Chiesa
Bubniy (Odessa), in Crimea “il governo non ci permette di lavorare alle nostre attività pastorali”
La Santa Sede e la Segreteria di Stato ci hanno aiutato tanto nel conservare le nostre parrocchie e il Papa ci ha soccorso anche economicamente per poter servire la gente secondo le necessità della Chiesa".
“In Crimea la situazione è molto difficile per la fede religiosa. Il governo russo ci ha chiesto di registrare nuovamente le nostre parrocchie secondo il diritto russo. Se non lo avessimo fatto, avremmo rischiato di perderle”. Lo ha detto al Sir MykhaYlo Bubniy, arcivescovo esarca di Odessa, amministratore apostolico di Crimea, intervenuto al 21º Incontro dei vescovi orientali cattolici in Calabria. “Adesso sul territorio abbiamo cinque parrocchie nelle cinque città principali e due sacerdoti. Speriamo nel futuro di avere un maggior numero di sacerdoti per poter offrire il nostro servizio pastorale”. A proposito dei fedeli, “tanti sono partiti dalla Crimea perché vivono una tensione psicologica e diverse difficoltà economiche. Molti, che lavoravano regolarmente, adesso sono stati costretti a chiudere”. A proposito dell’impegno della Chiesa, il presule ha evidenziato che “in Crimea non esiste Caritas perché non possiamo fare niente altro che celebrare i sacramenti, la liturgia all’interno delle chiese. Il governo non ci permette di lavorare alle nostre attività pastorali”. Tuttavia, prosegue, “la Santa Sede e la Segreteria di Stato ci hanno aiutato tanto nel conservare le nostre parrocchie e il Papa ci ha soccorso anche economicamente per poter servire la gente secondo le necessità della Chiesa”.