Una stampante 3D da record
A Massa Lombarda, nel Ravennate, una gigantesca impalcatura metallica alta 12 metri.
Cosa vi aspettereste di trovare tra le distese di alberi da frutta di Massa Lombarda, nel Ravennate? Di tutto, forse, tranne che un’imponente impalcatura metallica che, in realtà, è… una gigantesca stampante 3D! Sì, avete capito bene. Anzi, la più grande finora esistente al mondo. Denominata BigDelta 12, è una struttura a torre alta 12 metri per 7 di diametro. A costruirla un team di giovani guidati da un artigiano di 55 anni, Massimo Moretti, titolare della “Wasp” (World’s advanced saving project), un’impresa italiana - a dispetto del nome - che già da tempo si occupa della produzione di stampanti 3D, ma finora di dimensioni decisamente più ridotte.Ma a cosa serve uno strumento simile? A costruire case a basso costo! È vero, forse la denominazione dell’azienda risulta un po’ pretenziosa - “progetto avanzato per salvare il mondo” - ma l’intenzione di fondo sembra positiva. L’obiettivo che la Wasp ha dichiarato di voler raggiungere, infatti, con l’impiego della stampante BigDelta è la produzione di case low-cost, a base di argilla e paglia (almeno nelle prime fasi), da destinare alle popolazioni disagiate del pianeta. “La realizzazione della BigDelta - spiegano i titolari della Wasp - è molto più di un sogno, se consideriamo che le stime internazionali prevedono entro il 2030 una rapida crescita della richiesta di alloggi a prezzi accessibili per oltre quattro miliardi di persone con un reddito annuo sotto i tremila dollari. Le Nazioni Unite stimano che per soddisfare questa domanda nei prossimi quindici anni vi sarà un fabbisogno giornaliero di 100.000 unità abitative”. Da qui, l’intuizione di questo nuovo macchinario che, ance se ancora in fase sperimentale, promette mirabilie tecniche. Per di più, la BigDelta è altamente ecologica anche sotto il profilo energetico, tanto che per alimentarla sono sufficienti pochi pannelli solari posti alla sua base.Il progetto è nato nel 2012 ed è basato sull’utilizzo dell’Open Source. BigDelta 12 lavor a con materiali reperiti sul territorio su cui si costruisce, come ad esempio argilla, porcellana e ceramica. Attualmente è in corso di sperimentazione anche l’utilizzo di paglia e terra, “per vedere se ne esce qualcosa di abitabile”. “È più difficile che con il cemento - commentano i costruttori -, ma funziona”.Per presentare al meglio il progetto e la mega-stampante 3D, la Wasp ha organizzato nei giorni scorsi, nella cittadina romagnola di Massa Lombarda, un raduno con workshop, conferenze, concerti e spettacoli. “Wasp in questi anni ha fatto del concetto di auto-produzione e di conoscenza condivisa il cuore del progetto - spiegano i responsabili - e propone una visione molto più estesa rispetto a quella di una casa a costo zero. Stiamo parlando della ‘maker economy’, un nuovo modello in cui tutto può essere autoprodotto grazie a soluzioni condivise fornite dalla stampa 3D e legate alla necessità primarie: lavoro, salute e abitazione”.Dal punto di vista economico, non c’è nessun investimento esterno dietro questa mega stampante in 3D per le case; i soldi utilizzati per realizzarla sono gli utili della ricerca effettuata, che la Wasp ha deciso di reinvestire. Con i primi timidi segnali di successo.La Big Delta, infatti, pare abbia già trovato una possibile ed utile applicazione: si sta mettendo a punto un progetto in collaborazione con il Ministero della difesa per la realizzazione di case repellenti agli insetti. Una volta messo a punto questo progetto, la gigantesca stampante in 3D potrà essere utilizzata per realizzare le case in aree disastrate, dove la popolazione dovrà fronteggiare le infezioni.“Non possiamo dire che il processo sia ultimato - affermano i dirigenti della Wasp -, ma l’ipotesi che la stampa 3D diventi, di qui a una quindicina d’anni, il fondamento tecnico per la costruzione della maggior parte degli edifici, è verosimile. Studiando un po’ il fenomeno sono emersi molti vantaggi rispetto al metodo trad izionale: la stampa 3D può fare largo uso di materiali riciclabili, ha sprechi infinitamente minori (si usano solo i materiali che servono) e può avvenire direttamente nel cantiere riducendo di molto l’inquinamento e i costi vivi di trasporto”.Insomma, l’ingegno e l’imprenditorialità italiani hanno saputo concepire e realizzare uno strumento innovativo che, con ogni probabilità, riscuoterà grande successo in tutto il mondo. Sarà forse questo il nuovo “made in Italy”?
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