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Una rete di Comuni per valorizzare il territorio

Intervista ad Antonio Ferrentino, presidente della Città del Bio. L'impegno nella valorizzazione e promozione delle eccellenze dei diversi territori, daquelle gastronomiche a quelle turistiche.

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Una rete di Comuni per valorizzare il territorio

Valorizzazione del territorio, turismo culturale e religioso, rete fra Comuni per un’azione coordinata. È tutto quello che si propone e realizza Città del Bio l’associazione nazionale presieduta da Antonio Ferrentino, consigliere regionale del Piemonte. Lo abbiamo intervistato in occasione di un workshop a Cosenza.

Cos’è Città del Bio?

È un’associazione di enti locali, comuni e regioni, sono diverse centinaia in tutt’Italia, che promuove la cultura del territorio mettendo insieme gli aspetti paesaggistici, quelli legati alla cultura e alla storia e unendo a queste le produzioni di eccellenza per l’agroindustria. Riteniamo che questi tre elementi possano rappresentare, se inseriti in un sistema locale, un prodotto e un progetto di valorizzazione territoriale che non ha eguali in tutta Europa.

Cosa vi ha spinti?

La Città esiste da dieci anni. Assistevano i Comuni esosi nella presentazione di progetti. Ci siamo resi conto che, sia il Comune piccolo, che quello grande, da solo non riesce più a essere propositivo sul mercato, ad esempio turistico, a meno che non si chiami Roma o Firenze o Venezia.

Una sorta di rete?

Abbiamo creato questo prodotto, che si chiama Bio distretto abbiamo concordato con il ministro dell’ambiente Galletti due anni fa con la firma di una convenzione tra la Città del Bio e il ministro, che ci invitava a favore un’azione di promozione territoriale. Abbiamo costruito alcune decine di biodistretti in tutta Italia, dalla Sicilia al Piemonte, e proviamo a tenere fuori dalla porta divisioni politiche, partitiche, mettendo al centro il territorio. Non chiediamo nulla a nessuno, svolgiamo un’azione di promozione del territorio in modo assolutamente gratuito, rendendo protagonisti i sindaci, veri attori locali.

Quali azioni esemplari possiamo raccontare?

Abbiamo creato due distretti in Piemonte e Sicilia mettendo insieme da una parte 32 sindaci, dall’altra parte 42 sindaci, realizzando due cooperative che hanno trasformato i nostri propositi in azioni concrete. In Sicilia, ad esempio, abbiamo creato una piattaforma che promuove i prodotti orticoli vendendoli in tutta Italia e che dà lavoro a 40 persone. Abbiamo firmato il biodistretto per il Parco dei Nebrodi in provincia di Messina, anche lì mettendo insieme quaranta sindaci che hanno trovato l’elemento di coagulo, di unità attraverso il Parco, che diventa sempre di più un elemento di sviluppo e promozione del territorio. Lo sforzo che noi facciamo è di fare in modo che sempre di più le aziende agricole qualifichino il proprio prodotto, dall’altro dobbiamo garantire che il loro prodotto trovi un prezzo dignitoso sul mercato.

Agricoltura e turismo i due settori principali di crescita?

Assolutamente sì. Sempre più il turista si sposta per vedere e degustare. E voi qui di cose da far vedere e di prodotti da degustare ne avete tanti. Mi permetta di parlare dell’Università della Terza Età, che qui vuol dire poco, mentre da noi ogni piccolo Comune ne ha una sezione locale. Si tratta di signori, dai 55 anni in su che, in pensione, che realizzano delle progettualità. Pensiamo, ad esempio, a un progetto che possa interessare le Uniter, che possano compiere azioni per allungare la vostra stagione turistica.

Quale l’impegno a proposito del turismo religioso?

La seconda gamma del nostro lavoro è la cultura e la testimonianza del territorio. Moltissimi territori hanno fondato il rilancio su testimonianze religiose, da Cascia a Loreto. Proviamo a sollecitare gli attori locali.

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