a Roma per denunciare le condizioni in cui lavorano migliaia di professionisti sanitari. Le richieste al Governo sono precise: Depenalizzare l’atto medico (l’errore medico è sanzionato penalmente solo in Italia,Polonia e Messico); rendere gli Ospedali luoghi sicuri; riformare le cure ospedaliere e quelle territoriali; investire nel SSN non solo con finanziamenti,ma anche con leggi che ne consentano il rilancio; rendere appetibili le professioni sanitarie con un piano di assunzioni che limiti il disagio; adottare seri provvedimenti tesi ad arrestare l’escalation delle aggressioni nelle strutture sanitarie; riconoscere il carattere usurante delle professioni sanitarie. Se le risposte si faranno attendere verra’ proclamato lo stato di agitazione cui seguirà l’astensione dal lavoro nei modi e tempi che si riterrà opportuno.

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