Terremoto, l’abbraccio del card. Bagnasco alle popolazioni: “ricostruire presto per mantenere l’identità delle comunità”
Il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha portato alle popolazioni "così duramente provate" la solidarietà e l'attenzione della Chiesa italiana. L’incontro con gli sfollati “provati, segnati ma ricchi di una grande forza e di un grande amore per la propria terra e comunità”, ha detto il cardinale, lascia il segno di “un enorme desiderio di ricominciare la vita, magari nei nuovi nuclei abitativi, nell’attesa, speriamo breve, di qualcosa di più stabile. Non vogliono perdere l’appartenenza alle proprie comunità, la loro identità, il proprio volto. Le case sono necessarie, assolutamente, ma la comunità con la sua storia e il suo patrimonio di valori sono ancora più necessarie". Intanto la terra ha ripreso a tremare: due nuove forti scosse di terremoto - alle 19.11 e alle 21.18 - si sono avvertite in tutta l'Italia centrale.
Il volto dell’“Uomo dei dolori”, realizzato in cartapesta con articoli di giornale sul terremoto e donato al Papa da un artista siciliano, campeggia nella piccola tenda-cappella di Amatrice. Davanti a questa opera il cardinale Angelo Bagnasco si ferma un attimo in silenzio. Dietro di lui, il parroco don Savino, il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, e poi rappresentanti delle Istituzioni e dei volontari che prestano in questa terra martoriata il loro servizio. Quel volto riassume e rappresenta tutti quelli incontrati oggi nella sua visita alle zone terremotate di Arquata e Pescara del Tronto, Accumuli e Amatrice. A due mesi dal sisma, la presenza del cardinale sta ad attestare la grande solidarietà ed attenzione della Chiesa italiana alle popolazioni “così duramente provate”. Lo ripete con fermezza e dolcezza il cardinale: “ho visto grande dolore ma anche tanta speranza, coraggio e unità. Dolore per le vittime, per chi ha perso tutto, casa e lavoro. Ma anche speranza perché ho visto la forza spirituale di questa gente, la loro fiducia nel domani. Ho visto tanto lavoro in atto da parte delle Istituzioni ai vari livelli, una sinergia ammirevole, che vede coinvolti tutti, anche la Chiesa che, con i suoi sacerdoti e con i suoi vescovi, è sempre presente tra la gente. Queste comunità danno il buon esempio in Italia”.
L’incontro con gli sfollati “provati, segnati ma ricchi di una grande forza e di un grande amore per la propria terra e comunità”, ha detto il cardinale, lascia il segno di “un enorme desiderio di ricominciare la vita, magari nei nuovi nuclei abitativi, nell’attesa, speriamo breve, di qualcosa di più stabile. Non vogliono perdere l’appartenenza alle proprie comunità, la loro identità, il proprio volto. Le case sono necessarie, assolutamente, ma la comunità con la sua storia e il suo patrimonio di valori sono ancora più necessarie. Mantenere l’identità delle comunità – ribadisce il presidente della Cei – è essenziale e non deve andare dispersa. Perché ciò non accada bisogna ricostruire presto”. Una urgenza ricordata in ogni incontro, nel Comitato operativo interforze di Amatrice, nei suoi brevi colloqui con i vari esponenti della Protezione civile, dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, quest’ultimi elogiati con calore dopo averli visti all’opera nella Zona Rossa dove si è recato per vedere – in silenzio – le macerie. Davanti alle quali solo un semplice, ma significativo: “impressionante”.
Ora non bisogna rallentare la marcia della solidarietà e dell’impegno. “La presenza del presidente della Cei – spiega mons. Pompili – rende tangibile questo impegno. Gli occhi e le mani della Chiesa non si sono mai allontanati da questa tragedia”. “Le popolazioni colpite non devono mai sentirsi sole e abbandonate – dice il cardinale – il movimento di solidarietà e di attenzione fattiva è in moto e non cesserà nonostante l’ombra che potrebbe allungarsi su di loro come accade per tante vicende umane. La Chiesa – ribadisce Bagnasco – si impegna come suo compito e missione a tenere vivo questo movimento di amore per alimentare la speranza nel cuore di questa gente”. Soprattutto dei bambini. “Sono rimasto colpito in particolare dal volto dei bambini, rivela il presidente della Cei, “volti che devono riacquistare la pienezza del sorriso. Voi siete il sole oltre le nuvole” li ha definiti il porporato. “La vita è fatta di sole e di nuvole, di luci e di ombre, come la giornata di oggi ma nella certezza che oltre le nubi splende il sole. Ecco i bambini sono un raggio di questo sole”. Così come “i nostri sacerdoti sempre qui in mezzo alla loro gente sin dai primi istanti. Essi sono il volto e l’identità del sacerdote, in particolare italiano, che vive tra la gente, ne condivide gioie e dolori, non si ritira, non abbandona il campo e resta insieme al suo popolo”. Sullo sfondo dell’Istituto Minozzi, luogo simbolo di Amatrice, la Porta Santa della Chiesa chiusa per il sisma. “È crollata una porta materiale fatta di pietre – dice salutando il cardinale – ma resta la porta che è Cristo. Usciamo con lui per andare verso la gente”. Intanto, alle 19.11, una forte scossa di terremoto di magnitudo 5.4 si è avvertita in tutta l’Italia centrale, seguita da un’altra due ore dopo, alle 21.18. L’epicentro è stato localizzato in provincia di Macerata: Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci. La terra ha ripreso a tremare e immediatamente la macchina dei soccorsi si è messa in moto. Tanta paura e gente per strada nelle zone già colpite, dove si sono verificati alcuni crolli, ma il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha annunciato che finora si contano solo due feriti.
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