Francesco: vincere il timore con il coraggio dell'amore
Il Santo padre ha presieduto in Vaticano la Santa Messa nella Giornata mondiale del povero: "i poveri ci garantiscono una rendita eterna e già ora ci permettono di arricchirci nell’amore. Perché la più grande povertà da combattere è la nostra povertà d’amore". Il ricordo di don Roberto Malgesini: "non faceva teorie, semplicemente vedeva Gesù nel povero".
"È triste quando un cristiano gioca sulla difensiva, attaccandosi solo all’osservanza delle regole e al rispetto dei comandamenti. Quei cristiani “misurati” che mai fanno un passo fuori dalle regole, mai, perché hanno paura del rischio. E questi, permettetemi l’immagine, questi che si prendono cura così di sé stessi da non rischiare mai, questi incominciano nella vita un processo di mummificazione dell’anima, e finiscono mummie. Questo non basta, non basta osservare le regole; la fedeltà a Gesù non è solo non commettere errori, è negativo, questo". Le parole di papa Francesco risuonano nella basilica vaticana, nella Giornata mondiale dei poveri. Il Santo padre ha presieduto l'Eucarestia nella giornata che egli stesso ha voluto istituire come una carezza alle povertà. "Il Signore ci invita invece a metterci in gioco generosamente, a vincere il timore con il coraggio dell’amore, a superare la passività che diventa complicità - l'esortazione del pontefice. Oggi, in questi tempi di incertezza, in questi tempi di fragilità, non sprechiamo la vita pensando solo a noi stessi, con quell’atteggiamento dell’indifferenza".
Sguardo alle Scritture, Francesco richiama i cristiani a un impegno. "Non dimenticate: i poveri sono al centro del Vangelo; il Vangelo non si capisce senza i poveri. I poveri sono nella stessa personalità di Gesù, che essendo ricco annientò sé stesso, si è fatto povero, si è fatto peccato, la povertà più brutta". Come se avesse davanti il messaggio delle beatitudini, il Santo Padre ricorda che "i poveri ci garantiscono una rendita eterna e già ora ci permettono di arricchirci nell’amore. Perché la più grande povertà da combattere è la nostra povertà d’amore".
Commentando la parabola dei talenti, papa Francesco ha ricordato che "alla fine della vita sarà svelata la realtà: tramonterà la finzione del mondo, secondo cui il successo, il potere e il denaro danno senso all’esistenza, mentre l’amore, quello che abbiamo donato, emergerà come la vera ricchezza".
Un ultimo messaggio in ricordo di don Roberto Malgesini, il prete ucciso da uno dei "suoi poveri" nei mesi scorsi. "Questo prete non faceva teorie - ha detto il Santo Padre; semplicemente, vedeva Gesù nel povero e il senso della vita nel servire. Asciugava lacrime con mitezza, in nome di Dio che consola. L’inizio della sua giornata era la preghiera, per accogliere il dono di Dio; il centro della giornata la carità, per far fruttare l’amore ricevuto; il finale, una limpida testimonianza del Vangelo. Quest’uomo aveva compreso che doveva tendere la sua mano ai tanti poveri che quotidianamente incontrava, perché in ognuno di loro vedeva Gesù".Un esempio per tutti: "chiediamo la grazia di non essere cristiani a parole, ma nei fatti. Per portare frutto, come desidera Gesù".
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